Un ritorno quello di Wim Vandekeybus al Teatro della Tosse di Genova, e questo di un spettacolo che, per i tempi che corriamo e che nulla sembrano lasciare al futuro, sembrerebbe datato (è del 1999) ma dimostra una vitalità inesausta che le nuova messa in scena pienamente rivela. È una coreografia, e questo è abbastanza inusuale, interamente al maschile, in cui però, e forse proprio per essere così declinata, il femminile appare, per assenza ed in tralice, ancora più presente e forte, inevitabile e ineludibile per qualsiasi identità che voglia dirsi maschile. La coreografia recupera così una mitologia, così la chiamerei, del gesto maschile che centra l’affermazione di sé quasi in una danza di
corteggiamento sperimentata, o provata nei camerini della vita prima che del teatro, in assenza del suo oggetto.
Ne nasce una danza del dubbio perché la mancanza del suo oggetto rende incerto il senso di questo pavoneggiarsi tra maschi, con ripetuti richiami a simbologie e movimenti fisici o addirittura animali (il cavallo ad esempio), incerto per chi guarda e incerto per chi si pavoneggia, sempre sull’orlo di una violenza pronta ad esplodere senza preavviso.
Tutto questo è la danza di Vandekeybus, giocata ancora una volta sulla piena padronanza e sul progressivo slittamento del gesto classico, sull’ansia del volo (molto bella la scena finale) e sulla inevitabile caduta, su ciò in sostanza che è o sembra improponibile oggi in un mondo solitario e devastato nei suoi valori.
Lo spettacolo gioca poi su una accentuata multimedialità che sembra voler riepilogare le sensazioni del movimento coreutico ma che, soprattutto nella parte drammaturgica recitata, appare tendere alla sovrabbondanza, nulla aggiungendo, anzi, qualcosa togliendo, al fascino estetico del corpo che parla da sé e di sé.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda i video proiettati in scena che al di là della suggestione mancano del migliore amalgama con la coreografia, forse perché sono o appaiono meno esteticamente significanti ed efficaci di quella.
Direzione, coreografia e scenografia appunto di Wim Vandekeybus, in scena dieci ballerini della compagnia, tutti di grande qualità. Per i nomi dei protagonisti e dei numerosi collaboratori rimandiamo per esigenze di spazio al sito del Festival “Resistere e Creare”.
Alla sala Trionfo del teatro della Tosse di Genova nell’ambito appunto di quell’evento.
Foto Danny Willems