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Prima il romanzo di Ken Kesey, poi l'adattamento di Dale Wasserman e in questa versione teatrale si é aggiunto anche la trasformazione di Maurizio de Giovanni. Al teatro Elfo Puccini di Milano (corso Buenos Aires, 33) é in scena fino al 15 aprile "Qualcuno voló sul nido del cuculo", spaccato di vita di manicomio. La regia di Gassman é molto narrativa e ama indulgere sui dettagli comportamentali dei personaggi, grazie all'adattamento di de Giovanni che trasla la vicenda in un manicomio di Aversa nel 1982. La struttura resta invariata, si inseriscono nella vicenda pennellate di vita italica di inizio Ottanta, tra mondiali di calcio e riferimenti dialettali e sociali sullo sfondo. Che senso ha raccontare a teatro ancora oggi una vicenda così nota e rappresentata, anche grazie al cinema? Il pregio di una

riscrittura consiste sempre nel potere attualizzante, rivitalizzando una vicenda grazie alla trasformazione dei dati di contesto. Il potere di questa storia é tutto nei valori che essa rappresenta, al di lá forse della pura vicenda manicomiale. Il sistema oppressivo incide sulle coscienze anestetizzandole, mentre lo slancio di un individuo - il pazzo per i canoni della societá - riesce a risvegliare l'autocoscienza, in una prospettiva hegeliana di superamento continuo di sé, delle proprie barriere.
Dario, il McMurphy del testo originale, scardina linguaggi, regole e abitudini, mostra che la vera barriera alla propria affermazione é solo la paura. Si fa guida delle coscienze, attivatore dell'autoaffernazione rispetto alle regole morali e comportamentali imposte dalla suora  che gestisce la struttura, simbolo del precostituito. Sullo sfondo incombe la macchina dell'elettroshock, che ha svuotato la vita di molti internati rendendoli inerti.
L'omosessuale, lo psicotico, il deviato sociale, il sognatore incompatibile con l'esistenza pratica, sono queste le storie dei reclusi volontari, che si sono riconosciuti da soli come in ossimoro con la vita vera secondo canoni e modalità stabilite dalla società.
La prova registica di Gassman si rivela efficace, molto attenta al dettaglio narrativo, ma esperta nell'uso della tecnologia per ceare suggestioni, ma anche la percezione della doppia realtà che caratterizza alcune forme di follia.
Interessante rivitalizzazione di un testo molto praticato.

Teatro Elfo Puccini di Milano
SALA SHAKESPEARE | 10 - 15 APRILE 2018

Foto Francesco Squeglia