Nell’intrecciarsi di analisi politiche e pseudo-sociologiche, spesso con un retro-pensiero oscuro e non confessato, ci si dimentica talora che i migranti non sono in fondo che ‘persone’, persone in cammino come involontari e recalcitranti pellegrini della storia. Questa drammaturgia di Laura Sicignano, ispirata a una storia vera e che si avvale della collaborazione di Shahzeb Iqbal, ha il merito e la sensibilità di percepire tutto questo, trasformando una indistinta e collettiva storia di reciproci rifiuti, storia che riempie le gazzette di ogni tipo, in una storia personale di umanità e di incontro in quel luogo oscuro in cui affondano i nostri pensieri e i nostri sentimenti che, come dovrebbe essere noto, non hanno colore. In entrambi i personaggi principali, il giovane profugo pakistano e l’avvocatessa che lo accoglie in casa, ciò che sembra contare non è il gesto, di accoglienza o ribellione che sia, ma il ritrovare in un rapporto che sa di paradosso, l’essenza di sentimenti dimenticati, nella guerra da
cui si fugge e nella guerra quotidiana di una società votata al denaro.
La scrittura della Sicignano, che mescola la durezza del reale con improvvisi slanci lirici, va dunque alla ricerca di una essenza di umanità che sembra perduta in entrambi in campi, una essenza in cui il fitto dialogare di storie che non potrebbero essere più diverse trova una inaspettata mediazione, che non divide tra buoni o cattivi ma allaccia le reciproche comprensioni.
Ne è evidenza il terzo apice di questo strano triangolo, il direttore del centro di accoglienza, la cui arida visione del mondo e del rapporto con l’avvocatessa sua amante fa emergere a contrasto lo sviluppo, tenero e delicato, del rapporto affettivo tra il giovane e la sua ospite, mamma ritrovata e ‘anima’ riconquistata di un mondo perduto.
In scena Amanda Sandrelli, Luchino Giordana e Alessio Zirulia sono il triangolo drammaturgico, capace di esprimere con spontaneità la trama essenziale che si articola sotto il percorso scenico. La regia è della stessa Laura Sicignano, le scene e i costumi sono di Stefania Battaglia, le luci di Andrea Narese e video e suono di Luca Serra.
Produzione de Il Teatro delle Donne – Centro Nazionale di Drammaturgia e Teatro cargo, è un buon testo che conferma le qualità di Laura Sicignano, a mio parere una delle migliori drammaturghe della scena italiana, anche al di là delle sue doti registiche.
Al teatro Duse di Genova, ospite dello Stabile, dal 15 al 19 novembre con egregio successo.