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“Lingua di Cane” non è il solito, ennesimo, spettacolo realizzato prendendo spunto e ispirazione dalla attuale tragedia dei migranti, dalla vicenda concretissima e di centinaia di migliaia di migranti che, provenendo dal Medio-Oriente o dall’Africa, attraversano il Mediterraneo su decrepiti barconi o su vecchi canotti d’ogni risma e rischiano la vita per passare in Europa, per venire da noi a lavorare e far fortuna. Sostanzialmente è il soggetto anche di questo spettacolo, ma ciò che ad esso dà respiro e sostanza d’arte è la riflessione autentica sul rapporto tra morte e desiderio. Scriviamo dello spettacolo che è andato in scena il 2 e il 3 dicembre nel Teatro Garibaldi di Enna a firma di Sabina Petyx (in veste di drammaturga) e di Giuseppe Cutino (regista) e con un intenso lavoro di laboratorio con gli attori (Franz Cantalupo ed Elisa Di Dio, insieme con i giovani Sara D’Angelo, Noa Di

Venti, Mauro Lamantia e Rocco Rizzo) della compagnia de “L’Arpa”, residente in quel teatro e produttrice dello spettacolo. Una riflessione sul rapporto tra morte e desiderio, si diceva: sì, è questo il nodo drammaturgico che innerva il singoli quadri, i dialoghi, i movimenti di scena, i materiali e i colori, le musiche, le storie e le mille sfumature, di questo spettacolo. Occorre chiarire meglio: si tratta di due polarità inscindibili, la morte e il desiderio, due polarità attraverso cui passa naturalmente l’esperienza di vita di tutti gli uomini e le donne, ma proprio per questo è apprezzabile il lavoro di Petyx e di Cutino i quali, pur dotati di solido mestiere e di un linguaggio artistico riconoscibile ed elaborato in anni di lavoro insieme, non perdono nulla della fatica, della freschezza, dello stupore, della profondità del lavoro laboratoriale sulla tragedia delle migrazioni. Non perdono nulla, anzi sanno iscrivere queste vibrazioni emotive nel quadro di uno spettacolo che è concepito come “povero” e che invece appare dotato di una propria necessità e ricco d’umanità. Talmente ricco d’umanità, di capacità empatica e di senso da potersi permettere il lusso di sfidare la retorica. La retorica buona e quella cattiva, la retorica politica d’ogni tipo e indirizzo, le menzogne dettate da pregiudizi razzisti la e retorica dettata da ideali positivi e buoni sentimenti. Non è affatto detto, del resto, che la retorica sia in sé stessa qualcosa di falso, di negativo: nella realtà esistono le emozioni e colorare il linguaggio di emozioni non è detto che significhi in sé semplificare o mentire, anzi talvolta appare necessario se si ha voglia di raccontare l’essenziale della realtà. Nella vicenda attuale delle migrazioni c’è di certo tutta la violenta durezza dell’economia e ci sono le guerre, ci sono le necessità e le motivazioni per cui si muovono i popoli (le politiche, le religioni, le tradizioni, i saperi, le tecniche) e alla fine, nella parte più profonda della vita di ciascun migrante, ci sono i desideri e le paure. Il desiderio di dare un compimento alla nostra vita, innanzitutto, un compimento positivo, una forma che ci rispecchi in superficie e nel profondo, nella nostra essenza unica e personale; e la paura, non tanto la paura di morire quanto la paura di scomparire, proprio scomparire (magari inghiottiti e consumati dal mare, senza volti, senza nomi, senza storie personali), scomparire nella massa dei morti come la cosiddetta “neonata” (piatto molto amato in Sicilia e realizzato con miriadi di pesciolini appena nati), come quei pesci, quelle sogliole dette “Lingua di cane” che stanno nel fondali marini appiattendosi sulla sabbia fino a diventare invisibili, fino a scomparire. Ecco la paura più grande, quella che, al di là della storica di ciascuno, ti stringe il cuore al solo pensarci, la paura di scomparire senza averlo mai deciso.
Paolo Randazzo.

Lingua di Cane
Di Sabrina Petyx e Giuseppe Cutino. Con Franz Cantalupo, Sara D’Angelo, Elisa Di Dio, Noa Di Venti, Mauro Lamantia, Rocco Rizzo. Drammaturgia di Sabrina Petyx. Regia di Giuseppe Cutino. Scena e costumi di Daniela Cernigliaro. Movimenti di scena di Mariagrazia Finocchiaro. Disegno luci di Marcello D’Agostino. Progetto nato da un’idea di Mario Incudine e Franz Cantalupo, coordinamento del progetto di Filippa Ilardo. Musiche di Sergio Beercock, Francesca Incudine, Mario Incudine, Henry Purcell, Max Ricther. Organizzazione generale Angelo Di Dio. Produzione de L’Arpa- Compagnia Residente, Teatro Garibaldi Di Enna.