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È uno dei testi più famosi e rappresentati di Carlo Goldoni ed è come un luogo di specchi all'interno del quale i riflessi compongono, dall'una e all'altra prospettiva, figure fluide e stratificate che si aprono a ripetute e talora apparentemente contrapposte interpretazioni, quali la storia e la tradizione teatrale, non solo italiana, ripropone di continuo. Narrazione sul doppio e sulla scomposizione della personalità attraverso la rappresentazione, quanto mai classica da Plauto a Shakespeare, delle vicende dei due gemelli separati dalla vita, uguali ed insieme opposti. Un plot, si direbbe oggi, immortale e ancora da pienamente esplorare, che Angela Demattè, giovane e interessante drammaturga, e Valter Malosti, regista e drammaturgo ora direttore del TPE, avevano messo in cartellone in questa stagione. Una pièce, però due volte sospesa dalle chiusure conseguenti alla pandemia. Proprio in rapporto a questa emergenza, regista e drammaturga hanno deciso di non deprimere e disperdere il

lavoro di quanti, oltre 30 persone, avevano partecipato nei diversi ruoli a questo progetto, sciegliendo di distribuire in streaming gratuito sulla piattaforma Backstage del Teatro Stabile del Veneto questo spettacolo, provato a lungo ed elaborato per e sul palcoscenico del teatro Goldoni di Venezia.
Una scelta dettata dalle circostanze che però ha imposto, nell'ambito delle alternative cercate e proposte dal mondo del teatro, l'esigenza di una revisione linguistica e registica affinchè non si perdesse o modificasse, nella sintassi propria del nuovo medium, il senso della lettura drammaturgica man mano elaborata.
Da tutto ciò è nata una rappresentazione oscura, tra il dark cinematografico e il taglio fassbinderiano (altro artista uso a molti mezzi espressivi), che sceglie di addentarsi nell'intimità dei personaggi, svelando, oltre la grammatica della commedia, il nucleo profondo di relazioni, affetti e pulsioni consce o inconsce, che la sovrastruttura sociale, esterna e introiettata, controlla e costringe nelle frizzanti finzioni di una commedia degli equivoci, leggere abbastanza da rendere, se non gestibili, almeno tollerabili quelle stesse pulsioni tragicamente distruttive.
Sceglie dunque di mostrare il nascosto, con una operazione che ci ricorda appunto il Fassbinder della “Bottega del Caffè”, portando sopra le righe della commedia e fino al grottesco il groviglio di sentimenti contrapposti che muove i protagonisti alle prese con i propri desideri irrealizzati ed i propri limiti affettivi, quasi a prendere finalmente sul serio il dolore e le tragedie che attraversano la  narrazione stessa.
Sceglie cioè di dire la verità, quella verità truccata nelle buone maniere e nella bonarietà di un comico che spesso è appunto più tragico della tragedia. In fondo un discorso sulla morte, che la dissociata e alienante presenza di un tagliente Pulcinella porta in scena. Una morte che la musicale lingua goldoniana nasconde nelle pieghe della sua malinconia.
Uno spettacolo intenso e anche angosciante di cui il volto dei bravi protagonisti, più delle stesse parole fedeli al testo, si è fatto carico con una efficacia nel complesso maggiore di quella di altre versioni che la stagione in corso ha offerto. Frutto, tutto ciò, anche di una scelta registica, nel contesto del nuovo medium, che ha saputo valorizzare i primi piani.
Necessario almeno per alcuni affinchè non si disperda un patrimonio e rimanga annodato un filo tra artisti e pubblico in attesa di incontrarsi di nuovo dal vivo.
Una produzione Teatro Stabile del Veneto, TPE-Teatro Piemonte Europa e Teatro Matastasio di Prato da Carlo Goldoni, più che un adattamento, una drammaturgia (quasi un travestimento) di Angela Demattè e Valter Malosti, regia di Valter Malosti. Con Marco Foschi, Danilo Nigrelli, Marco Manchisi, Irene Petris, Alessandro Bressanello, Anna Gamba, Valerio Mazzucato, Camilla Nigro, Vittorio Camarota, Andrea Bellacicco.
Scene e luci Nicola Bovey, costumi Gianluca Sbicca, G.U.P. Alcaro, cura del movimento Marco Angelilli, assistente alla regia Jacopo Squizzato, assistente costumista Rossana Gea Cavallo.