Cari lettori, ho avuto recenti notizie di come se l’è cavata Francesca, la bravissima attrice matura che s’incontrò e scontrò con il collega Umberto, vecchia sua fiamma amorosa: ve li ricordate? E vi ricordate in particolare che Umberto svelò, fingendo, a Francesca che, al culmine della loro travolgente relazione, ormai lontana nel tempo, aveva confessato alla moglie Gilda tale rapporto e la sua intenzione di separarsi per andare a vivere con Francesca? E che stava per dirle tutto, per proporle una nuova vita, e lei, anteponendo all’amore, l’interesse per un viaggio imminente, rinviò l’incontro segreto al suo ritorno, come se poco gli importasse dell’impellente bisogno di Umberto di comunicarle tutte le sue intenzioni? Per lui era stata una prova di vero, amaro egoismo quella offerta da Francesca, come, ancora un’altra volta, al presente, si stava mostrando egoista e indifferente alla proposta di aiutare un promettente compagnia teatrale di giovani davvero molto preparati.
Ma veniamo all’oggi, appunto, e a quanto ho saputo delle conseguenze dello scontro dei due dal punto di vista di Francesca. La quale, sorprendendosi, si stava accorgendo man mano col passare dei giorni che non riusciva a covare sentimenti negativi nei confronti dell’ex amante, suo collega d’arte. E si chiedeva se, al fondo del proprio cuore, non ne fosse ancora, magari tiepidamente, innamorata. Pensava pure, come un’illuminazione, di cercare in qualche vecchia agendina uno dei numeri telefonici o di cellulare di Gilda: gli era venuto un irrefrenabile desiderio di sentire dalla viva voce di lei com’erano andate le cose in quell’ormai lontano giorno a cui si era riferito, nel loro scontro, Umberto.
<<Pronto, parlo con Gilda? Sono Francesca, la vecchia collega di Umberto…>>.
<<Si, sono io, qual buon vento la porta? O… ti porta?>>.
<<Si, si, diamoci del tu, assolutamente. Spero di trovarti bene!>>.
<<Non mi lamento nonostante il tempo che inesorabile ci trascina in avanti…>>.
<<Beh, vale per tutti, non bisogna pensarci, bisogna sempre stare al presente e vivere girono per giorno con molti interessi…>>
<<Sono d’accordo, poi detta da te, che da sempre hai avuto questo lato del carattere predominante, tale strategia è credibile!>>.
<<Ne sono convinta, e devo dire che col passare degli anni, lasciando man mano gli impegni di lavoro, specie quello teatrale, ho incentivato sempre più i miei interessi: viaggi, cura della persona, yoga e fitness, vita sociale giocando a bridge, e anche a burraco!>>.
<<Ah, burraco, e come no, ormai lo giochiamo tutti! Dimmi, a cosa devo questa tua chiamata, Francesca?>>.
<<Sai, avrei bisogno di parlarti, ma, se possibile, non al telefono, sono argomenti un po’ delicati: potremmo vederci di persona?>>.
<<Si tratta di Umberto, immagino, o hai qualche problema serio, tuo personale?>>.
<<La prima delle due cose!>>.
<<Si, certo, possiamo incontrarci, però ti dico che da anni, dopo la separazione, ci sentiamo, si e no, una volta al mese per cui di lui non so dirti molto.>>.
<<Non è un problema, capirai quando ci parleremo!>>.
<<D’accordo, vogliamo vederci domani pomeriggio alle 17, vicino casa mia, a Testaccio, davanti il Teatro Vittoria? Poi ci troviamo un comodo bar all’aperto sulla piazza, visto il bel tempo che ci assiste.>>.
<<Va bene, ti ringrazio davvero, avrò molto piacere di incontrati, a prescindere da qualsiasi necessità o urgenza.>>.
