Quando la maschera rivela invece di nascondere, quando cioè, paradosso nel paradosso, porta alla evidenza la poesia essenziale e commovente della vita, una poesia che il prosaico andare del nostro esistere attuale, diviso tra denaro ed apparire, sembra dimenticare. E se questa è la sintassi drammaturgica dei Familie Floz, forse ancor più metaforico è il racconto dipanato in scena da questo lavoro, del 2004 ma che dimostra ancora una attualità quasi sconcertante. Un backstage, un dietro le quinte che mostra appunto ciò che vive dietro l'apparenza del palcoscenico del mondo, quella sostanza fatta di sogni, desideri, sentimenti e anche fallimenti che ne alimenta le luci e la ribalta, sostanza che dimentichiamo spesso ma senza la quale neanche la ribalta sopravviverebbe. Quasi un
retrobottega della vita, un ripostiglio deposito di attrezzi che aspettiamo di utilizzare nella recita che ad ognuno spetta nel breve andare della sua vita. Strumenti di scena finti che assumono su di sé la realtà che incontrano e paradossalmente, appunto, inverano.
Un teatro di figura estremamente espressivo che dialoga direttamente con i nostri pensieri, se non con i nostri sentimenti, moti e movimenti in cui ci riconosciamo spontaneamente mentre i tre tecnici protagonisti, Bob, Bernard e Ivan, e i comprimari che abitano l'invisibile palcoscenico recitano i loro vissuti, le loro attese e i loro dolori.
Strumenti di questo incessante racconto i riflessi della rappresentazione nascosta, tra cigni che muoiono, omicidi teatrali e duelli tra moschettieri, occasione forse per rivendicare una esistenza più piena di quella loro concessa.
Uno spettacolo dunque di grande poesia, che usa i molti linguaggi del teatro, dalla danza al circo, e le sue molte tonalità, dalla farsa alla tragedia (di scena), ma soprattutto il delicato bulino dell'ironia per incidere sulla realtà e scolpire i sentimenti nascosti, mentre in controscena ci accompagna un bianco fantasma, il bianco fantasma del teatro.
Di Paco González, Björn Leese, Hajo Schüler e Michael Vogel. Una produzione di Familie Flöz, Arena Berlin e Theaterhaus Stuttgart.
Una bella scelta del Teatro della Tosse, alla sala Trionfo dal 13 al 16 febbraio, premiata dal pubblico numeroso con molti applausi.