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Le cattiverie, le invidie, i falsi moralismi che covano, che si evidenziano in ogni ambiente lavorativo, il vero volto di vite vissute, ormai, all’ombra degli spot pubblicitari e nel segno dell’arrivismo su una base però instabile, su una realtà, su una vita che è completamente diversa da quella che mostriamo agli altri. Questi ed altri temi affronta, in circa sessanta minuti, con l’agile regia di Cinzia Maccagnano, la pièce di Francesca Vitale, “Impiegate, poteri di gomma” proposta alla Sala Chaplin di Catania nell’ambito della sesta stagione teatrale “Palco Off”, diretta da Francesca Vitale e Renato Lombardo. In scena Francesca Vitale ed Egle Doria, produzione La Memoria del Teatro - Milano/Catania. Protagoniste del lavoro - su una scenografia formata da cassette di plastica scomponibili che diventano ora scrivanie, ora trono o muri divisori e con altri pochi oggetti - due donne, Gianna e Santa, interpretate rispettivamente da Egle Doria e Francesca Vitale, nei panni di due impiegate degli

anni Ottanta in una Azienda qualsiasi con un direttore invisibile, ma che fa sentire la sua autorità, in una società in cui è importante prevalere ed affermarsi nel proprio ruolo come tassello importante di un sistema che da spazio, che premia, solo le vincenti o i vincenti.
Santa e Gianna, sono legate anche loro a dei modelli culturali, sono influenzate dalla pubblicità televisiva, sono due impiegate modello, con un posto di lavoro rassicurante e con un ruolo nella società.
Dietro la loro corazza, però, nascondono tante fragilità: Santa reprime i suoi bisogni sessuali ed il suo desiderio di insegnare qualcosa a qualcuno e da madre e moglie esemplare si sente una femmina anestetizzata e costretta a non andare oltre i ruoli. In ufficio si dimostra forte e spietata, si costruisce una identità virtuale, mentre nella realtà è sempre “seconda” a marito, datore di lavoro, figli.
Gianna, dotata nel suo lavoro, spregiudicata e romantica, scrive bene, è giovane e libera, ma si sente inadeguata e sogna l’uomo ideale. Anche lei vuole primeggiare ed essere qualcuno, anche soltanto ottenendo l’approvazione del direttore.
Ma un giorno qualunque, in ufficio, scrivania contro scrivania, accade l’irreparabile: cade il velo delle finzioni e vengono fuori i veleni, i segreti custoditi nella vita delle due. Tra Gianna e Santa si scatena una vera e propria guerra per prevalere, per imporsi ed il ring è proprio il luogo di lavoro e la scintilla, il pretesto per far scoppiare la violenta disputa è una gomma da cancellare. Le due si rinfacciano tutto, raccontano aspetti oscuri della loro vita, si affrontano a muso duro, sembrano, ad un certo punto, comprendersi – isolate dal resto dell’ufficio – ma alla fine una deve soccombere e l’altra deve risultare vincitrice in una guerra che è proprio all’ultimo sangue.
Il testo di Francesca Vitale, pur incentrato negli anni Ottanta (quello del mito della donna in carriera e della voglia di apparire a tutti i costi), prende in esame aspetti quali il desiderio, la frustrazione, la competizione e la smania di voler sottomettere l’altro, il bombardamento culturale e la pubblicità che crea la cultura di massa: tutti aspetti che ritroviamo anche oggi e che inducono a profonde riflessioni in virtù anche dello smarrimento dei valori e del reale senso dell’uomo e delle cose.
La regia di Cinzia Maccagnano affronta la pièce con una chiave parzialmente grottesca, soffermandosi più sull’aspetto drammatico ed amaro dello scontro epico, della competizione all’ultimo sangue tra le due protagoniste (Francesca Vitale e Egle Doria), abili ed affiatate interpreti che ben caratterizzano i personaggi di Santa e Gianna, evidenziando proprio quella insoddisfazione, quella sfida, quel volersi imporre che annulla, fa crollare ogni minima certezza, quel barlume di fragile vita, travestita da sicurezza e decisione. La Vitale e la Doria, sia nei loro monologhi che nel pieno del loro duro scontro – confronto, con un ritmo sempre elevato, confessano al pubblico tutta la loro fragilità, quella di una vita fatta di tanta solitudine e il loro bisogno d’amore e di stima. Due vite, quindi, incomplete, mascherate per l’occasione da modello vincente e che alla fine portano ad un gesto estremo che lascia l’amaro in bocca e che fa pensare alla società attuale, priva di sani valori, schiava del consumismo, di modelli culturali e sociali devastanti e che sta portando tutto e tutti verso l’egocentrismo, verso una spiazzante solitudine, in nome di “sua eccellenza” social media.

Impiegate, poteri di gomma
di Francesca Vitale
con Egle Doria e Francesca Vitale
Regia di Cinzia Maccagnano
Produzione La Memoria del Teatro - Milano / Catania
Rassegna Palco Off - Sala Chaplin- Catania - 23, 24 e 25 Marzo 2018
Foto di Dino Stornello