La notte passa lenta, e ogni ora, per il sonno leggerissimo che non si trasformava in un sereno e corroborante riposo, Francesca guarda l’orario nella sveglietta del comodino; le succedeva questo ogni volta che doveva partire, all’indomani, per qualche viaggio particolarmente attraente, interessante, ma, ora, al posto di una sensazione pervadente di eccitazione piacevole, prova una sottile inquietudine, quasi un presagio di una svolta della sua vita, senza però conoscere una delle nuove strade che potevano pararsi dinanzi a lei. Pensa pure che tale sottile ansietà non l’aveva mai provata neanche nelle notti prima dei debutti sui tanti teatri in cui andava a mostrarsi ad un pubblico spesso difficile, distratto, magari maleducato o addirittura ignorante. Le viene in mente come fosse davvero indicativo uno dei significati della parola psiche, in greco antico, e cioè quello di “farfalla”; ecco, si dice, la sua mente sfarfalla alla ricerca di una luce, di un lume che sia punto di orientamento; è anche incerta sul disdire o meno l’appuntamento, telefonando di prima mattina a Gilda, ma, in quel mescolìo di sensazioni e stati d’anima, il desiderio d’incontrarla trova il predominio...
<<Carissima, fatti abbracciare!>> fa Francesca a Gilda, la quale le si unisce nell’abbraccio, dicendole <<Sei ancora bellissima! Lo immaginavo>>; e Francesca <<E tu sei bella e hai sempre quella tua espressione di simpatia immediata!>>.
<<Ti ringrazio, cara!>>, facendo un cenno di chiamata al cameriere più vicino per farsi portare le consumazioni.
<<Allora, Francesca, eccoci qui, dimmi tutto!>>.
<<Dunque, tempo fa, per motivi improvvisi di lavoro, mi son vista, dopo tanto, con Umberto; spero che non ti dia fastidio ricordare che diversi anni fa, mentre eravate in crisi, tanto da separarvi, fra me e Umberto, allora ancora tuo marito, c’è stata una relazione…>>.
<<No, no, per carità, lo sapevo, certo, e ne possiamo parlare anche perché non è stato questo vostro rapporto la causa del naufragio del nostro matrimonio, e penso che anche tu ne sia stata al corrente!>>.
<<Certo che si, naturale; ora io vorrei chiederti una cosa: Umberto, ti disse a un certo punto che voleva lasciare te e tuo figlio Marco perché desiderava vivere con me? Ti prego, se non vuoi affrontare questo argomento dimmelo senza alcuna remora!>>.
<<Guarda Francesca, l’argomento l’affronto in tranquillità, perché ti posso giurare sulla vita di mio figlio Marco che una cosa del genere Umberto non me l’ha mai, mai detta! E non so proprio pensare come ti sia venuta in mente?!>>.
<<Ne sei davvero sicura?>>.
<<Assolutamente, te lo confermo, perché lui mi disse che voleva andarsene un’unica volta, e l’ha fatto, ma non con te, e me lo ricordo bene, come puoi immaginare, dato che in quel momento ricevetti una tragica mazzata, come puoi ben immaginare!>>.
<<Capisco, certo, mia cara, e mi dispiace tutt’ora…>>.
<<Che vuoi fare, ne è passato di tempo, e si finisce per dimenticare quasi tutto, anche perché lui è stato sempre leale con me e con Marco, non ci ha fatto mai mancare nulla e mi ha aiutato ad educare nostro figlio con vera dedizione; insomma Umberto è stato un vero signore. Quindi in quella decisiva occasione non ti ha minimamente tirato in ballo!>>.
<<Questo mi fa piacere, davvero, al contrario mi sarei sentita in colpa, inevitabilmente!>>.
Francesca e Gilda chiacchierano giusto per il tempo necessario a sorbire le loro bevande, del più e del meno, per poi lasciarsi in cordialità.
