In fondo ricordare è, come dicono ormai concordemente gli studiosi, un’attività creativa: si ricorda selettivamente e poi, nel ricostruire un ricordo, nel narrarlo, nel dargli materialmente una qualsiasi forma definita, lo si arricchisce del nostro essere nel presente. Probabilmente qualcosa di simile accade per la storia e per le storie: le infinite storie personali e quelle delle diverse comunità umane. Così vien fatto di pensare, a margine di una singolare esperienza teatrale che a Noto, la bellissima cittadina barocca del sud est della Sicilia, si ripete e va consolidandosi da un paio d’anni: un progetto di teatro pubblico che si potrebbe definire “memoriale”, intitolato “Invisibili”, curato e diretto dalla regista Sabina Pangallo con la collaborazione di Erminia Gallo (ma anche di Fabio Marziano e di Marinella Fiume) per la ricerca documentale e la redazione dei testi e con in scena un nutrito gruppo di attori e attrici di diversa formazione e capacità. Ogni giovedì dal 19 luglio al 30 agosto, negli
antichi e affascinanti locali della Ex Cantina Sperimentale, attraversati in modo itinerante, sono stati in scena ed hanno proposto al pubblico storie di vita notevoli tratte dal passato di questa città: Fabio Marziano (Caronte), William Signorelli (il giovane sindacalista che sognava la rivoluzione Paolo Mirmina), Santinella Ingallina (l’assassina del suocero Concettina Arfò), Donatella Liotta (Ursula, la donna condannata per stregoneria), Santo Santocito (il sacerdote patriota e massone Giuseppe Carnemolla), Francesca Caruso e Carlo Genova (la coppia di fidanzati Elisabetta Costa e Salvatore Motta), Rosario Minardi (lo straordinario personaggio del bandito e carcerato “Scuzzaria”), Teresa Lorefice e Auroa Miriam Scala (Le sorelle Fossen), Alessandra Macca (Carmela Politi), Salvatore Tringali (il brigante Boncoraggio); la produzione è del Teatro di Noto. Perché diciamo che si tratta di una positiva esperienza di teatro memoriale? Perché si tratta di un teatro che, con semplicità, riporta alla consapevolezza di una intera comunità cittadina o territoriale (Noto e il Val di Noto, in questo caso) fatti, persone ed episodi incisi nella storia antichissima del luogo ma di cui s’era smarrita, e ancora va sgretolandosi, la consapevolezza, la conoscenza esatta e scientifica e persino l’eco nella tradizione orale. Ecco: non si tratta soltanto di ricordare, ma di ri-creare, di avere e comunicare consapevolezza che ricordare è anzitutto investire attivamente in conoscenza del nostro essere più antico e profondo. Una consapevolezza che si dispiega nel bene e nel male, nella luce e nell’ombra, nelle storie d’amore e nei fatti di sangue, nei gesti di crudeltà popolare e nelle vendette covate in segreto, nella luce di un comizio infuocato di passione politica o nel buio di una cella di isolamento in carcere. L’ensemble degli attori è ben affiatato e il lavoro è corale, spiccano tuttavia Donatella Liotta per la recisa potenza con cui incarna il personaggio della presunta strega, Carlo Genova che sa gestire la complessità emotiva del personaggio del giovane innamorato ucciso e gettato in un pozzo per l’invidia altrui e infine Rosario Minardi che interpreta con magnifica intensità il personaggio di Scuzzaria ovvero la vicenda di un uomo della cerchia del Bandito Giuliano, finito nel carcere di Noto dopo l’eccidio di Portela della Ginestra). Storie vere, storie reinventante a partire dalla verità profonda dell’umanità dei personaggi. La città ritrova alcuni fili segreti del suo passato, le sue bellezze architettoniche riprendono a confrontarsi con storie vere, umanamente autentiche, che rifuggono dalla banalità del folklore e delle guide turistiche: l’autenticità ridiventa la cifra complessiva di un luogo che vuole ri-conoscersi e farsi conoscere dal mondo.