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“Turi Marionetta” compie dieci anni. Il fortunato e pluripremiato spettacolo dell'attore catanese Savì Manna, che ha collezionato più di 60 repliche sui palchi di mezza Italia, Canada e Francia, viene riproposto giovedì 21 e venerdì 22 Novembre, al Centro teatrale Fabbricateatro, alla Sala Giuseppe Di Martino di Catania, in via Caronda 82, a dieci anni esatti dal suo debutto.  Vincitore del Premio Vernacolo al concorso La riviera dei Monologhi, Bordighera (IM) nel 2015 e Vincitore del Premio Speciale Giuria Tecnica, XXXVI Premio città di Leonforte (EN) nel 2017, lo spettacolo “Turi Marionetta” si avvale delle scenografie e disegno luci di Salvo Pappalardo, delle marionette di Cartura, della musica “Rapsodia di una marionetta” di Savì Manna, produzione Leggende Metropolitane. “Turi Marionetta” è un monologo che racconta storie di marionette, pupi, pupari e cantastorie. In un atto unico viene rivisitata la storia sociale delle marionette, esaltando anche la grande tradizione

siciliana dell’Opera dei pupi. Pur basato su un’attenta ricerca storica, lo spettacolo non è un’opera didattica, quanto una pièce divertente e ironica, nella quale fanno alcune apparizioni le stesse marionette. L’utilizzo in parte della tecnica del cunto, del dialetto catanese alternato a un italiano forbito, determinano vivaci cambi di registro che arricchiscono la narrazione di musicalità ed espressività.
Protagonista è il Nonno del professore Salvatore Barone, detto Turi Marionetta in quanto illuminato docente universitario famoso in tutto il mondo per i suoi seminari sulle marionette. Ma nella vana attesa del nipote che non arriverà mai, il Nonno decide di tenere egli stesso il seminario sulla storia delle marionette. Si cimenta così in un racconto divertente e commovente, che attraverso la storia delle maschere della preistoria sino ai giorni nostri si arricchisce di aneddoti personali sulla propria giovinezza a Catania e sulla Seconda Guerra Mondiale.

A parlarci dell’anniversario del suo “Turi Marionetta” e di come è nata l’idea di questo spettacolo è lo stesso autore ed interprete catanese Savì Manna.
“A distanza di 10 anni Turi Marionetta non smette di stupirmi – spiega Savì Manna, che ne è anche autore e regista – normalmente gli spettacoli teatrali hanno una breve vita, invece lui è ancora fortemente richiesto, tanto che a marzo sarà rappresentato anche a Torino. Quando il 21 novembre del 2009 debuttai al Teatro Tezzano di Catania, nonostante io sia un sognatore, non avrei mai potuto immaginare che questo spettacolo, alla fine semplice nel suo essere minimal, potesse essere così longevo e portatore di così tante soddisfazioni. Far echeggiare il dialetto catanese lungo quasi tutto lo Stivale, oltrepassare le Alpi francesi e addirittura farlo risuonare più volte nel continente Nord Americano è stata, ed è, una grande emozione che rimarrà tatuata nella mia anima. Ricordare questo anniversario con delle rappresentazioni nella mia città è senza ombra di dubbio il miglior modo di festeggiare e ricordare questa bella ricorrenza. Buon compleanno Turi Marionetta!”.

Ma come è nata l’idea di scrivere “Turi Marionetta”?
“Nel febbraio del 2003 stavo finendo di scrivere la mia tesi di laurea “Per una storia sociale delle marionette”. Ma anziché sentirmi leggero ed appagato, avvertivo un vuoto, un senso di smarrimento che mi ha accompagnato per un lungo periodo. Inconsciamente non accettavo il depauperamento di tutto quel sapere su quel mondo così magico, ma reale dei “pupazza ch’e fila”. Nell’inverno del 2009 iniziai ad abbozzare qualcosa su un professore universitario imbranato ma esperto di marionette, la storia però non mi convinceva affatto. La notte del 21 marzo 2009, già sotto le lenzuola e pronto per addormentarmi, ebbi una visione: mi vidi nonno. Mi destai e di getto scrissi in una sola notte Turi Marionetta. Iniziò così un inesorabile e progressivo lavoro quotidiano sul personaggio del nonno, partendo dalla sua postura, per arrivare al suo timbro di voce e soffermandomi soprattutto sulla sua umanità. In tutto questo lungo e meticoloso lavoro, mi accorsi, ahimè, di “tre piccoli passaggi bui” nella drammaturgia dell’opera. Nel mese di settembre mi convinsi di confidare le mie perplessità al mio Maestro, il noto drammaturgo, regista ed attore catanese Carmelo Vassallo, ed andai a trovarlo a Milano. Per superare questi ostacoli il Maestro mi costrinse ad una scelta: o lui dettava ed io scrivevo, e in un attimo avremmo sciolto l’inghippo, oppure, mi spiegava come fare e lo avrei risolto da solo. Scelsi questa ultima strada, impiegai quasi un mese. Ritornai a Catania con una drammaturgia perfetta e con il dono più prezioso mai ricevuto: la conoscenza del personalissimo metodo di scrittura teatrale di Carmelo Vassallo. Purtroppo il Maestro è passato troppo presto a miglior vita e non ha neanche mai visto rappresentato Turi Marionetta; così tutte le volte prima di entrare in scena me lo immagino sempre in prima fila a guardarsi lo spettacolo”.

