Il Teatro Stabile di Catania, in collaborazione con Fabbricateatro, come secondo appuntamento del cartellone estivo “Evasioni”, ha proposto al Palazzo della Cultura di Catania, la pièce di Nino Martoglio, “L’ultimo degli Alagona”, nell’adattamento di Nino Bellia e Alessando Napoli, testo inedito e mai pubblicato, rappresentato il 9 aprile 1908 dalla Compagnia Ermete Novelli al Teatro Filodrammatici di Milano ed oggi tornato in scena per la regia di Elio Gimbo. Si tratta di una messinscena complessa, variegata, che consente alla città, allo Stabile etneo, di celebrare due anniversari (1921 - 2021): i cento anni dalla morte, tragica, di Nino Martoglio e i cento anni dalla nascita della storica Marionettistica Fratelli Napoli ad opera di don Gaetano. “L’ultimo degli Alagona”, scritto nel 1908 da Nino Martoglio, in tre atti ed in lingua, nell’attuale edizione e nell’adattamento - tutt’altro che agevole e con mille insidie - di Nino Bellia ed Alessandro Napoli, con le elaborate invenzioni e le direttive registiche di Elio Gimbo, si rivela un complesso atto unico di circa 90’, recitato in un misto di dialetto con inflessioni catanesi, palermitane e napoletane, caratterizzato dall’uso combinato di attori e pupi della prestigiosa Marionettistica Fratelli
Napoli, che, anche stavolta, dimostra sempre più maturazione ed eccellenza nel proprio settore. La pièce, nel sovrapposto e duplice piano di rappresentazione, che, a tratti, confonde e disorienta, vede quindi pupi - piccoli e grandi (Don Artale e il principe Blasco) - ed attori in carne e ossa che interagiscono e recitano insieme. Nino Martoglio con il suo testo riesce a dare spazio ai fatti della storia e addirittura della cronaca e porta in scena il contrasto familiare tra il discendente di una nobile casata siciliana, il principe Blasco ed il proprio figlio, il duca Filippo, innescato dai capovolgimenti storici e sociali prodotti nell’isola dall’impresa dei Mille e dagli ideali liberali garibaldini. L’amore sbocciato con la popolana Maria porterà l’irrequieto e immaturo Filippo a entrare in contrasto con il padre, a rinunciare al suo blasone e a fuggire con la giovane per inseguire sogni e ideali di libertà fino all’amaro finale in cui si determineranno i contrasti generazionali, tra le vecchie tradizioni ed il nuovo che avanza. Il pubblico assiste e vede scorrere lotte di classe, amori tra giovani, epoche storiche che vanno dallo sbarco in Sicilia di Garibaldi alla Chanson de Roland, all’eterno ritorno di personaggi-simbolo quali l’eroe, il traditore, in una collocazione variopinta e di grande suggestione.
Il poderoso dramma storico e sociale si apre con la voce calda e graffiante di Cinzia Caminiti (nei panni della intensa Violante, fantesca di casa Alagona e che ne conosce ogni segreto) e poi propone allo spettatore incursioni nel canto, nel teatro danza, che attraversa varie epoche, mescolando anche diversi codici musicali, con un tappeto sonoro, non sempre ben compreso, che lascia spazio ad affinità tra sound siciliano e sudamericano, facendo convivere ed intrecciando canti garibaldini con “Arriba quemando el sol” dei mitici Inti Illimani e “Condor pasa” con “U muccaturi” (Canto d’amore per Blasco, testo di Cinzia Caminiti, su musica degli Inti Illimani, adattamento di Nicoletta Nicotra). Sulla scena tutto è orchestrato, con grande competenza e professionalità, dal maestro Fiorenzo Napoli che guida la sua affiatata squadra (Alessandro Napoli, Davide Napoli, Dario Napoli, Marco Napoli, Agnese Torrisi, Giacomo Anastasi) con un continuo parallelismo tra epoche diverse tra attori e pupi, dove tutti danno il meglio, con dei colorati costumi in stile circense, in una scena impreziosita dal lavoro (il variegato murales posto sul fondo) dello scenografo Bernardo Perrone e dagli splendidi teli-fondali e dalla magica attrezzatura della Marionettistica Fratelli Napoli.
Presenza fondamentale ed esplicativa nello spettacolo, abile a far riflettere e sorridere, a ricordare le dispute dei paladini di Francia, l’annosa sfida tra Catania e Palermo, a parlare di fame e miseria, di scuro e luce del teatro, è la figura di Peppininu do’ Futtinu (un quartiere popolare di Catania), una sorta di portavoce ed inviato dell’autore, il maestro Nino Martoglio. Ben si disimpegnano gli attori in carne e ossa con i loro corrispondenti pupi: Cinzia Caminiti è la voce poderosa nel ruolo della protettiva Violante, cugina di Peppininu, Lucia Portale è l’energica e tenera Maria, desiderosa di cambiare il mondo e la società e Francesco Bernava veste con brio i panni del duca Filippo, ultimo degli Alagona, che da giovane benestante e fricchettone lascia tutto per andare incontro al nuovo ed ai suoi ideali.
Spettacolo che colpisce per i suoi molteplici colori, per i suoi movimenti, per la straordinaria vitalità dei pupi dei Fratelli Napoli che interagiscono con gli attori in carne e ossa. Certamente una conoscenza più approfondita del testo, ricordiamo inedito e rappresentato nel lontano 1908, avrebbe potuto aiutare lo spettatore a meglio comprendere alcuni passaggi del lavoro, l’amaro finale, la sovrapposizione temporale e l’interscambio tra pupo e attore che non sempre vengono decodificati da chi sta in platea. Lavoro di squadra dove maestri pupari (manianti, parraturi), attori, scenografo, regista ed adattatori del testo hanno cercato di incontrarsi, ognuno con le proprie idee e teorie, realizzando uno spettacolo nuovo ed antico allo stesso tempo, che mantiene inalterata la forza del patrimonio culturale della tradizione e che, alla fine, riscuote i consensi del pubblico che premia così il notevole sforzo della compagnia.
Ed alla fine sul pubblico sembra aleggiare la saggezza di Peppininu do’ Futtini con la sua sua amara considerazione, ovvero: “Tuttu cancia, ppi non canciari nenti” (“Tutto cambia per non cambiare niente”).
“L’ultimo degli Alagona”di Nino Martoglio - 1908
Atto unico nell’adattamento di Nino Bellia e Alessandro Napoli
Regia di Elio Gimbo
Con Francesco Bernava, Cinzia Caminiti, Lucia Portale; la Marionettistica Fratelli Napoli (Alessandro Napoli, Fiorenzo Napoli, Davide Napoli, Dario Napoli, Marco Napoli, Agnese Torrisi, Giacomo Anastasi)
Aiuto regia Simone Raimondo
Scenografie Bernardo Perrone
Produzione Teatro Stabile di Catania in collaborazione con Fabbricateatro
Palazzo della Cultura - Catania - 20-30 maggio 2021 - Cartellone “Evasioni”
Foto di Antonio Parrinello