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Iperconosciuta e pluripremiata commedia, così lui stesso ci teneva a definirla, di Tom Stoppard, rappresenta lo sguardo dissociato sull'Amleto shakespeariano, sopportato da chi nella tragedia era comprimario, cioè una semplice occasione sintattica nel contesto del complessivo percorso drammaturgico. Un contemporaneo spin-off dunque, come si auto-definisce nel foglio di sala, che gli allievi della Scuola di Drammaturgia del Teatro Nazionale di Genova, sotto la guida di Marco Sciaccaluga a conclusione del loro Master di recitazione, propongono a fianco e insieme al loro spettacolo “La favola del Principe Ameto”, visto e recensito lo scorso anno e riproposto in questa stagione,  a mio avviso utilizzandolo scenicamente quasi in sorta di compendio critico dell'Amleto stesso, ovvero come un apparato di notazioni che ne svisceri il senso e le dinamiche. Il testo, su cui è stato costruito anche un noto film del 1990 di molto successo, si struttura su cadenze surreali, da teatro dell'assurdo, ma

non grottesche, conservando sempre e volutamente la leggerezza della commedia che si apre improvvisa a slittamenti onirici che ne accentuano l'ironia dissacratoria.
Rosencrantz e Guldenstern infatti sono due osservatori coinvolti loro malgrado nella tragica vicenda del principe di Danimarca che attorno a loro si sviluppa e che li avviluppa fino a decretarne la morte, osservatori coinvolti ma involontari, in fondo, come capita talvolta anche a noi stessi rispetto alla vita che ci troviamo a vivere.
In proposito questa nuova messa in scena, nel complesso piuttosto fedele, appare però drammaturgicamente coinvolta, forse troppo, più nella vicenda “Amleto” piuttosto che in quella dei due testimoni che, di fronte ad una realtà che appare fluida e mutante, azzardano risposte incoerenti fino alla comicità.
L'uso delle stesse maschere usate nella “Favola”, poi accentua la sovrapposizione così che il lavoro appare poco autonomamente declinato.
Bravi comunque i giovani attori, che padroneggiano con abilità le maschere e la relativa sintassi straniante. Notevole il loro impegno.
Uno spettacolo, per concludere, con le stimmate del saggio di fine corso e con qualche lentezza da eliminare.
Versione italiana Lia Cuttitta. Adattamento e regia Marco Sciaccaluga. Interpreti: Maurizio Bousso, Francesco Bovara, Simone Cammarata, Giulia Chiaramonte, Giada Fasoli, Elena Lanzi, Lisa Lendaro, Gianmarco Mancuso, Federico Pasquali, Laura Repetto, Francesca Santamaria Amato, Chiarastella Sorrentino. Costumi a cura di Maria Angela Cerruti. Luci di Aldo Mantovani. Assistente alla regia Mercedes Martini.
Una produzione del Teatro Nazionale di Genova, alla Sala Mercato di Genova Sampierdarena dal 5 al 17 novembre. Prima dello spettacolo gli attori hanno letto un comunicato in cui hanno lamentato, nello specifico della loro esperienza e in generale, le restrizioni economiche che affliggono il teatro rendendone difficile la serena sopravvivenza.