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Amalgama, senza confini percepibili, di drammaturgia e coreutica che esplode in una coerente figuratività visionaria ed in una sonorità armonicamente quasi ossessiva. È questo il più recente lavoro del genovese Teatro della Tosse e di Balletto Civile, entrambi sempre alla ricerca di nuovi orizzonti creativi e di nuovi ed eterodossi spazi in cui esprimerli.
Nasce dalla collaborazione di Emanuele Conte e di Michela Lucenti ed è spettacolo che, a partire dall’oggetto della sua narrazione, sembra voler ri-fecondare le radici del teatro occidentale moderno, ricostruendone quei delicati equilibri tra rito di immersione, danza di liberazione e catarsi e canto/narrazione che articola in senso condiviso le emozioni così

rintracciate e ritracciate sulla scena. Orfeo dunque e il suo mito che ha affascinato l’antichità, da Virgilio a Ovidio. Orfeo e il suo viaggio nella morte in nome di un amore negato. Orfeo simbolo di quel legame inesplicabile che sembra unire amore e morte, eros e thanatos sin dai tempi precedenti la Storia e ogni singola storia o esistenza. Orfeo che si volta e tradisce, ovvero Orfeo che si volta e svela, nella tragica intuizione delle Metamorfosi, il proprio essere autentico, cioè il suo poter essere solo lontano al punto da sacrificare Euridice per questo suo ego-centrato “essere lontano”.
Orfeo che finge di amare Euridice per amare sé stesso e che, narrato da Hermes e smascherato dalle Baccanti, è finalmente da queste ucciso e straziato fino ad essere disperso nel tempo e nello spazio, come la sua arte ovvero come l’arte in sé che vive solo miscelandosi e disperdendosi nel tempo e nello spazio, nel qui e ora del teatro.
Spettacolo visionario dicevo, ma anche sintatticamente esigente e robusto nella sua strutturazione multi-segnica e multilinguistica, capace di riarticolare il mito nella contemporaneità, mettendolo in vita potremmo dire, tra l’antico ritmo dei cantastorie, la rigidità fantasmagorica di burattini e pupari, la liquidità delle proiezioni video che sembrano quasi emanazione delle belle coreografie, ed insieme l’antica sapienza e lentezza del narrare in scena, l’apollinea capacità di rendere coerenti e comprensibili quelle emozioni, quelle pulsioni.
Ideazione e regia sono di Emanuele Conte e Michela Lucenti che cura ovviamente anche le coreografie, mentre Emanuele Conte cura la drammaturgia insieme a Elisa D’Andrea e anche il complesso e colorato impianto scenico, dove musica registrata e musica dal vivo assecondano la mescolanza di corpi e menti, da cui l’immagine del Rave, peregrinanti nello spazio e nel tempo alla ricerca del senso condiviso di tutto ciò.
Costumi Daniela De Blasio e Bruno Cereseto. Luci Cristian Zucaro. Musiche originali ed elaborazioni musicali Tiziano Scali e Federico Fantuz. Video Luca Riccio, assistente alla regia Alessio Aronne, collaborazione drammaturgica e scenografo assistente Luigi Ferrando.
Con Michela Lucenti, Maurizio Camilli, Enrico Campanati, Pietro Fabbri, Susanna Gozzetti, Maurizio Lucenti, 'Ngoni Demian Troiano, e poi con Fabio Bergaglio, Ambra Chiarello, Giovanni Leonarduzzi, Alessandro Pallecchi, Emanuela Serra, Giulia Spattini, Natalia Vallebona, Jaskaran Anand, Alberto Galetti, Giuseppe Claudio Insalaco, Antonio Marino, Marianna Moccia, Arabella Scalisi
Una sfida o, meglio, un ulteriore salto di qualità questo per il Teatro della Tosse e per Balletto Civile, alla pari con le più innovative esperienze europee anche per la capacità di rivitalizzare lo spazio in cui lo spettacolo “avviene” (è il termine secondo me più appropriato), uno spazio altrimenti perso nell’abbandono (parliamo del Padiglione “B” della Fiera di Genova). Ci auguriamo possa presto essere visto e apprezzato anche in altri luoghi e in altri spazi.
Quasi un’opera barocca, che riecheggia Gluck, una fusione di drammaturgia e danza che, alla fine, diventa ineluttabilmente anche una fusione tra attori, danzatori, musicisti, drammaturghi ed il loro pubblico man mano quasi rimodellato come cera incandescente.
Una parola in più per Michela Lucenti, che rivela tra l’altro una bellissima voce, e i suoi ballerini, ormai maturi per platee internazionali. Insieme creano una danza originale che mescola fisicità e slancio, che guarda sempre verso l’alto ritrovando l’orizzonte di quel cerchio magico che separando unisce. Moltissimi gli applausi.