Interno alto borghese, boiserie alle pareti e tanti libri in ordine. Vanda è disperata, scrive al marito lettere struggenti in seguito al suo allontanamento con una ragazza molto più giovane. Le lettere si susseguono impetuose, in un vortice di rabbia, dolore, fatica del vivere e difficoltà economiche nel mandare avanti la casa da sola coi figli. Poi la prospettiva cambia, salto cronologico ed emotivo: tocca ad Aldo (Silvio Orlando) mettere in scena la sua dolorosa esperienza del matrimonio, immerso in una rete di lacci assillanti che non lasciano scampo. Al Teatro Franco Parenti di Milano (via Pier Lombardo 14) va in scena “Lacci” fino al 18 dicembre, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, per la
regia di Armando Pugliese.
Un matrimonio che naufraga, certamente. Ma ciò che rende mirabile questa narrazione è il sottile gioco di prospettive, che rende ogni personaggio vittima e carnefice al contempo. L’amore non c’è più, ognuno cerca di trovare una forma di equilibrio, finché una sera Aldo e Vanda rincasano e trovano l’appartamento sottosopra. Sono arrivati i ladri, verrebbe da pensare, ma non hanno rubato nulla eccetto alcune fotografie gelosamente custodite in una scatola chiusa ermeticamente. Aldo comincia un racconto appassionato all’amico che lo ha raggiunto, le fotografie rievocano un amore passato che è ancora vivo, una passione che è stata una via di fuga dal matrimonio, una liaison che richiamava al cuore la leggerezza e il gioco. Aldo e Vanda sono stati lontani alcuni anni, in passato, tanto tempo fa. L’una a Napoli con i figli, l’altro a Roma con l’amante. Ma poi la routine è subentrata prepotentemente – di nuovo – nelle loro vite. La coppia si è riunita, le frustrazioni hanno continuato a covare sotto la cenere, la vicinanza ha celato sempre più la lontananza dei cuori. E poi ci sono loro, i figli, cui tocca un nuovo punto di vista. Nuovo salto temporale, nuova storia. I due ragazzi, ormai adulti, si odiano. L’incarico di controllare la casa dei genitori, assenti per qualche giorno, fa sì che si ritrovino soli, in quella casa da cui si sono allontanati così rabbiosamente anni prima. La rabbia si sfoga, i segreti mai raccontati vengono ora svelati, le foto di quell’amore nascosto da Aldo vengono fuori e tutto esplode violentemente. Libri scagliati e mobili rovesciati, la casa ridotta un delirio di rivincita.
Una storia dolorosa e apparentemente senza redenzione, ben trasformata in una pièce teatrale in cui il bravissimo Orlando sa rendere l’appesantimento anche fisico della prigione famigliare. Sullo sfondo una sola via d’uscita, la rottura di quei lacci che ci imbrigliano e la scoperta dell’autenticità.