Esito finale di un progetto avviato a gennaio 2019 dalla Compagnia Enrico Lombardi/Associazione Quinta Parete, coadiuvato da una serie di realtà attive a livello sociale e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, lo spettacolo S/CADUTI ha debuttato sul finire dello scorso ottobre inaugurando la nuova stagione teatrale «OFF2» del Teatro Fabrizio De André di Casalgrande (provincia di Reggio Emilia). E lo ha fatto coinvolgendo un affollato gruppo di giovani interpreti, composto da adolescenti e diversamente abili impegnati a rappresentare una drammaturgia che, con ironia critica, traccia dei parallelismi tra gli attuali problemi ambientali ed ecologici e la sparsa animosità strumentale verso certe creature ‘scomode’. Ovverosia – rievocando il testo – «anziani, cani, bambini, disabili e stranieri» equiparati, nell’ottica di svariati insofferenti, alla stregua di fastidiosi accumuli e residuati di aggregati umani e animali, al pari delle frotte di spazzatura che assediano tanti spazi cittadini, zone e territori del mondo d’oggi. Esseri «scomodi», quelli succitati, perché con modi e gradi diversi comportano in genere un quid complesso di affinate responsabilità e sensibilità
riguardo alle cure da aversi nei loro confronti, nel vivo dei processi esistenziali di una comunità. Sempre che, con semplicismo opportunistico, non ci se ne liberi lasciandoli a un destino di disinteresse ed esclusione. Guai del resto, no?, a disturbare – causa la ‘scomodità’ mobilitata da tali figure – l’ultraproduttivismo efficientista della nostra corrente società del benessere; rischiando ossia di renderla più complicata da trattare e gestire, quindi pure meno presentabile agli occhi della pubblica opinione della quale si cerca senza sosta il plauso e il consenso. Di qui, allora, ne deriva pure l’odierna ossessione (assai mediatica e ipocrita) per una globale «pulizia» in realtà tutta esteriore e in ordine, ai comandi; da potersi dunque esibire in forma speciosa senza nient’altro di costruttivo ed edificante dietro la sua facciata: considerato quanto, in siffatta società, si è tutti irretiti invero – nessuno di noi escluso – nella smodata coazione a ripetere inferta dal consumo spesso inconsapevole di merci e comodità varie, impresso dall’intrusivo circolo vizioso del capitalismo che ci attornia.
Così, nella rappresentazione indiziata, si assiste ad esempio a un passaggio in cui la scena si riempie progressivamente di plastiche e rifiuti provenienti dalla platea; mentre, sullo stesso palco, l’ensemble di ragazzi e ragazze mima ripetuti gesti di detersione del corpo e consumo di invisibili alimenti e prodotti di cui lanciano, con incurante disinvoltura, gli immaginari involucri e residui in giro. Un sottofondo musicale da commedia, frattanto, accompagna una voce fuori campo tesa a enfatizzare sui generis la centralità della «città» – simbolo, ossia, di una collettività di cittadini – e di un suo presunto buongoverno. Sicché è evidente la demistificante sottolineatura scenica della contraddizione su cui si staglia il nostro vivere: mosso finché si vuole da parolaie buone intenzioni e però, al fondo, diffusamente viziato da abitudini e costumi all’insegna del consumismo più sfrenato e inquinante, illogico e dannoso.
Una somma di discorsi, quelli finora tratteggiati, che la pièce fa intendere ed emergere in una scenografia sobria e fatta di materiali semplici; illuminata dal ricorrere di tonalità soffuse di grigioverde, riverberato dai teli di plastica trasparente che la delimitano sul fondo. Toni luministici che conferiscono venature plumbee all’atmosfera, pur nel garbo complessivo della messinscena, e che comunque s’interseca a tratti con sketch a luce più distesa in cui i giovanissimi performer si prendono la scena recitando gag e pezzi con inserti di mimica che, soprattutto, prendono di mira la retorica effettistica del potere politico. Alla quale si contrappone, semmai, l’ondulare vago dei loro corpi semidanzanti in taluni momenti, che ritagliano nello spazio scenico il tremante chiarore della grazia adolescenziale accanto a quella di schiette e umane disabilità. Un vibrare che ha parvenze di allusivi voli, in cui si esprime perciò una necessità di superare artificiose separazioni, chiusure e ritrosie senza costrutto, per ritrovarsi piuttosto nell’unisono di candide fragilità e veraci bisogni che accomunano ogni vivente l’uno con gli altri. E che consiste nella voglia, senza età né distinzioni, di essere amati con linda sincerità priva di scorie e intorbidamenti.
Un sogno su cui far risuonare i partecipi battimani di chiusura che i numerosi spettatori hanno tributato al lavoro in gioco, scritto e diretto con premura da Silvia Marchetti, Juri Roverato ed Enrico Lombardi. Questi ultimi due, a loro volta, presenti sul palcoscenico a recitare i ruoli principali e ad agire, nondimeno, da epicentri interpretativi da cui irradiare i disparati interventi dell’équipe di giovani valorosi.
S/CADUTI
di Enrico Lombardi, Silvia Marchetti e Juri Roverato.
Produzione: Compagnia Enrico Lombardi/Associazione Quinta Parete.
Casalgrande (RE), Teatro Fabrizio De André, 26/10/2019.
Informazioni, notizie e materiali nei website “quintaparete.org” e “teatrodeandre.it”.