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Nel suo quinto anno di attività, il progetto “Teatro Utile (Arte e sviluppo)” organizzato dall’Accademia dei Filodrammatici di Milano, propone un laboratorio per drammaturghi, registi ed attori professionisti finalizzato alla creazione di uno spettacolo che andrà in scena al Teatro Filodrammatici. Il laboratorio prosegue e approfondisce l’indagine, avviata negli anni precedenti, su come il teatro possa esplorare, con piena autonomia di linguaggio, le contraddizioni e i conflitti causati nella nostra società̀ dalle attuali migrazioni; con una particolare attenzione al tema dell’empatia, del “mettersi nei panni dell’altro” in un contesto dominato dalla rappresentazione mediatica. Fine del progetto è riformulare, in un confronto e in uno scambio di competenze, delle specificità artistiche e creare un gruppo multietnico di artisti. Attraverso la pratica teatrale si vuole, incoraggiare la creazione di un

gruppo misto di artisti che possa lavorare insieme per diffondere un teatro multiculturale. L’idea fondante è che in un unico progetto possano convergere esperienze provenienti da diverse culture e che queste creino un teatro socialmente utile e attento ai mutamenti della società. La supervisione drammaturgica è affidata a Renato Gabrielli autore teatrale, drammaturgo e sceneggiatore, insegnante di scrittura teatrale presso la Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi”. Autore di un libro “Scrivere per il Teatro” (Carocci editore Bussole) che mi permetto di consigliare a chi vogli intraprendere la difficile strada di autore teatrale. Un libro prezioso, ricco di suggerimenti e riferimenti bibliografici. Coordinamento e ideazione del progetto è di Tiziana Bergamaschi diplomata in Recitazione all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” Ha alternato il lavoro di attrice con l’attività di regista, autrice e docente. Per dieci anni ha insegnato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, poi ha continuato la sua esperienza di docente all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Dal 2013 si occupa del progetto. Tiziana è una donna forte e fragile al tempo stesso, delicata con gli attori e gli autori che partecipano ai laboratori, sa dispensare consigli durante la lettura dei soggetti che saranno poi messi in scena. Diretta e decisa indica strade, possibilità di scrittura, progetti per il futuro è una donna che guarda sempre oltre gli orizzonti, la sua esperienza di teatro l’ha condotta fuori dai confini nazionali, il suo sguardo teatrale è senza barriere. Fra una pausa e l’altra dei laboratori le rivolgo alcune domande.

COME NASCE L’IDEA DEL PROGETTO?
L’idea nasce da un lungo percorso che ha visto in un primo tempo anni in cui ho portato avanti, prima all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” poi all’Accademia dei Filodrammatici, il progetto di seminari Incontri sulla drammaturgia contemporanea. Gli ultimi incontri nel 2011/12 sono stati sulle drammaturgie africane e grazie a incontri eccellenti con autori nord africani e sub sahariani è nato in me il desiderio di approfondire i temi attinenti alla migrazione attraverso questo nuovo progetto che coniuga la ricerca drammaturgica con quella sulle diverse metodologie interpretative e di messa in scena. Quest’anno in particolare il laboratorio Storie migranti in scena – Teatro Utile 2017 vede l’interazione di cinque autori che hanno scritto, nel corso di un laboratorio condotto da Renato Gabrielli cinque brevi testi di venti minuti l’uno, messi in scena da quattro registi e interpretati da diciannove attori di diverse nazionalità. Ci ospiterà il Teatro Filodrammatici il 10 luglio in una serata in cui si presenteranno al pubblico le messe in scena dei testi creati.

COME NASCE LA TUA PASSIONE PER IL TEATRO?
Come spesso accade sin da piccola desideravo esprimermi attraverso quest’arte e la vita con le occasioni che mi ha offerto, ha reso possibile seguire con grande passione questa strada.

QUANDO CREI UN NUOVO SPETTACOLO, DA DOVE PARTE IL TUO PROCESSO CREATIVO?
L’attore è sempre al centro della mia creazione, lo ascolto cerco in tutti i modi di aiutarlo a portare in luce il personaggio attraverso il lavoro su di se e l’analisi del testo che per altro credo sia il primo e fondamentale passo da intraprendere quando si affronta una messa in scena. Ho lavorato spesso con drammaturghi con cui ho condiviso e appreso come sia fondamentale analizzare il testo non solo dal punto di vista della comprensione logica ma anche con grande capacità di ascolto della parola e del ritmo. L’attore è il materiale vivente con cui noi creiamo e l’incontro con il regista è in fondo un atto di condivisione e comprensione che passa attraverso diverse fasi talvolta anche molto faticose da gestire, ma che rimangono come stratificazioni di senso nell’interpretazione finale. Lavorare con artisti di diverse nazionalità mi ha aperto nuovi orizzonti su quello che è e può essere lo scambio prima di tutto umano tra attore e regista.  

QUALE MAESTRO TI ISPIRA MAGGIORMENTE?
Ho avuto la fortuna d’incontrare diverse straordinarie personalità del teatro che mi hanno arricchito e insegnato molto, ma credo che per ognuno di noi i maestri siano pochi e quelli seguiamo con il cuore e con la mente. Per me è stato in primo luogo il mio maestro di recitazione Orazio Costa Giovangigli con cui ho avuto il privilegio di studiare in Accademia quando l’ho frequentata come allieva. In seguito ho avuto l’occasione d’incontrare Peter Brook che mi ha fatto scoprire cosa può e deve essere  la regia teatrale e il grande drammaturgo e maestro José Sanchis Sinisterra che mi ha insegnato tutto sulla drammaturgia.

QUALE AUTORE TEATRALE TI È PIU’ CARO?
Amo molto la drammaturgia contemporanea perché mi parla del mondo in cui vivo, ma prediligo anche la tragedia greca fonte inesauribile di storie. E’ difficile per me scegliere un autore perché ognuno di loro per me rappresenta un incontro che avviene in un momento particolare della vita e che crea in me un innamoramento per quella particolare scrittura.  

QUALI SONO I TUOI PROGETTI FUTURI?
Continuerò sicuramente il progetto Teatro Utile all’Accademia dei Filodrammatici declinandolo in diversi modi sempre con la preziosa collaborazione di Renato Gabrielli e la supervisione attenta e partecipe della direttrice Antonia Chiodi. Inoltre ho formato un’associazione Teatro Utile (il viaggio) che vuole essere una compagnia internazionale nella quale gli artisti incontrati in questi anni possano trovare la possibilità di creare e proporre sulle scene testi contemporanei, talvolta scritti appositamente per loro, che affrontino temi attinenti ad una società sempre più multietnica. Con questa compagnia siamo appena stati ospiti al SUQ Genova con Sotto un cielo straniero e stiamo portando in giro Le rinchiuse, scritto da Elide la Vecchia sulle badanti 24 ore. Il prossimo anno abbiamo messo in programma di lavorare su Brasserie, testo sulla stupidità della guerra di Koffi Kuawlé autore ivoriano che vive e lavora a Parigi.
Il primo progetto è naturalmente quello che stiamo realizzando con la collaborazione di molti artisti riuniti intorno ad un unico progetto, di cui ho parlato e che incontrerà il pubblico in una serata a ingresso libero il 10 luglio al Teatro Filodrammatici. Vi aspettiamo a STORIE MIGRANTI IN SCENA.