Con i tuoi testi quali frammenti di realtà preferisci raccontare sulla scena?.
“Io sono un osservatore, un guardone, sicuramente, perciò mi incuriosiscono quelli che questa società etichetta come “ultimi” e secondo me meritano di essere raccontati. Poi scrivo e se quello che scrivo lo ritengo interessante lo metto in scena, altrimenti lo cestino. Comunque cerco sempre cose nuove e mi piacerebbe cimentarmi in tutti generi teatrali”.

Quanto ha influito nel tuo percorso professionale l’incontro, la collaborazione, l’amicizia con il drammaturgo, regista e attore catanese Carmelo Vassallo?
“L’incontro con Carmelo Vassallo per me è stato fondamentale, gli devo tutto. Era un grandissimo e solo perché era una persona che non accettava compromessi non ha avuto il successo che meritava. Era di un altro pianeta e quando gli dicevo che era il mio punto di riferimento, si arrabbiava e mi diceva che un solo punto di riferimento non bastava. Spero di avere la fortuna di incontrare un’altra persona del suo spessore. Senza l’incontro con Carmelo Vassallo io non avrei mai intrapreso questa professione seriamente, il teatro sarebbe stato un hobby, sarei stato uno dei tanti con talento e niente più. Grazie a lui ho scoperto in questo lavoro i sacrifici, la puntualità e le fatiche da superare per poter essere impeccabile e senza macchia. Inoltre lui mi donato il suo personalissimo modo di scrivere teatro. Umanamente Carmelo Vassallo è infinito, un amico come pochi e gli amici veri sono veramente rari, ancora di più nel mondo teatrale”.

Ti sei occupato di teatro di strada, di cabaret, di prosa, di marionette, hai curato regie con attori diversamente abili ed inoltre suoni il violino da autodidatta. In che modo queste esperienze professionali ti hanno fatto crescere ed a quali sei legato di più?
“In questo lavoro tutto è necessario e niente è indispensabile, ma sicuramente il teatro di strada ti mette a dura prova, la strada è la strada, c’è poco da dire. Io senza saperlo ho imparato tanto: devi essere prontissimo a cogliere ogni minimo spunto per portare la gente dalla tua parte, altrimenti sono guai seri, ma ero giovane e fortunatamente prendevamo tutto a ridere. Bei tempi. Un capitolo a parte invece è quello di avere avuto la fortuna di lavorare con i diversamente abili, i miei amici più sinceri, che porterò per sempre nel mio cuore. Con loro ho sperimentato le mie prime regie teatrali, spettacoli troppo belli, commoventi, allegri, loro poi bravissimi, mi hanno impressionato per l’impegno e la bravura, veramente oltre l’immaginabile. Del violino cosa posso dire? Senza suonarlo non ci so stare!”.

SAVI’ MANNA
Savì Manna, catanese classe 1971, è autore, attore e regista teatrale. Dopo aver fatto parte della compagnia di artisti di strada I Baternù, ha lavorato nella compagnia di Carmelo Vassallo mettendo in scena gli spettacoli Donna Nedda e Lupo. Esordisce come autore, regista ed interprete negli spettacoli Turi Marionetta 2009, Importante, molto importante (la trilogia) 2012, Patrizzia, la vera storia di una sensation seeker 2015. Opere apprezzate sia in Italia che all’estero, con cui vince diversi premi di drammaturgia, tra cui il Festival Potenza Teatro 2010, e il Premio Vernacolo Bordighera 2014. Nel 2016 ha fatto parte della compagnia del Teatro Brancati di Tuccio Musumeci. Nel 2018 in occasione del Giorno della Memoria con un cast di 30 elementi ha debuttato come autore, regista e interprete col melodramma sulla shoah Ogni storia ha la sua musica, testo finalista al concorso europeo di drammaturgia Premio Tragos nel 2014. Suona il violino da più di vent’anni, rigorosamente da autodidatta.