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È la diciassettesima edizione del festival ideato in e per Sansepolcro dall'Associazione CapoTrave/Kilowatt diretta da Luca Ricci e Lucia Franchi, da vent'anni orecchie aperte al territorio e occhi attenti al mondo che vi transita, autoctono che sia o richiamato da oltre i confini nazionali ed internazionali. Evento dunque attento alla comunità, come molti di quelli che stanno interessando il mondo del teatro, comunità intesa però non solo quale luogo di accoglienza ma anche o soprattutto come motore di idee ed iniziative, perché, come da exergo collettivo, “partecipare è normale”, anche se non sembra esserlo più tanto in un mondo che ci dice di volere pochi al comando e, i più, passivi recettori di contenuti e volontà. Dunque qui finalmente, come altrove peraltro, non è solo una petizione di principio ma un insieme di atti e prospettive che il teatro, nella sua accezione più ampia come condivisione creativa dal palcoscenico al circo, dal dramma alla danza, dalla parola alla

performance, sembra ancora in grado di attivare.
E qui infatti, a Sansepolcro, prende anche la forma e la struttura dei “Visionari”, coloro che visionano in senso proprio e per questo possono anche immaginare e sognare, un gruppo di 35 cittadini, non addetti ai lavori come si usa dire, che ogni anno selezionano una parte degli spettacoli che vanno a far parte della rassegna, con la novità quest'anno dei “Visionari under 18” che hanno scelto uno dei nove spettacoli invitati.
Ma, a non lasciare isolato l'evento, quasi a ricordare che per quanto riguarda il teatro nei fatti i primi “addetti ai lavori” sono proprio i cittadini “non addetti ai lavori”, il giorno successivo agli spettacoli, al Palazzo delle Laudi il palazzo comunale luogo simbolico quanto mai, di quegli spettacoli si discute tutti assieme, cittadini, teatranti e critici, per non perdere tutti insieme l'abitudine a pensare e riflettere.
Ovviamente a questi eventi si sono aggiunti una serie di inviti dell'organizzazione che è parsa attenta però a non perdere quel file rouge che l'accompagna e che è la volontà, come scrivono nella presentazione, di far girare tutti assieme, o almeno il maggior numero possibile, “la ruota della preghiera di Shangri-la”, cioè la ruota della cultura e della storia per rimanere umani. Sfida non indifferente data la contemporaneità che sembra avviata in senso opposto.
Questi gli spettacoli visti il 25 ed il 26 luglio.

LA MIA BATTAGLIA VR
Un esperimento in fondo, che però lascia un poco perplessi per la mescolanza non del tutto equilibrata di linguaggi in cui la forza drammaturgica del testo è come interferita da un eccesso di strumentazione tecnica, mentre la recitazione si diluisce in una “riproducibilità” che quasi distrae. Il testo di Chiara Lagani ed Elio Germano si rifà a sintassi retoriche che ricordano i populismi correnti nella volontà di delega che sottintendono e che, si scopre alla fine, affondano le loro radici nel tragico inventore dell'ipnotismo politico e popolare, l'Adolf Hitler del Mein Kampf. Un richiamo alla ragione e all'umano, in fondo, “virtualmente” interpretato e diretto dallo stesso Elio Germano.

fortunaFORTUNA
La comunità però, quando si disperde e disarticola, diventa anche il luogo oscuro in cui si nasconde il male, oltre ogni sofferenza che lo giustifica. È il caso della tragica vicenda esistenziale di Fortuna, bimba della periferia di Napoli, dimenticata prima, abusata e uccisa poi nell'indifferenza che è assenza affettiva, dolorosa a guardarsi, quasi fossimo incapaci di pensarla. Preferiamo forse dimenticare per assolverci e su questo dolore agisce la parola di Alessandro Sesti, con le canzoni di Puscibaua, che costringendoci a guardare insieme ci aiuta a capire, noi e la storia. Teatro di narrazione raffinato e anche 'cattivo', come nelle corde dell'autore, qui diretto da Erica Morici.

La classeLA CLASSE
Teatro di figura per una drammaturgia che organizza, quasi alla maniera di Edoardo, le sue “voci di dentro” nei pupazzi e nelle maschere che transitano in scena animate dalle parole che le attraversano per innescare un ideale viaggio alla scoperta intima, ma ora condivisibile, della propria esperienza di crescita, alla scoperta di una identità che sempre contraddittoriamente si forma in bilico tra il proprio sé e quella esperienza. La storia della protagonista, insieme alle voci registrate  dei suoi compagni di scuola che testimoniano l'esperienza comune, si forma così nella contrapposizione con una suora/maestra autoritaria e violenta ma capace anche di aprire inaspettatamente ai territori della meraviglia. Quanto è rimasto di lei nella sua personalità? A volte sembrano sovrapporsi le due identità, a volte separarsi in un cammino che talora ha come suo esito naturale la consapevolezza e dunque la elaborazione. Una sintassi analitica che richiama a una dimenticata metafisica della personalità, perché, come scrisse Eraclito: “Ethos Anthropoi Daimon ”, il carattere di un uomo è il suo destino. Di Fabiana Iacozzilli per la compagnia CrAnPi, con Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D'Amore, Francesco Meloni, Maria Meneghetti e con i pupazzi davvero espressivi di Fiammetta Mandich.

