Opera di un drammaturgo per così dire di confine o di passaggio, quel Terence Rattingan che ha in un certo senso traghettato la commedia borghese anglosassone fin sulla spiaggia degli “Arrabbiati”, è drammaturgia dal taglio molto tradizionale, sia per la sintassi narrativa che richiama un certo gusto intimista inizio secolo, che per il linguaggio scenico, attento a riproporre e concentrare il suo sguardo sul salotto, ovvero sulla camera da letto, della britannica “upper class” e dei suoi paraggi esistenziali. Narrazione di una sola giornata, breve come quelle dell'autunno inglese, in cui precipitano affannosamente i nodi di una relazione incompiuta come molte, nella quale all'iniziale passione travolgente, anche perché apparentemente eversiva dell'ordine familiare, subentra l'indecisione e l'ansia per una fine attesa come prossima, o forse auspicata e sollecitata da un indocile e inconsapevole senso di colpa. In questo anche consueta e un po' banale se vogliamo. Lei ha lasciato il marito,
importante giudice, per un pilota collaudatore alcolizzato che man mano però non appare in grado di darle ciò che lei vuole, ciò che lei ha abbandonato.
Attorno ad un tentato, molto tentato, suicidio e all'accorrere di vicini e sodali, si determinano dunque le risoluzioni interiori dell'uno e soprattutto dell'altra, fino al reciproco abbandono che sembra aprire paradossalmente, e anche un po' affrettatamente, ad una sorta di happy end molto apprezzato da tutti i pubblici.
Certamente il drammaturgo tende a riproporre, con molto britannico distacco di uomo di establishment ma anche outsider, per la sua omosessualità mai pubblicamente esplicitata, movimenti e sintassi, talora un po' nevrotiche, della sua autobiografia, ma questo contribuisce solo in parte ad approfondire le dinamiche sceniche.
La regia di Luca Zingaretti ne asseconda il linguaggio con il suo approccio naturalistico, forse fin troppo, in cui si nascondono, un po' perdendosi, angoli e recessi di una intimità più complessa di quella che riesce ad apparire.
L'interprete protagonista, Luisa Ranieri, ha peraltro una efficace presenza scenica attorno alla quale si organizzano quasi gerarchicamente i movimenti dei vari personaggi, dalla portiera, ai vicini, al medico espulso, al marito e al nuovo compagno.
Spettacolo, dunque, nel complesso un poco 'datato' che non trova il guizzo per superare gli anni ed il contesto della sua ideazione.
Una produzione Zocotoco, Teatro di Roma Teatro Nazionale, Teatro della Toscana Teatro Nazionale. Traduzione Giuseppe Cesaro e Luca Zingaretti. Regia Luca Zingaretti. Interpreti: Luisa Ranieri, Maddalena Amorini, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani, Flavio Furno, Aldo Ottobrino e Luciano Scarpa. Scene Carmelo Giammello. Costumi Chiara Ferrantini. Musiche Manù Bandettini. Luci Pietro Sperduti.
Al teatro della Corte, ospite del Teatro Nazionale di Genova, dal 19 al 23 febbraio. Buona la partecipazione in termini di pubblico e il tributo di applausi.