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La storia che stiamo per raccontare nasce dalla trama di due famosi romanzi, conosciuti in tutto il mondo. Ciò che non è subito chiaro allo spettatore è che questa storia è rivolta soprattutto agli adulti, recuperando, in maniera sottile e dolorosa ciò che hanno imparato inconsciamente da bambini. Quello che invece è evidente a tutti è che questo spettacolo insegna il dolore della vita ai bambini attraverso quegli adulti che, ancora nel profondo, lo sono ancora.  I racconti delle avventure di Peter Pan e di Alice nel Paese delle meraviglie vengono esaminati a fondo, rovesciati, rivoltati, riprodotti indirettamente in scena. L’autore e regista Gennaro Maresca presenta sul palcoscenico del Nuovo Teatro Sanità di Napoli, dal 12 al 14 maggio, un testo drammaturgico nato dal racconto della vita dei veri protagonisti che hanno caratterizzato i due grandi romanzi: la storia di Peter Llewelyn Davies, che insieme ai suo fratelli ha ispirato l’autore James Matthew Barrie, e di Alice Liddell Hargreaves, la ragazzina che ha ispirato Lewis Carroll, ossia il reverendo Charles Lutwidge

Dodgson. Il testo di riferimento è in realtà una produzione teatrale contemporanea che risale al 2013, con il titolo PETER AND ALICE, dramma in un atto firmato da John Logan. Questo spettacolo  nel 2014 è stato  candidato a due “Laurence Olivier Awards” come miglior nuova opera teatrale e migliore attrice protagonista, ossia Judy Dench.  
Emerge immediatamente un tipo di scrittura caratterizzata da lunghi dialoghi, a volte aridi, inseriti in un ambiente polveroso, oscuro, onirico. Il testo subisce, dunque, sovrapposizioni e scollamenti, partendo dal presupposto che tutti gli spettatori conoscano la fonte letteraria primaria, ossia i due romanzi citati, per poi giungere ad un primo adattamento-ribaltamento attraverso la drammaturgia di Logan, fino ad arrivare alla regia di Maresca che si poggia su una scenografia di grande effetto e riduce il numero degli attori. In scena, infatti, solo quattro presenze, l’anziana Alice e l’adulto Peter, e due bambini, ai quali è affidato il compito più complesso e arduo, ossia interpretare i protagonisti dei romanzi, ma anche i rispettivi autori e i fratelli e le sorelle dei veri Alice e Peter. All’interno dello spettacolo si sovrappongono, quindi, parti dialogate, lunghe parti narrative, evocazioni, flashback e momenti di poesia, mimo e musica.
Lo stesso regista afferma di aver “osato” nell’affidare un compito così importante ai due attori giovanissimi ma ancora “puri”, ossia il piccolo Alfonso Amendola, dalle sonorità e movenze assolutamente partenopee, e l’elegante Mariateresa Pezzatini, dalle ottime potenzialità. In scena ritroviamo Fabio Casano, conosciuto nel 2015 in occasione della Rassegna UT35, legata alla drammaturgia under 35,  ritrovato oggi cresciuto sia nella presenza scenica che nel fascino. Casano, con il suo fare dinoccolato e un po’ “beat”, come ama definirsi appunto questa compagnia che fa capo a Gennaro Maresca e a Roberta Di Pasquale, indossa i panni di un giornalista che “intervista” l’ormai anziana Alice, interpretata dalla pietra miliare di questo gruppo, ossia Germana Saccardi. Alice decide di dare in pasto alla gente il manoscritto di Carroll: esigenze economiche, decadenza e voglia di liberarsi di un passato in realtà oscuro, sembrano caratterizzare la volontà di azione della donna, che ha conosciuto la durezza della realtà, riconoscendola, a differenza di Peter, che teme la verità, ossia l’assoluta falsità della giovinezza eterna. Il vero protagonista dell’intero racconto scenico è sicuramente il tempo: Peter e Alice sono diventati adulti, il tempo scorre, la storia dell’umanità va avanti, le persone care muoiono, i tempi cambiano, i libri si conservano in uno scatolone di birra.
