Nonostante la difficile situazione ci sono realtà e comunità teatrali, e non sono poche per fortuna, che si rifiutano di rinunciare alla loro essenziale natura, alla loro anima, accantonandola in attesa di tempi migliori. La bolognese Associazione Agorà, con la sua Direttrice Artistica Elena Di Gioia, è una di quelle che testardamente si è imposta di proseguire la sua quinta stagione 2020/2021 e, per questo, ha presentato in conferenza stampa via web, il 7 dicembre, la sua nuova produzione: “Coprifuoco//Spedizioni notturne per città deserte” della compagnia Kepler-452, ideata, anche nella sua specifica estetica, per la bisogna. Alla conferenza stampa erano presenti Belinda Gottardi sindaco con delega alla cultura dell'Unione Reno Galliera, costituita tra otto comuni della bassa bolognese che costituiscono la comunità di riferimento di Agorà, Rossela Vigneri presidente dell'Arci Bologna, che sostiene l'iniziativa, la Compagnia Kepler-452 ed infine Elena di Gioia. Si tratta in sostanza di una
intelligente e creativa prosecuzione della stagione dal vivo, iniziata nel settembre scorso e ovviamente interrotta, sul filo rosso di una precedente collaborazione con la stessa Compagnia che con “Lapsus urbano//il primo giorno possibile” che aveva cominciato ad indagare i rapporti tra il teatro e la sua comunità nel momento in cui si riavviavano gli spettacoli dal vivo, nel giugno scorso.
Così ora “Coprifuco” si allaccia ad una successiva esperienza della compagnia che con lo spettacolo “Consegne” aveva inteso ribaltare l'impossibilità per gli spettatori di entrare nei teatri, appunto uscendo fuori, nella strade e nelle piazze vuote e oscurate, attraversandole con gesto ribelle, e con l'attore travestito da rider consegnare ad un unico spettatore lo spettacolo sospeso e sequestrato dall'emergenza.
Dunque è una evoluzione di quella idea corsara. In “Coprifuoco” infatti l'attore-rider Nicola Borghesi attraverserà la città, prima Imola, poi Bologna, poi Ferrara e infine di nuovo Bologna, con un artista ospite per serata e insieme a loro cercherà di illuminare di drammaturgia angoli oscuri e luoghi abbandonati dalla comunità, per riportare ad essa il senso di una indagine e di una presenza, persistente e ineludibile, anche fuori dai teatri chiusi. Ne nascerà uno spettacolo trasmesso in diretta streaming.
Nel corso della conferenza stampa è stato infatti ricordato che la parola coprifuoco, diventata essenziale durante i bombardamenti nella seconda guerra mondiale, ha una etimologia scoperta, quella del coprire il fuoco del focolare, simbolicamente la luce di una relazione che nel teatro ha il suo centro.
L'intento è di spezzare l'assedio della pandemia riattivando in modo paradossale e metaforico quel fuoco che si vuole spento, portandolo cioè fuori ad illuminare le città deserte.
È una necessità, come è stato ancora una volta sottolineato, è l'esigenza di non spezzare il filo che lega lo spettacolo allo spettarore, gli artisti alla loro comunità.
Dunque non un surrogato impossibile, ma un gesto artistico di rifiuto e insieme di vicinanza in attesa che gli spettacoli e le relazioni dirette siano di nuovo consentite.
Saranno quattro le serate, il 10, 12, 16 e 19 dicembre al costo di 5 euro previa registrazione. Da segnalare in proposito che l'Arci offrirà il biglietto a 100 persone che non potranno permetterselo, come nell'antica Atene, a conferma che il Teatro è innanzitutto un diritto ed un bisogno.