Un uomo cieco, vestito di tutto punto e seduto su una panchina nel centro di Buenos Aires. Contempla la natura attorno a sé attraverso i sensi, rivive tra i suoi silenzi i ricordi di una vita, con umore sarcastico dalle punte di rassegnata malinconia. Accanto a lui si siedono vari personaggi che, come in un appuntamento al buio (da cui il titolo della pièce), si raccontano col cuore in mano, animati da una sorta di fiducia per questo uomo che ispira saggezza e inocenza. Al Franco Parenti di Milano (via Pierlombardo, 14) fino al 29 marzo va in scena "Cita a Ciegas", il testo dell'argentino Mario Diament tutto imperniato sull'intreccio delle relazioni e sulla capacità di autoinfluenzarci. Il protagonista, alter ego di Jorge Luis Borges, medita un amore mai vissuto per una donna incrociata in gioventù, ma ci penserà la vita a farli incontrare di nuovo. Intanto il manager di mezza età di una grande azienda si perde nei meandri di una passione non ricambiata per una giovane artista fino all'ossessione omicida, mentre nello studio di una psicologa si incontrano due vite apparentemente lontane e incasellate nei rispettivi ruoli di terapeuta e paziente. Ma anche in questo caso la vita spariglia le carte e rende gli
incontri casuali come tappe decisive di vite necessarie, intrecciate da un diabolico gioco di azione e reazione universale in cui nulla è privo di conseguenze.
Il ritmo è sostenuto per consapevole scelta della regista Andrée Ruth Shammah, anima del teatro Franco Parenti che per questo testo ha curato anche la traduzione e la regia. La scena è scarna ma evocativa di un lontano latinoamerica dalla precisa identità nell'immaginario europeo, fatto di natura, libertà, passione e tormento.
Gioele Dix, volutamente invecchiato, veste i pani del sarcastico e meditabondo saggio scrittore, cieco, sulla via del tramonto, capace però di rendere i contatti con le altre persone il motore di avventure umane piuttosto inattese. C'è tutto lo spirito sintetico e aggrovigliato dell'inventiva dell'argentino Diament, trapiantato a Miami, un gomitolo di fatti e persone che precipita verso l'esplosione con incastri da thriller.
Laura Marinoni, Elia Schilton, Sara Bertelà, Roberta Lanave dividono la scena, in una sorta di coro d'antica tragedia in cui la vicenda individuale diventa paradigma degli umani destini, il contributo del singolo personaggio diventa il tassello di un mosaico che assume significato vivo solo se osservato nel suo complesso.