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Realtà e illusione, verità e fantasia. L’eterno dilemma umano che ha da sempre nel teatro il luogo prediletto per trovarvi rappresentazione, è il cuore de “La beatitudine” di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo (che ne è anche il drammaturgo), in scena al Teatro Franco Parenti di Milano (via Pier Lombardo 14) fino al 18 dicembre 2016. La realtà, quella vera e vissuta, è la base su cui si costruisce il testo. Gli attori sono già presenti in scena fin dall’inizio e si presentano con nomi, età e segni zodiacali reali. Poi due storie parallele di ordinaria fatica del vivere, il figlio nato morto che sconquassa una coppia e una malattia che ha reso paraplegico un uomo tanti anni fa, accudito da una madre tanto scanzonata

quanto oppressiva. Amore e soffocamento, dolore e rivendicazione si mescolano di continuo, il grigiore quotidiano diventa fatica insopportabile. La coppia finge di avere un figlio, ma è un burattino di plastica, mentre il figlio in carrozzina vorrebbe amare e vivere libero ma la malattia e la madre glielo rendono impossibile. La vita lascia incrociare le loro esistenze, pare aprirsi uno spiraglio di immaginazione, uno slancio verso i propri desideri, le fantasie. Ma la società, le convenzioni, le barriere che lasciamo noi stessi erigere nella nostra quotidianità creeranno lo sfacelo finale, con una sorta di catarsi obbligatoria nella distruzione reciproca. Sullo sfondo, il pastore-mago Cosma Damiano che rievoca un mondo lontano, di illusioni magiche e fantastiche immaginazioni.
La compagnia Fibre Parallele mette tanta carne al fuoco, c’è Pirandello e il Teatro Greco, c’è il dilemma eternamente insoluto del rapporto tra fantasia e realtà, c’è la catastrofe finale e c’è il motto di spirito da caratterista dialettale. Un pot pourri degno di nota, certamente, anche grazie alle abili interpretazioni. La chiusa, sulle labbra del mago-pastore, che smaschera l’illusione della fantasia, pare voler richiamare un razionalistico realismo, intriso di pragmatismo, che a teatro proprio non si trova a casa sua. Siamo così sicuri che sia l’illusione a non esistere? Forse la realtà, quella dura e pura così tanto evocata, è la più grande di tutte le proiezioni illusorie: «Cos'è la vita? Delirio. Cos'è la vita? Illusione, appena chimera ed ombra, e il massimo bene è un nulla, ché tutta la vita è sogno, e i sogni, sogni sono». (Pedro Calderòn de la Barca)

Foto Rosaria Pastoressa