C’è un prof di filosofia mezzo scrittore, figlia a carico e moglie sparita nel nulla. La notte di capodanno la vorrebbe trascorrere da solo, ma da casa sua transita un certo numero di persone che scompaginano i suoi piani di melanconica solitudine. Al Teatro Franco Parenti di Milano (via Pier Lombardo, 14) fino al 1 giungo 2017 è in scena il bellissimo “Buon anno, ragazzi”, di e con Francesco Brandi per la regia di Raphael Tobia Vogel. Questo sodalizio artistico è degno di nota, già la scorsa stagione aveva prodotto il coinvolgente “Per strada”, storia di un incontro-scontro che ribalta le prospettive di vita di due giovani. Sempre di ribaltamenti si parla in “Buon anno, ragazzi”, ribaltamenti nella percezione del bene e
del male, della propria e dell’altrui identità.
La storia gioca con il surreale, la fedifraga attrice madre snaturata si rivela l’angelo del focolare salvo poi sparigliare nuovamente le carte proponendosi come rapinatrice di tabaccherie. L’amico tramviere piccolo spacciatore mostra il cuore grande grande e sa commuovere anche le anime di pietra, mentre due suoceri improbabili si scornano sul tema amanti sexy e stanchezza di coppia in tarda età.
Il testo funziona bene, è arguto, divertente e sa spiazzare lo spettatore spostando sempre la soglia del bene-male, positivo-negativo dove meno te l’aspetti. Se il teatro sa fare della sorpresa la sua arma vincente, questa sorpresa è davvero ben calibrata da Brandi e valorizzata dalla regia agile di Vogel.
La risata è agrodolce mentre si avvia la catarsi delle rispettive frustrazioni. Il giovane padre-filosofo-scrittore non si sente riconosciuto, la moglie sfugge di fronte alle fatiche del mondo moderno scegliendo scorciatoie che si trasformano in vicoli ciechi. Il suocero, giudice stimato in pensione, si invaghisce della giovinezza per non sentire la paura della morte, mentre sua moglie sceglie il cinismo per sopravvivere. Tutto è bene quel che finisce bene, questo è l’elemento irrinunciabile della commedia. Ma si tratta di una commedia che, in questo caso, unisce il bel finale alla riflessione, talvolta amara, sulla società spaccata fin nel profondo, sulle anime dilaniate tra ambizioni e dure rese dei conti con la realtà. Ogni personaggio fa la sua strada dentro di sé per guardare in faccia i propri mostri e riconciliarsene: questo è il vero messaggio di speranza, un vero metodo di vita.
Uno spettacolo frizzante, entusiasmante, bello.