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Continua la rassegna Nuove Storie all’Elfo Puccini, è la volta di Stabat Mater di Livia Ferracchiati, Premio Hystrio Scritture di Scena 2017. Stabat Mater racconta la storia di Andrea, un uomo, in un corpo di donna. Le donne che fanno parte della sua vita si rivolgono a lui in quanto uomo, gli parlano al maschile, accettano la sua identità, tutte tranne la madre, lei lo vede ancora come una donna e non si rassegna, non capisce la sua diversità. Il volto della madre (una perfetta Laura Marinoni, punto forte dello spettacolo) è immenso, doloroso, sovrasta la scena. Ma non è realmente in scena è un video, una proiezione, la madre sta, aspetta, lo sguardo perso nel vuoto, cerca di riconquistare la fiducia della figlia perduta, fa domande sulla sua salute, su quello che ha mangiato, spera ancora di poter avere un dialogo.  Liv Ferracchiati ha lavorato a lungo sul tema, raccogliendo diversi materiali sull’argomento transgender, ripartito poi in tre spettacoli: “Peter Pan guarda sotto le gonne”, “Stabat Mater”

e “Un eschimese in Amazzonia”. Il testo è ironico e tagliente i dialoghi serrati. La presenza scenica delle tre attrici Chiara Leoncini, Stella Piccioni, Alice Raffaelli, è convincente, anche se andrebbero eliminate alcune gestualità ed espressioni che richiamano le fiction. Anche la messa in scena necessità di un ulteriore riflessione sull’ambientazione, l’apparato scenografico rudimentale (lo stendibiancheria, le poltrone, le sedie...) impoverisce il messaggio del testo, l’impostazione generale del lavoro, risulta in questo senso, sbilanciata. Si potrebbe lavorare maggiormente sulle diverse dimensioni teatrali per raggiungere un’armonia autentica tra testo, azione scenica e simbologia degli oggetti scenici. Andrea è uno scrittore, oscilla continuamente fra desiderio di affermare pienamente la propria virilità e senso di colpa nei confronti della madre. Nel suo fiume di parole emerge comunque un dolore sociale quello dell’indifferenza nei confronti di chi affronta la difficile scelta di identità. Il testo si sofferma però in parte su questi aspetti intimi e profondi sottolineando invece maggiormente quelli più corporei. L’obiettivo indicato dal Liv Ferracchiati è alto «trattare il tema dell'identità di genere significa interrogarsi anche sugli elementi più profondi e sulla nostra natura di esseri umani, sollevando interrogativi universali e culturali». L’allestimento attraverso una pulsione calibrata e unificante della regia può compiere un ulteriore salto creativo, Liv ha talento. Un’ultima riflessione Andrea tutto sommato è fortunato, ha l’amore di due donne (tre se contiamo anche la madre) e anche un buon lavoro, è uno scrittore affermato, ma quanti transgender vivono in condizioni difficili oggi? Quanta violenza, verbale e fisica, sono ogni giorno costretti a subire? Solo per fare un esempio, il tasso di disoccupazione è cinque volte superiore alla media, discriminazioni, incomprensioni, il numero dei tentativi di suicidio è ancora alto. Nel mondo del lavoro, le persone transgender sono discriminate. L’associazione Transgender Network Switzerland sta compiendo ricerche interessanti: ha lanciato una campagna di sensibilizzazione tra le aziende. “Da un lato, le persone transgender lottano per trovare lavoro. Dall'altro, non è raro che perdano il lavoro quando fanno il loro coming out". Parole di Alecs Recher, avvocato dell’Associazione svizzera delle persone transgender, transessuali e transidentitarie. Anche di questo è necessario parlare.

Milano, Teatro Elfo Puccini, Nuove Storie 7 maggio 2018