Pin It

Paradossalmente, ma neanche troppo, questa drammaturgia appare come una indagine profonda sul sacro, quel sacro che appartiene all'uomo prima dell'uomo stesso e che la religione, tutte le religioni, perverte ed occulta. Una drammaturgia, questa di Simone Perinelli, che dunque ruota, sembrandone in un certo senso suggerita, attorno al pensiero dell'eretico per antonomasia, di quell' heretico che risponde al nome di fra' Giordano Bruno, scopritore e esploratore di quegli infiniti mondi, fisici e metafisici, interiori ed esteriori, in cui il divino si rappresenta. Attorno, in sette quadri drammaturgici che sono come i capitoli di un testo esoterico, la mistificazione, talora falsamente consolatoria, talora tragica, di una religiosità popolare trasformata in strumento di potere se non di arricchimento. Si alternano così storie di angosciosa prevaricazione e storie di auto-imprigionamento guidate da falsari e falsità spacciate per dogmi ad oscurare la ragione e la libertà essenziali

dell'umanità, dallo scandalo della pedofilia alla falsa moralità della famiglia-prigione, alle ritualità popolari che nascondono sottomissione.
Studio sul sacro dunque e sull'ironia di una vita che si vuole ribaltata, studio condotto con l'arma estetica di una scrittura tagliente e aggressiva che scava oltre le bugie per mostrare ciò che continua nonostante tutto a scorrere sotto di esse, la libertà di pensarsi uomini dentro una natura silenziosa che produce in continuazione vita, qui e negli infiniti mondi che lo sguardo di Giordano Bruno cominciava ad esplorare prima di essere sacrificato.
Parola, musica e fisicità danzante si mescolano con sapienza e profitto in questo percorso scenico che ricuce gli strappi di una realtà che si vuole deformata per meglio controllarla, o meglio, per illuderci di controllarla.
Simone Perinelli è molto bravo nella sua capacità, mimica e recitativa, a  far transitare in scena quella sua scrittura tagliente, è bravo nella dizione e nel canto e nell'adattare il suo corpo ai ritmi della drammaturgia.
Con lui in scena, altrettanto efficaci, Claudia Marsicano, Elisa Capecchi e Daniele Turconi, con il consueto puntuale contributo alla regia di Isabella Rotolo.
Le musiche originali di Massimiliano Setti si amalgamano con spontaneità al tessuto narrativo, come le luci e la scenografia di Fabio Giammarelli.
Uno spettacolo di LEVIEDELFOOL, tappa di un percorso teatrale che si approfondisce e man mano perfeziona, prodotto da Gli Scarti/FuoriLuogo di La Spezia con importanti coproduzioni.
Uno spettacolo coinvolgente, trascinante e profondo che aiuta a riflettere senza pregiudizi, alla Sala Campana del Teatro della Tosse dal 15 al 17 novembre. Moltissimi e meritati gli applausi da un pubblico attento.