Una scrittura ancora più intensamente lirica, una sorta di ansia di translitterazione del reale in parola poetica, permea questa drammaturgia di Vittorio Franceschi messa in scena a Genova da Marco Sciaccaluga. Un disertore condannato a morte e già accecato ripercorre a ritroso, nel buio della sua mente, la peripezia che, forse suo malgrado o forse con lucidità consapevole, mai lo sapremo, lo ha condotto in quel luogo ed in quel tempo distopico, luogo e tempo abitato da una donna che lo interroga e custodisce, ma sembra non avere identità autonoma, identificandosi e sovrapponendosi alla narrazione come una sua oscura e grottesca proiezione. È un tempo negato e rinnegato quello che accoglie la narrazione, un narrare che si accomoda ed affastella in un ritmo senza uscita e che ritorna
inevitabilmente a se stesso, in una continua eco distonica che apre le parole stesse ad una nuova rivelazione.
Latamente becketiana nell’assenza di senso, cioè di una ‘direzione’ e di uno ‘sviluppo’ scenico, ed in qualche modo vicina allo Jonesco dell’attesa senza scopo, questa drammaturgia senza sviluppo, questo dialogo/monologo occupa la scena con la sola forza della coscienza di sé che la parola torna continuamente a illuminare.
Più che metafora lo spettacolo appare una vera e propria suggestione che ha come protagonista una contemporaneità in cui l’essere è tramontato dietro un orizzonte in guerra e l’esserci di ciascuno di noi è disperso e naufrago.
Vittorio Franceschi ne è anche il protagonista in scena con Laura Curino ed insieme danno una robusta prova di recitazione. La regia, molto in sintonia, di Marco Sciaccaluga, facilita con sapienza il transito scenico di un testo talora liricamente chiuso in se stesso fino all’autoreferenzialità ed è ben assistita dalle scene e dai costumi di Matteo Soltanto, dalle luci di Vincenzo Bonaffini e dalle musiche di Andrea Nicolini.
Produzione congiunta del Teatro Stabile di Genova e di ERT Emilia Romagna Teatro è in cartellone al teatro Duse dal 27 ottobre al 5 novembre. Alla prima un pubblico partecipato e coinvolto che ha applaudito con convinzione.
Foto Luca Bolognese