La scenografia, firmata da Barbara Veloce, interpreta il concetto di tempo attraverso una porta-libreria che mette in comunicazione la realtà con la fantasia, il sogno con la veglia, il passato con il presente. Il futuro, infatti, è assolutamente assente: forse questa umanità, che continua ostinata a vivere nel passato o in un mondo irreale, non avrà futuro? Alice è ormai anziana, Peter ha perso i suoi fratelli e i genitori – e anche lui morirà realmente, suicidandosi - , i bambini rappresentano i sogni e quegli autori che vivono di pseudonimi. I libri costituiscono l’unico punto fermo, cardine di due mondi da cui emergono lo Stregatto e il Bianconiglio, attraverso escamotage scenici low cost, originalissimi e di grande effetto. I due animali emergono come figure inquietanti da un passato che in realtà non è così limpido: la morte dei veri genitori di Peter, la morte dei suoi fratelli in guerra, il suo suicidio, l’inquietante presenza del Reverendo nella vita di Alice e della sorella, immortalate continuamente nelle foto che Carroll scattava a queste ragazzine, la camera oscura in cui Alice si attarda con lui ed infine questi due uomini che diventano tutori di ragazzini dalle vite apparentemente agiate, ma psicologicamente distrutte.
Ecco, quindi, il duro insegnamento che proviene dai romanzi-fonte, che il drammaturgo inglese ha voluto attualizzare e inaridire, fino al lavoro di Maresca, che ha caratterizzato il discorso attraverso un tocco di amara poesia visiva e sonora, grazie alla splendida scelta del valzer di Chopin, op.69 n.2. Emergono sicuramente delle discrepanze all’interno della struttura drammaturgica, dovute alla scelta di far interpretare simbolicamente molti personaggi agli attori più giovani e soprattutto emerge un certo disequilibrio nel percorso narrativo che, a tratti, confonde lo spettatore a causa dell’alternanza tra realtà e irrealtà, tra flashback e citazioni estratte dai romanzi, fino alla sovrapposizione di numerosi nomi che il pubblico percepisce ma non riesce, fino in fondo, a memorizzare chiaramente. L’apertura dello spettacolo è affidata ai due attori di maggiore esperienza che si soffermano su un dialogo serrato, emotivamente molto rigido, trascinando il pubblico subito all’interno del discorso e accelerando, forse eccessivamente, il processo di scoperta. Il pubblico di adulti e bambini apprezza moltissimo la realizzazione scenica: alcune scelte, infatti, appaiono eleganti ed emozionanti, dal piccolo Peter tenuto per la mani dalla giovane Alice, mimando il volo sulla palude nell’Isola che non c’è, al ballo simbolico e temporale, fino al breve monologo della ragazzina che, in bilico sul filo immaginario del tempo reale/irreale, occupa il proscenio e ipnotizza gli spettatori.
Bisogna sottolineare il pregio del percorso, certamente ancora in fieri, legato alla compagnia B.E.A.T. e al regista e attore Gennaro Maresca; il processo, infatti, è stato caratterizzato, negli ultimi anni,  dal recupero della letteratura considerata “per ragazzi”, ma intesa, finalmente, come letteratura alta e di grande spessore, senza tralasciare l’importante lavoro di adattamento e di trasposizione scenica che si avvale di un lungo studio dei testi, fino alla caratterizzazione “cinematografica” della scena che contraddistingue da sempre le scelte registiche, e soprattutto quelle luministiche, di questa compagnia.

Foto Vincenzo Antonucci

PETER E ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO
Nuovo Teatro Sanità
12-14 maggio 2017
Peter e Alice attraverso lo specchio
liberamente ispirato a John Logan
scritto e diretto da Gennaro Maresca
con Germana Saccardi, Fabio Casano, Alfonso Amendola, Mariateresa Pezzatini
assistente alla regia e costumi Roberta De Pasquale
aiuto regia e grafica Sonia Ricco
scenografia Barbara Veloce
luci Paco Summonte
trucco Lia Somma