E' in cartellone al teatro “Duse” questa nuova produzione del Teatro Stabile di Genova, nella versione italiana di Alessandra Serra e per la regia di Marco Sciaccaluga. Protagonisti Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Fabrizio Careddu, Alberto Giusta, Nicola Pannelli e Federico Vanni, compagnia, questa, formatasi tra scuola e palcoscenisco dello stesso Stabile e che già avevamo apprezzato nel recente ciclo di drammaturgie contemporanee. Come di consueto scene e costumi sono di Guido Fiorato e le luci curate da Sandro Sussi. Dopo l'esordio lo scorso 8 febbraio resterà al “Duse” fino al 27. Drammaturgia di Harold Pinter, scritta dal premio Nobel inglese nel 1965, è un 'ritorno a casa' che non ha nulla di geografico o storico-esistenziale, rappresentando al contrario nello spazio-tempo del palcoscenico una discesa nell'intimo delle nostre oscurità, nel profondo dei nostri tabù primigenei, delle nostre ossessioni e angosce spesso tragicamente irrisolte. Immagini dunque di un mondo sotterraneo, inconscio o precosciente, che si articolano in narrazione scenica per aprire ferite ed insieme spazi di elaborazione, anche ironica, ovvero di critica talora consapevolizzante. Il drammaturgo, i personaggi che transitano carichi di una autonomia esistenziale a volte spiazzante ed infine gli stessi spettatori sono così chiamati, nel farsi dell'evento teatrale, a fare i conti con un arcaico pensare e sentire, irriducibilmente maschilista se non fallocentrico, venato da angosce di tradimento e possesione anche incestuosa, che sempre più confligge con la man mano più cosciente revisione dei ruoli e dei 'generi' nella società contemporanea. In questo quadro l'impostazione registica di Sciaccaluga sembra scegliere di separare, nella sintassi scenica, il mondo di questo nucleo familiare degradato di soli maschi, che si arrabatta e sopravvive in una Londra proletaria e volgare, e quello del figlio professore di Filosofia 'fuggito' con la moglie in America e che ritorna a questo suo nucleo primitivo quasi discendendo improvvisamente da un mondo ordinato, socialmente ed eticamente 'corretto'. Al primo riserva una sintassi fortemente naturalistica che accentua e quasi si nutre e giustifca di riferimenti sociologici ed esistenziali nella precisa riproduzione di ambienti e atteggiamenti, al secondo una sintassi invece onirica e distaccata, quasi metafisica nella sostanziale assenza di sottolineature mimiche ed espressive anche a fronte della inaspettata crudeltà e crudezza degli avvenimenti che si attivano a partire dal 'ritorno a casa'. D'altra parte l'approccio naturalistico, forse per la maggior forza espressiva conquistata dai suoi protagonisti, tende a progressivamente prevalere nel contesto drammaturgico, fino quasi a giustificare la finale caduta della moglie in questo gorgo di ossessioni e possessione divenuto 'mestiere' di strada, la condivisione del quale sembra farne più una vittima che una carnefice. Accettare l'accordo propostole dal padre e dai fratelli del marito apparirebbe in effetti più un aderire ad una propria personale propensione, che un mettere in discussione il mondo ordinato e 'pulito' da cui proviene a favore di quello sensualmente abietto cui si concede. Nel contempo viene quasi posto in secondo piano e svilito in un certo senso, anche per una scelta recitativa forse eccessivamente distaccata, il ruolo del marito che, da testimone coinvolto di quelle che in fondo sono i suoi legami ossessivi e nevroticamente irrisolti, sembra ribaltare il proprio supposto distacco critico in complicità che man mano scivola in una ancor più perversa regia degli accadimenti. È così che l'effetto invece che 'perturbante', nel senso più psichicamente profondo che ha tale termine, rischia di diventare 'consolatorio', proiettando in un altrove temporale e sociale ossessioni ed angosce, quasi non ci appartenessero. Si tratta dunque di un testo di grande forza, labirintico nei suoi collegamenti e nelle sue suggestioni, che si oppone, come una domanda ripetuta, al nostro desiderio di quiete, un testo impegnativo e di difficile decifrazione cui il lavoro del regista e della compagnia ha offerto vie d'uscita che il pubblico presente ha mostrato di apprezzare.
Foto Norberth