Esordio del “Cantiere Campana”, spazio che il Teatro della Tosse dedica da alcuni anni alla drammaturgia contemporanea, questa drammaturgia è l'occasione di conoscere Paolo Bonfiglio, un artista di qualità ben conosciuto nell'ambiente dell'arte grafica e della cinematografia d'arte e che si cimenta per la prima volta, credo, con la scrittura per la scena. Opera prima ricca di suggestioni e di rimandi (forse anche troppi), sguardo aperto su un mondo di transito che ricorda talora l'anticamera di un Inferno dantesco che ha perduto Dio, narrazione di un passaggio che non è un passaggio dentro un mondo bloccato in cui la vita e la morte confondendosi praticamente si annullano l'una nell'altra. Un becketiano “finale di partita”, dunque, però senza l'ironia del britannico, nella cui trama si affollano spunti e rimandi disordinati e talora contraddittori quasi che la parola che prende la scena non fosse ancora in grado di padroneggiarli dando loro un senso ed una direzione condivisa. È uno spettacolo che
sembra assumere l'umanità dell'uomo attraverso la negazione di sé dentro una esistenza perduta nella solitudine e nel fallimento, e che trova un suo equilibrio nel rapporto tra l'immagine ovvero il segno grafico (molto belli i corti di animazione – Mater del 2007 e Mortale del 2010 - che accompagnano e coordinano la messa in scena) ed un movimento scenico articolato attorno alle intense musiche originali, mentre la parola e la trama drammaturgica appaiono talora distanti e anche inadeguate e poco padroneggiate, caricandosi talora di luoghi comuni quasi a nascondere gli inciampi.
Un esordio non del tutto riuscito con aspetti apprezzabili come la musica originale di Tommaso Rolando e il segno grafico che contraddistingue l'autore, ma anche con qualche limite drammaturgico che rende difficoltoso il transito scenico per un uso un po' piatto della scrittura che pare, forse per l'acerbità dell'esperienza dell'autore, qualche volta 'estranea' al senso complessivo dell'opera.
In una scena, dagli effetti distopici ed apocalittici, disegnata da Emanuele Conte che cura anche la regia, si muovono Andreapietro Anselmi e Pietro Fabbri, bravi anche se con qualche disagio, accentuato dall'imprevisto in platea che ha interrotto lo spettacolo al suo esordio.
Le luci sono di Matteo Selis, i costumi ben fatti di Daniela De Blasio, mentre l'assistente alla regia è Alessio Aronne con Antonio Tancredi che ha collaborato alla drammaturgia.
Un lavoro pertanto ancora acerbo nel complesso, che credo possa trovare nel prosieguo aggiustamenti ed un migliore equilibrio, soprattutto tra immagine e parola in transito.
Una produzione della Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse in scena del 23 Ottobre al 4 Novembre nella Sala Campana del teatro della Tosse. Il pubblico ha avuto una buona risposta di partecipazione.