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Angela Demattè (attrice e drammaturga, Premio Riccione 2009) inventa una lingua nuova fatta di suggestioni suoni gutturali e parole spezzate, per raccontare il mondo antico. Il mondo delle nostre madri e delle nostre nonne. Timori, sogni, desideri, tematiche femminili, maternità, religione (altro personaggio in scena, una Madonna) ruoli sociali. MAD IN EUROPE è un monologo ironico e intenso in cui il potere dell’immaginazione regala ricordi che appartengono alla nostra storia comune, alle nostre lingue comuni, i dialetti e la gestualità dei mondi domestici. Lo spettacolo vincitore Premio Scenario 2015 (Premio Sonia Bonacina - Secondo classificato) scorre come un fiume in piena grazie alla parola

scenica avvolgente. La storia racconta di una donna incinta che improvvisamente impazzisce mentre si trova al Parlamento europeo. Sapeva parlare molte lingue ma la follia la porta ad esprimersi a creare una lingua nuova fatta di tante le lingue. Non ricorda più il suo passato rifiuta la lingua della madre. Perché? Andando indietro nel tempo tutto si svela. Il passato è la nostra forza ma anche il nostro dolore sembra dirci l’autrice. La parola scenica ironica, tagliente, frammentata, a tratti poetica disegna mondi surreali. La compagnia MAD IN EUROPE che ha curato il progetto insieme all’autrice parte da un obiettivo fondamentale: lavorare sul linguaggio per lavorare sulle radici e sulla vergogna, sull’estetica contemporanea, su cosa intendiamo oggi per “libertà”. I “Mad” che accettano questo esperimento sono: Ilaria Ariemme (costumista e scenografa per prosa, lirica e altro), Marco Grisa (light designer e tecnico), Rosanna Dematté (plurilingue curatrice di mostre d’arte in Austria, tra cui Il colmo della vita a Innsbruck. Il processo creativo dell’autrice/attrice segue la logica degli antichi artisti della commedia dell’arte: si procede per zibaldoni, partendo da gesti, espressioni, sguardi diretti al pubblico, commenti: questo non è tetro di narrazione... Piccole battute di complicità: adesso faccio così perché non posso fare altrimenti, come vedete, sono sola in scena... Ma Angela Demattè non è affatto sola: di fianco, dietro, intorno a lei ci sono i tanti personaggi che evoca e fa uscire da uno scatolone come il cilindro di un mago. Cultura scenica e sapienza comunicativa sono due qualità che contraddistinguono il lavoro della Demattè e che meriterebbero un dono: un sogno scenografico che possa accogliere tutte queste anime. Espressione e gestualità misurata e attenta. La simbologia scenica affida alla bandiera dell’Europa (che diventa mantello, velo, coperta) un messaggio significativo in questi tempi di approdi e derive luttuose: il sogno di una nuova solidarietà, di un umanesimo femminile.  Il sogno di un’Europa senza muri.

Milano, Teatro Verdi 18 maggio 2017