Siamo uomini o scarafaggi? Parafrasando Totò, quattro personaggi in scena, in cerca di una via di fuga. Due scarafaggi e due donne, una madre e una figlia, vivono nella stessa casa. Nuria, la figlia, vuole affittare la casa della madre, ha bisogno di soldi e cerca di convincere l’anziana donna, a sistemarsi in un pensionato. Carmen, la madre, non vuole assolutamente lasciare la sua casa, la sua demenza senile le permette di sentire i discorsi degli scarafaggi di casa. Vecchie ferite e incomprensioni saltano a galla, la relazione fra le due donne è molto problematica; migliore invece la relazione fra i due scarafaggi che al contrario si aiutano, si sostengono a vicenda; saranno gli unici a trovare una soluzione per scappare dalla scena claustrofobica in cui tutti sono rinchiusi. Infatti mentre i due scarafaggi fuggiranno verso luoghi aperti magari un bosco...le due donne usciranno di scena per rinchiudersi, l’una in un pensionato, l’altra in un mondo fatto di rimorsi e rancori. Il testo onirico e surreale di Antonio Alamo affronta diverse tematiche contemporanee lasciandole sospese. La solitudine degli anziani, le incomprensioni generazionali, le contraddizioni di una società che abbandona
le classi più fragili e povere calpestando i loro diritti come si calpesta uno scarafaggio. Il dramma è anche questo: gli umani rischiano di distruggere sé stessi e l’ambiente in cui vivono, perché sono incapaci di ascoltare e comunicare, ognuno preso nel proprio egoismo, nel proprio narcisismo. Ben calibrate e sicure nei diversi ruoli le interpreti Valentina Ferrari, Marisa Mirirtello, Elisabetta Torlasco, Greta Zamparini sostengono con espressività la forza dei loro personaggi carichi di contraddizioni. L’autore spagnolo (Cordova 1964), apprezzato scenicamente per la sua originalità e capacità espressiva, appartiene alla generazione teatrale erede delle avanguardie e che fa riferimento ad autori come Samuel Beckett e Fernando Arrabal, cresciuta intorno al premio "Marqués de Bradomín". Tiziana Bergamaschi con una lunga esperienza alle spalle di ricerca teatrale rivolta alle storie degli umili, degli ultimi, esprime chiaramente l’obiettivo del suo lavoro: “Punto saldo per tutte noi è la volontà di lavorare sulla drammaturgia contemporanea, che personalmente da anni frequento, e che si è dimostrata un elemento unificante per il gruppo. Parlare di noi, dell’oggi, delle contraddizioni che stiamo vivendo, crediamo sia uno dei compiti fondamentali del teatro. Continuando ad approfondire il nostro focus sul teatro contemporaneo spagnolo abbiamo deciso di affrontare questo testo particolare che coniuga due stili presenti nel teatro spagnolo e non solo: realismo e grottesco”. Partendo da questi presupposti con sguardi femminili moltiplica la scena e i significati del testo: raddoppia i personaggi (il testo originale ne prevede due) carica di simboli la rappresentazione, creando in tal modo un’ulteriore lettura rispetto al testo, inserisce una colonna sonora dissonante e frammentata (curata da Rossella Spinosa) per ricordarci che la vita è fatta di contraddizioni, di ferite. Siamo uomini o scarafaggi? Quante volte calpestiamo come si fa con un insetto, i diritti dei più deboli a cominciare dai migranti che abbandoniamo in mare. In basso ai piedi della scena file d’anime lungo la cornice alcuni manichini, corpi martoriati irriconoscibili, la scena come un confine, un luogo di demarcazione fra noi e gli altri, i dimenticati. Altro elemento narrativo interessante, il tema doloroso di chi vede un proprio caro perdersi in uno stato alterato di coscienza come può essere la demenza senile o l’Alzheimer. Il teatro come luogo di dibattito e di confronto. Ultima riflessione quale specie dominerà il mondo quando gli uomini avranno distrutto la terra? Forse gli scarafaggi? O forse uomini sempre più simili a scarafaggi?
Milano, Teatro Libero, 30 novembre - 12 dicembre 2017