Medea, il nome di questa mitica donna (personaggio che ha attraversato i secoli a partire da Euripide e Seneca) richiama la scienza magica, la radice greca indica colei che sa provvedere tanto a sé quanto agli altri. Medea provvede, prevede e vede quello che altri non vedono: come la guerra porti infiniti lutti nel cuore delle persone. L’anima si contamina e crea orrori. Questo il tema di fondo del testo messo in scena da Gallucci: “non succede nulla” continua a dire la sua Medea, perché attendiamo da secoli un cambiamento che non avviene. Interessante la messa in scena con giochi di luce ricchi e fantasiosi amplificati dalla presenza scenica di Anna Sala: sa rendere al meglio gli sviluppi di un testo in cui si
avverte qualche carenza nella struttura, su cui si potrà lavorare meglio in seguito. “Teatro i” sceglie di produrre il lavoro di Coperte Strette una giovane compagnia milanese che merita attenzione per le scelte coraggiose (lavorare sul mito di Medea non è facile dopo le innumerevoli versioni) e di qualità. Chi potrebbe essere Medea oggi? Una donna straniera, nata e cresciuta in uno dei tanti paesi in guerra che, per amore di un uomo, lascia la sua terra. Rifiutata, abbandonata e senza più nulla da perdere concepisce un tragico disegno per il quale sarà disposta a sacrificare tutto, anche i propri figli. Una donna, quasi una fata, una strega, con la sua bacchetta da maga e da direttrice d’orchestra, prevede il disegno della tragedia. Chiusa all’interno di un luogo abbandonato (interessante il recupero degli spazi adiacenti al teatro, la rappresentazione si è svolta in un garage) la donna si trova forse in una prigione, un confessionale, una pubblica piazza. La vediamo ripercorrere la propria storia alla ricerca di una ragione e di un‘assoluzione. E sullo sfondo le storie di tutte le donne imbarcate e naufragate, le tante schiave bambine, condotte in un paese straniero con la speranza di una prospettiva di vita migliore. Il testo conclude il percorso di ricerca della compagnia intorno a tre mitiche figure letterarie Gertrude, Irina e Medea. Anna Sala brilla scenicamente con le luci sulla fronte e sulle spalle, i due giovani meritano di continuare a lungo il loro percorso di ricerca. Interpreta una Medea, forte tenace e al tempo stesso disperata. Tutto appare nel suo volto e nei suoi significativi movimenti scenici.
Nell’ambito della rassegna di Teatro i, altri spettacoli da seguire altrettanto interessanti. Renzo Martinelli, Federica Fracassi e Francesca Garolla (finalista del 54° Premio Riccione con Tu es libre) dal 2004 hanno dato vita a un nuovo percorso culturale che negli anni ha avuto ottimi riconoscimenti a livello locale e nazionale.
Milano, Teatro i, 23 settembre 2017