Il teatro, nella intuitiva percezione della Compagnia Cuocolo/Bosetti, è essere in linea, anzi è tout court una linea, ed una linea, per bifronte geometria, divide ma anche collega, due zone dello spazio e due punti dell'esistenza, due e più vite, più e più volte. È una percezione che però non riguarda la contingenza, ove ciò che era dato per scontato e quindi man mano depauperato, il contatto fisico e spirituale, ci è stato impedito e per questo è improvvisamente tornato in una incerta e pudica attenzione. Spettacolo dal 2011 nel repertorio mobile e itinerante della Compagnia, prescinde dal teatro inteso come edificio programmato, ma non ne fa concettualmente a meno, anzi, oltre il suo tempo ed il suo spazio consueti, ne dilata tempo e spazio fino ad intercettare esistenze condivise ed esserci individuale. Letteralmente è uno spettacolo, infatti, che si svolge in linea, e da un sintetico copione si sviluppa e improvvisa nel tempo breve o lunghissimo di una telefonata tra lo spettatore e la protagonista, dovunque siano, nel qui e ora dello spettacolo, sia l'uno che l'altra. Paradossalmente però è uno spettacolo molto 'concreto', molto più di tante distaccate visioni sul palcoscenico mentre
ognuno va per una strada diversa, quasi artaudianamente crudele per il suo mettere improvvisamente in contatto, interiorità profonde, in genere fuori dalle abituali comunicazioni interpersonali.
È dunque innanzitutto spiazzante come e anche più del teatro per singolo spettatore qualche volta sperimentato, perché appunto del teatro mette in discussione ciò che riteniamo consueto, ci apre ad una 'terra incognita' che ci riguarda essendo dentro di noi ed in noi dimenticata, sommersa come in una vecchia cantina da cianfrusaglie inutili o apparentemente non più utili.
Una terra forse che suggerisce i sogni, e infatti un sogno è stato l'oggetto della mia rappresentazione teatrale, anzi della mia e della sua rappresentazione, e in questo caso dire mia e sua, dire nostra, non è eufemismo.
Una ricerca di sincerità di ognuno verso se stesso, prima ancora che verso l'altro, ricordando che Schopenhauer definisce il sogno la vera realtà, mentre la realtà della veglia si frantuma sotto il peso di maschere, ipocrisie o inibizioni varie.
Infine, come detto fa riscoprire modalità e luoghi della relazione, intimi e profondi, che raramente fanno parte della consueta comunicazione, anche quando questa è protetta dall'intimità, facendo ciò che il teatro, il vero teatro, può e dovrebbe fare, cioè portarci per un po' fuori dalla ordinarietà per farci riscoprire intera la nostra identità dispersa e talora soffocata da una contemporaneità sfuggente.
Esperienza, performance, evento o quant'altro chissà? Forse solo una montaliana occasione, un accadere per mezz'ora condiviso. Una idea mutante e interessante oltre il suo contenuto momentaneo che, come per me, riguarda solo lo spettatore del momento.
Di Cuocolo/Bosetti, con Roberta Bosetti all'altro capo della linea. Una produzione del Teatro Dioniso di Torino. Dal 7 Maggio ovunque voi siate, prenotando sul sito del teatro della Tosse, dieci spettacoli al giorno per un mese.