Spesso, quando nasce da una vocazione vera e profonda, il recitare e il costruire teatro nelle sue mille forme e contaminazioni è già in sé una forma indiretta di pedagogia, che si alimenta del coinvolgimento, tanto più grande quanto più intensa è la suggestione così accesa, dello spettatore nell'attore, del pubblico nella scena. È il caso della “Societas Raffaello Sanzio” che da molti anni percorre la scena italiana ed europea andando sempre e con pervicacia oltre la contingenza, comunque ineludibile ed essenziale, per tentare di costruire un sapere, teatrale ma non solo, un sapere che la cronaca ha colto prima della storia e che la cultura europea, cui il gruppo di Chiara Guidi e dei Castellucci si è con prepotenza affacciata, ha man mano cominciato ad elaborare. Inevitabile e coerente che questa pedagogia trovasse con il tempo
forme per così dire organizzate e concrete, aperte in maniera stabile alla condivisione. L'attività specifica di quest'anno, post ripresa, è stata presentata il 27 aprile nel corso di una interessante conferenza stampa in streaming, organizzata appunto da Chiara Guidi, Claudia e Romeo Castellucci dagli spazi della storica sede nella loro Cesena.
Una attività come di consueto intensa in collaborazione con l'Assessorato alla cultura del Comune di Cesena e con la Biblioteca Malatestiana, incentrata sul “CORSO DI RITMO DRAMMATICO. Teoria e pratica della dinamica temporale scenica”,che avrà luogo appunto al Teatro Comandini di Cesena dal 24 Maggio all’8 Settembre.
Finanziato da un apposito Bando della Regione Emilia Romagna, citiamo dal comunicato stampa, “il Corso di Ritmo Drammatico prepara artisti, registi, attori, danzatori e performer tra i 18 e i 35 anni alla coscienza ritmica della danza e della recitazione attraverso studi e sperimentazioni di Movimento ritmico, diretti da Claudia Castellucci e di Dinamica compositiva della recitazione, diretti da Chiara Guidi, rapportati a una misura scandita con arte. A completamento vi sarà anche una sezione dedicata alla composizione drammatica, denominata Struttura dinamica della regia, diretta da Romeo Castellucci. Altri Docenti sono stati chiamati ad approfondire temi o tecniche specifici”.
A fianco si svilupperà l'ottava edizione di “Scuola Cònia”, diretta da Claudia Castellucci, per tre intense settimane di preparazione intorno ai temi e ai problemi “della produzione scenica, figurativa e critica di determinate idee sul mondo e nel mondo”.
Intorno alla presentazione di queste iniziative si è così potuto attivare anche un confronto tra i partecipanti stimolati, come di consueto, dagli orizzonti e anche dalle visioni che i fondatori del Gruppo custodiscono e canalizzano.
Un confronto che è andato in particolare a riguardare la pedagogia teatrale e il modo con cui questa viene affrontata. Sono dunque emerse interessanti sollecitazioni riguardo al fatto che, come ho avuto modo di porre in questione, la pedagogia non è solo o tanto un trasferimento di tecniche e di concetti, per cui spesso capita, anche a me, di riconoscere già nel modo di recitare una scuola specifica.
In realtà, in questo trovando una ripetuta consonanza con il gruppo, io penso che insegnare sia soprattutto un mettere un seme,un ingravidare per poi far nascere e far partorire dunque nell'allievo ciò che lui stesso, e con lui ciascuno di noi, intimamente feconda, talora anche senza esplicita consapevolezza. Dunque che il vero pedagogo sia soprattutto un 'levatore'.
Scuole e residenze ne sono la struttura e la culla, il luogo fisico e spirituale ove preparare e discernere le suggestioni che distillano poi i loro spettacoli.
Come si espresse, proprio in riferimento alla “Societas”, Edoardato Sanguineti in una Intervista concessami nel 2005:
“Sono, questi, spettacoli che contengono elementi di una crudezza e violenza veramente straordinarie, ma che non sono gestiti in senso emotivo, per commuovere, bensì sono il risultato di una straordinaria elaborazione, estremamente calcolata che non a caso si appoggia, penso alla loro realizzazione della Orestea che ho molto amato, sopra una riflessione intorno alla aggressività che la rovescia come un guanto e comporta un teatro della crudeltà nel senso di Artaud, ove la crudeltà non è superficiale o esibita.”