Francesca se ne torna verso casa, mentre si avvicina l’ora fresca del tramonto, ormai sicura che Umberto le aveva detto una balla, e si chiede il perché! Forse è stata quella dell’attore una scusa utile a rinfacciarle il suo egoismo, aggravandolo con il ricordo di un atteggiamento menefreghistico, e con la speranza che lei credesse a quell’invenzione! Eppure l’aveva invitata a telefonare a Gilda, subito, davanti a lei… Possibile che abbia rischiato una figuraccia… se lei avesse davvero fatto quella chiamata?... Oppure, pensa Francesca, è Gilda che ora nega tutto, semplicemente per una forma di gelosia femminile retrogada, per una specie di dignità che non deve essere offesa! Oppure, Umberto, nel diniego suo di dargli una mano, di aiutare i suoi giovani attori, ha capito che il loro rapporto non si sarebbe riacceso, dando luogo ancora… e sì, Francesca non vuole mentire con se stessa… quell’incontro con Umberto da un certo punto di vista l’aveva toccata dentro, aveva risvegliato emozioni non ancora dissolte… il senso di un’intimità mai più rivissuta con altri uomini… e forse, pensa, anche lui a suo modo aveva rivisto in lei quella donna, sia pur ormai non più giovane, con la quale non solo aveva vissuto sulla scena momenti spesso esaltanti, ma aveva condiviso piaceri, intese, sguardi amorevoli, sinceri. Certo, a entrambi era mancato il coraggio di assumersi un impegno più importante, più a lungo termine, più esigente da parte di entrambi in modo reciproco, e a poco a poco, distratti anche dal lavoro, e soprattutto, specie per quanto riguardava lei, dall’estremo desiderio di libertà, di indipendenza, e forse pure… già… spinta da una forma di egoismo di cui magari non si rendeva conto.
La sera, a letto, si gira e rigira, non riuscendo a prendere sonno! Che avrebbe dovuto fare? Tornare da Umberto e dirgli in faccia che è un bugiardo, un pusillanime? O esplorare se in lui agiscono altre nascoste, sentimentali motivazioni, e, perché no, lasciarsi andare anche lei verso una nuova avventura d’amore? Una vera pazzia, le viene subito da definirla! O forse, pensa ancora, sentendosi come persa in un labirintico gioco mentale, in un frullatore di spinte emozionali, tutto è semplicemente come lui le aveva spiegato? Cioè tornare sulle scene quel tanto che basta per dare un’ulteriore spinta verso la maturazione di giovani promesse dell’arte?
Si sveglia con uno strano angosciante presentimento, cosa che non le era mai capitata prima. Appena fatta la doccia e sorseggiato il suo tè mattutino squilla il telefono, e sul display Francesca legge il numero di Gilda; risponde con un filo di voce, scostando la tazza del tè sul tavolo.
<<Pronto, sei Gilda?>>.
<<Si, Francesca sono io, scusami, forse ancora dormivi…>>
<<No, no, ma dimmi, cosa succede? Ti sento strana!>>.
<<E si, si, certo, non ho chiuso occhio! Non mi crederai, ma è la vita che è strana, che è una… merda… che prima o poi ti presenta il conto…>>.
<<Ma cos’è successo? Abbiamo combinato qualcosa di brutto ieri pomeriggio? Ed io cosa posso fare? >>.
<<Forse nulla! Ora l’unico che può fare è Marco, per… per…>>
<<Per?>>.
<<Per suo padre, Francesca, per suo padre, per Umberto!>>
<<Cosa gli è successo?>>.
<<Un ictus, Francesca, è semiparalizzato; ricoverato da alcuni giorni in terapia intensiva, parla con grande difficoltà, e ci ha fatto chiamare dall’ospedale appena ripresosi un poco!>>.
<<Oddio, che brutta notizia, mi si gela il sangue… e cosa prevedono i medici?>>.
<<Non si pronunciano, ma la prognosi non è delle migliori, è fuori pericolo di vita, ma la ripresa sarà molto lunga, e i risultati delle terapie non possono essere al momento prevedibili!>>.
<<Mi pare… impossibile… incredibile…>>.
<<Ora lo seguirà Marco, che ha già avvertito la società di produzione la quale per il momento ha deciso di sospendere le attività… un vero peccato perché salta lo spettacolo della compagnia giovanile a cui Umberto teneva come fosse una sua creatura, creata dall’impegno di anni, di sacrifici, di dedizione… questo lo ha deciso il dottor Romoli, amministratore della società, e lo ha detto a Marco…>>.