LEMON THERAPY
È lo spettacolo scelto dai “Visionari under 18” e proprio dell'adolescenza parla, anzi dell'adolescenza in quanto dimenticata. Ai tempi di oggi un Lemon therapytrentacinquenne, non molto lontano da quel periodo della sua vita, va in terapia perché non ricorda nulla della sua adolescenza in quanto troppo traumatica quindi rimossa. Metafora di una frattura anche sociale e storica, di una Società che si vorrebbe adolescente ma che dell'adolescenza non sembra sapere nulla, la drammaturgia si sviluppa su sintassi ironiche e leggere, riecheggiando la semplicità se non la povertà di quella lingua generazionale, per concludersi, quale esito del viaggio, nella scoperta della relazione affettiva, peraltro praticata concretamente. Di Chiara Boscaro e Marco di Stefano per la compagnia Enrico Lombardi/Quinta Parete, con Enrico Lombardi e Alice Melloni, responsabili anche della regia.

IKI
La danza che sa definire, con il suo magico cerchio, i confini dello spazio e del tempo, della vita dunque quale la conosciamo, è forse anche il linguaggio capace di attraversare quei confini esponendoci a ciò che, sconosciuto e oscuro, sta oltre la vita. Due coniugi attraversano il confine e le loro anime si avviano verso quella landa. Questo il senso di una coreografia ispirata al libro tibetano dei morti e che dall'oscurità che l'avvolge, forse anche eccessiva nel suo celare i movimenti iniziali, si muove man mano verso la metafisica dell'esistere, lo stare nella natura e nella vita per cogliere il fruscio di un al di là. Il movimento ed il rapporto con la gravità è qui appunto 'metafisico' in quanto alla ricerca di una essenzialità che è, a mio avviso, profondamente umana. Coreografia di Daria Menichetti che la interpreta insieme a Francesco Manenti.

9 lune9 LUNE
Performance o evento itinerante nel tempo e nello spazio che quest'anno, approfittando dei suggerimenti dell'anniversario della conquista della luna, articola su questa suggestione la ricerca sulla casa e sull'abitare portata avanti dai suoi ideatori. 9 persone e 9 case per 9 lune diverse riecheggiate in famose canzoni dell'epoca. Il 25 luglio è stata l'occasione di David Bowie “Space Oddity” che ci ha ospitato in una casa al centro di Sansepolcro dove abbiamo condiviso la storia della sua abitante, gioie e dolori , a ricordarci che il sogno deve essere soprattutto condivisione,deve essere un luogo di scambio e di incontro per poter diventare creativa utopia. Una luna che ancora custodisce, con quello di Orlando, il senno perduto dei nostri tempi che dobbiamo riconquistare. Di e con Tamara Bartolini, per la drammaturgia, e Michele Baronio, per il paesaggio sonoro.

QUATTRO QUADRI SU ERNEST HEMINGWAY. PRIMO STUDIO
Uno studio appunto, il primo, di una ricerca drammaturgica articolata sullo scrittore americano, sospesa tra l'uomo, la sua parola letteraria e l'immagine rifratta come sulla superficie dell'acqua che, da queste, ciascuno di noi di lui elabora, tra amore e odio. Si alternano, nella naturalistica rappresentazione, dei caratteri personaggi tipici e topici della trama narrativa di Hemingway, il pugile e il soldato, l'eroe e l'amante, sotto il segno di un desiderio di fuga e di sconfitta che paradossalmente ne attraversa, in tralice, azioni e pensieri. Indagine anche questa su una modernità dalle radici antiche e ancora in parte inesplorate. Una scrittura in farsi che ben promette di Maura Pettorusso, con Woody Neri e Stefano Piero Detassis e per la regia di Stefano Cordella. Compagnia TrentoSpettacoli/Stefano Cordella.

IntimitàINTIMITA'
Sguardo narrante sulla cosiddetta “coazione a ripetere” come segno dei tempi, come stato delle cose in una Società che al dubbio creativo, insostenibile forse e comunque incontrollabile, sostituisce lo schema spesso eterodiretto. Uno schema che introiettato può diventare una ossessione che attraversa l'uomo nelle sue tre età rappresentate in scena, e che segna l'incapacità rispetto all'autenticità, il dissolversi nell'aria rispetto alla creatività produttiva di ciò che radichiamo in noi. Uno spettacolo scelto dai “Visionari” perché, con il suo linguaggio apparentemente semplice e sempre diretto, parla di noi e della nostra difficoltà contemporanea a stare con noi stessi, prima ancora che con gli altri.  Conquistare la capacità di guardare dentro di sé, come insegna “l'inspicere” di Lucrezio, è l'invito a conquistare l'elaborazione e la consapevolezza che può liberarci. Una drammaturgia collettiva di Lorenzo Marangoni, Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo, Andrea Tonin, Miche Ruol, su ideazione e per la regia di Lorenzo Marangoni, con lo stesso Lorenzo Marangoni, Andrea Bellacicco e Eleonora Panizzo. Compagnia Amor Vacui.

È stato un festival coinvolgente, per chi lo ha ideato, per chi vi ha partecipato e per chi vi ha assistito, con una buona presenza di giovani.