Il viaggio io credo, con il suo carico di aspettative e anche speranze, è una sorta di profezia che accade prima di tutto e soprattutto nella nostra interiorità. Con questa profezia si confrontano “Gli instabili vaganti”, cioè Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola, in questo spettacolo ove nel qui e ora del palcoscenico precipitano e si concentrano, in assoluta contingenza, le estensioni della geografia e della storia, nei riflessi della memoire involontaire e con l'eco proustiana del ritrovarsi del tempo mai perduto. Non tanto, dunque, un confronto con la moderna sociologia della globalizzazione, i cui riflessi comunque si percepiscono, quanto la suggestione che emana dalle “Città invisibili” di Italo Calvino attraverso la quale Global City, la città globale si trasforma in una unica città, nella “Città unica” senza confini, in cui le immagini mnemoniche delle tante megalopoli visitate, dal Messico all'Asia, dall'Europa al Nord America, si combinano e si amalgamano in un linguaggio coerente e uniforme, distillando quasi in una unica cittadinanza le nostre mille e più cittadinanze, dentro e fuori le nostre grandi o piccole realtà. Del resto il viaggio è una delle cifre estetiche, la principale credo sin dalla sua
denominazione, di questa Compagnia che si chiama girovaga e che si confronta e mette a confronto la sua creatività con tante realtà in Europa e nel mondo, in uno scambio, non consueto almeno nel teatro italiano, da cui riceve stimoli e soprattutto conoscenza di sé. La scena è così un fluido in cui, appunto, accadono, mulinelli nel fiume bergsoniano, i ricordi concreti e reali, numerati con pazienza e rivisitati con ostinazione per trarne un senso che pur inevitabilmente perdendosi possa comunque essere, prima o poi, rintracciato.
Nella “Città Globale”, nel nostro villaggio mondo, i poveri di Calcutta parlano, pertanto, con sintassi e accenti delle periferie newyorchesi e i giovani benestanti del primo mondo appaiono alla ricerca disperata di dei perduti in cui di nuovo credere, in una continua tensione, tra un capo e l'altro del mondo, di modelli comuni e di desideri tragicamente insoddisfatti e altrettanto drammaticamente 'esauriti'.
Il testo di Nicola Pianzola, e anche la regia di Anna Dora Dorno che lo supporta, si impegna a rintracciare e a ritracciare le molteplici suggestioni di questo continuo confronto, cogliendo contraddizioni e reciproche attrazioni che però, talora, lo squilibrano e ne smagliano la struttura che nel transito scenico mostra qualche incoerenza sintattica, che confonde percezione estetica con realtà narrativa, lasciandosi qualche volta imprigionare nel consueto e anche nel banale, come nel caso di un momento dell'episodio di Calcutta.
Del resto, come molti dei lavori degli Instabili Vaganti, anche questo spettacolo è un continuo farsi nel mostrarsi sulla scena, anzi sulle diverse scene in cui man mano si affaccia e a cui è chiamato dal sempre maggiore interesse nei suoi confronti.
Immaginifico ma non fantasioso, concreto come solo la durezza della memoria e la lucidità della rappresentazione consente, è comunque uno spettacolo suggestivo, che si giova di un orizzonte scenico allargato dalla presenza del coro che effettivamente meglio lo completa, e capace di attraversare e padroneggiare linguaggi scenici e attoriali diversi e, in questo modo, capace anche di colpire lo spettatore in modo inaspettato.
“The Global City” fa parte del progetto internazionale Megalopolis, ed è una produzione del Teatro Nazionale di Genova e di El Florencio Festival FIDAE 2019 Uruguay.
Interpreti Nicola Pianzola e Anna Dora Dorno. Coro scenico Claudia Marsulli, Antonio di Castri, Rosanna Gualdi, Marco Mazza, Francesca Flotta, Marianna Maretto e Roberta Rotante. Musiche originali Riccardo Nanni. Coreografie Instabili Vaganti. Visual mapping Alex Pietro Marra. Disegno luci Anna Dora Dorno.
Alla sala mercato di Genova Sampierdarena, dal 9 al 12 Ottobre. Buon apprezzamento del pubblico all'esordio.