<<Capisco, capisco… non ci voleva… non ho parole… scusa Gilda, sentiamoci in un altro momento… sono confusa… forse addolorata… non so nemmeno io… è tanto tempo che non frequento più Umberto… si era allontanato dalle mie orbite di vita… ma tutto può tornare verso di noi, con noi… nulla scompare del tutto, o per sempre, forse, chissà… scusami son confusa…>>.
<<Hai ragione, sentiamoci più avanti, magari quando ho notizie spero migliori…>>.
Francesca passa alcuni giorni devastanti; l’evento è stato brutalmente tranchant, togliendole qualsiasi possibilità di sciogliere il nodo di quel suo nuovo incontro con Umberto e la sua vita. Giorno per giorno si sente davanti ad una biforcazione che impegna tutta la sua persona: o scappare da quella situazione, da quella pesante e sconcertante esperienza, scomparire per riprendere la “sua” vita, i suoi soliti impegni, i suo amati “sollazzi”; oppure… morire a se stessa, resettare i suoi criteri di giudizio sulla propria esistenza e su quella degli altri. Allo stesso tempo rifugge dal pensiero di dimostrare nei confronti di Umberto un pietismo che non l’avrebbe comunque coinvolta nel suo intimo!
Che fare? Andarsene lontano, magari all’estero per un lungo periodo, e dimenticare tutto quello che era successo? O magari tornare al teatro, riprendere tutti i contatti professionali, dimenticarsi e ritrovarsi, dando il proprio corpo e la sua psiche così disorientata a personaggi finti ma forse più stabili del suo scentrato esistere?
O dopo anni e anni andare in chiesa, magari parlare con un prete? Ma no, no, avrebbe rischiato di fare scelte moralistiche, e poi non vuole agire secondo una legge di sacrificio, vuole invece “desiderare” di far qualcosa di vero, che abbia senso pieno anche per se stessa e per la sua vita.
S’informa, così, in quale struttura è ricoverato Umberto, sapendo che prima o poi avrebbe avuto, appunto, un vero desiderio di vederlo, abbracciarlo, carezzarlo sul viso, sulle mani, sui capelli.
Prima, però, decide di andare alla sala dell’Ostiense dove aveva incontrato Umberto, quando le parlò di quei giovani bravissimi, e quando, rivivendo il momento con tristezza e vago rimorso, si scontrarono: “sente” che deve farlo! S’informa se quei giovani attori ancora provano, nonostante la sospensione degli spettacoli. Vuole andare a vederli lavorare sul piccolo ma graziosissimo palcoscenico, e avrebbe pregato il dottor Romoli di non accennare alla sua presenza. Li osserva, così, al lavoro, non vista. Stanno esercitandosi su una improvvisazione centrata sul tema della maternità. Li guarda con grande attenzione, osservando il loro forsennato impegno per dare credibilità ed espressività attraente ai loro gesti, alle loro parole; le scesero le si bagnano le palpebre quando in un passaggio una delle giovani attrici simula l’arrivederci, quasi un addio, alla figlia che se ne va via sposando il suo innamorato; e poi deve anche strozzare il riso quando uno degli attori crea una gag imperniata sull’ubriacatura da vino durante il banchetto nuziale, una geniale riproposizione di un lazzo della commedia dell’arte.
Francesca se ne esce lentamente da quello spazio della fantasia e dell’invenzione. Prende un taxi per tornare a casa, ma le sembra quasi di volare, tutto le si chiarisce nella mente, e nel cuore, “intuisce” nuove dimensioni!
L’indomani Francesca è al fianco di Umberto, il quale riesce a tenere con le sue mani un mazzo di fiori multicolorati donatogli da lei.
<<Stai sereno Umberto, ai tuoi ragazzi ci penso io, e faremo una bella festa in teatro, tutti assieme, tutti uniti!>>, e aggiusta il bel mazzo di fiori dentro un vaso di cristallo iridescente per la luce filtrante dalla finestra.
Carattere 9 (La metamorfosi di Francesca)
- Scritto da Giorgio Taffon