Dopo la prima parte, di cui abbiamo dato conto in queste stesse pagine, si torna a Venaria Reale per il secondo atto del Festival “Teatro a Corte”, diretto ancora da Beppe Navello, validamente coadiuvato da Mara Serina e Sylvie Cavacciuti. Tre spettacoli per una sola giornata, il 7 ottobre ed una sola replica domenica 8, tutti francesi e tutti segnati, a mio avviso, dalla esplorazione del rapporto con l’alterità, sia questa animale, meccanica o addirittura celeste (da intendersi ovviamente le sfere celesti), una alterità che invece di metterla in discussione rende paradossalmente più robusta l’identità umana. Non solo, ma attraverso questo dialogo con l’altro irrompe nello spettacolo la sovrapposizione dei segni e dei linguaggi, tipica peraltro della visione drammaturgica di Navello, attraverso la quale intercettare e recuperare senso pieno alle nostre stesse parole.
C’è, infatti, in questo apparente meticciamento, in questa persistente e positiva ridondanza, la possibilità di ritracciare la strada della drammaturgia ‘tradizionale’ e di recuperare con essa un rapporto diverso e più fruttuoso anche con lo spettatore.
Ma bête noire
All’interno di una casa/voliera un danzatore si confronta con l’oscurità della natura animale che è parte di sé. Un dialogo fatto di intenzioni che sono come una linea neutrale che insieme unisce e divide i due protagonisti, una linea che condivide una terra, un luogo in cui esistere insieme ed in cui la presenza di un divano ricorda atmosfere di intimità da ri-conquistare e di libertà da ri-costruire. Performance affascinate con la compagnia Eclats de Rock, il bravo performer Thomas Chaussebourg e il magnifico cavallo nero War Zao, nei giardini della reggia.
Transports Exceptionnels
Nella piazza al centro di Venaria è il turno della macchina. Ora il danzatore deve decifrare la tecnologia rapportandosi al braccio meccanico di una scavatrice che sembra indagarne i movimenti coreografici mentre si sviluppano sulle note di una musica che tutto avvolge. Spazi rinnovati al pensiero del nostro esserci nel mondo e ai frutti della storia che ci percorre. Quasi una scissione dell’attore marionetta di Gordon Craig che si confonde con l’eco del Dottor Coppelius e della sua bambola Olympia, tra umani che si meccanizzano e macchine che si antropomorfizzano sotto i nostri occhi. Una coreografia sorprendentemente piena di orizzonti di Dominique Boivin per la compagnia Beau Geste.
Galileo (foto in apertura)
Da ultimo irrompe l’universo (del circo) con questo spettacolo di acrobazia e danza area che trascrive tra luci multicolori, proiezioni e macchineria scenica potente e creativa, la visione di Galileo Galilei, svelando quasi la sua natura ultra-scientifica. Non solo traiettorie nell’universo, dunque, ma la stessa fantasia dell’uomo perso tra pianeti che scopre non più suoi ma proprio per questo specchio e metafora della propria traiettoria esistenziale. Uno spettacolo rutilante e folgorante che non consente distrazioni allo sguardo e alla mente che è trattenuta e quasi imprigionata in quel viaggiare verso l’altrove. Di fronte a 4.000 spettatori la compagnia Deus ex Machina (un nome programmatico) ci ha commosso e stupito.
Come già anticipato nella cronaca delle precedenti giornate di Giugno e di Luglio l’addio di Beppe Navello a TPE e Teatro a Corte, accudite da 10 anni, ha un po’ segnato, con malinconia, questo intenso fine settimana.
In questi anni Navello ha saputo farsi portatore di una idea di teatro assai poco ‘provinciale’, aperta al respiro culturale dell’Europa e soprattutto attenta ai più diversi linguaggi scenici, tra drammaturgia, danza e arti circensi, mescolanza che ha saputo traslare anche nei diversi spettacoli che nel frattempo ha firmato.
Questa sua attenzione al nuovo ha consentito al Teatro e al suo festival di recuperare un rapporto con il territorio che sembrava perduto, con spettacoli sempre coerenti con la grandiosità delle corti sabaude e insieme capaci di esaltare la raffinatezza creativa, anche quella più intima, dei suoi spazi.
In cambio ha ricevuto una accoglienza talora inaspettata portando al teatro delle corti centinaia, a volte migliaia di persone che, magari, il teatro avevano abbandonato.
Auguriamo a Beppe Navello, che ci confessò in una intervista di avere l’anima del giramondo, la miglior fortuna, convinti che lo ritroveremo presto e spesso.