È un teatro di narrazione quello di Oscar De Summa piuttosto particolare, dalle radici robuste ben affondate in una singolare modalità della letteratura e del teatro meridionale, da Verga e Pirandello fino allo stesso Sciascia, attento agli aspetti sociali e comunitari ma insieme attratto dagli spazi dell'immaginazione che si aprono sui meccanismi più intimi e irriducibili dell'individuo e dei suoi sentimenti.
Un teatro di narrazione, pertanto, spesso più lirico che epico, antropologicamente trasfigurato in figure che assumono talora l'icasticità dell'archetipo, capace di indicarci una possibile via d'uscita dalla confusione e dalle contrapposizioni odierne. Anche Arianna, e con lei il suo contrappunto affettivo Laura, si attrezza per esserlo, trasformando in scena la propria storia esistenziale, vera o inventata non è importante quanto invece lo è il suo essere sincera, in un percorso di consapevolezza che ci riguarda. Non è infatti la diversità, l'essere diversi dagli altri, la questione quanto appunto l'autenticità che
come ogni purezza ingenua trasforma lo scandalo, lo supera e lo trasfigura umanizzandolo verso i territori del condiviso e del nuovo. Omnia munda mundis, cioè.
Sono in questione qui le forme che assume il sentimento, a partire da un occasionale e improvviso, ma aperto al futuro, bacio tra Arianna e Laura, se è capace di essere sincero con sé stesso, se è capace di non irrigidirsi in forme predisposte e accettate a prescindere dalla sua verità.
Viene così il momento di dire basta, e Arianna lo fa mettendo a confronto l'ipocrisia di un sentimento clandestino ma da tutti conosciuto (quello tra la tirranica madre di Laura e il marito della stessa Laura) con la luce possibile del suo sentimento e di quello di Laura così difficile da essere pubblicamente accettato.
Dunque una questione di come, non di cosa si fa in un mondo ancora accecato come quello di un paese del sud degli anni 60 e successivi, così eguale peraltro al mondo urbanizzato delle nostre esistenze che ad archetipi e luoghi comuni ancora non sfuggono.
Una bella prova drammaturgica di De Summa che per una volta non va in scena ma scrive per l'attore, forse tentando un distacco critico non altrimenti attingibile.
Insieme una bella prova di attrice da parte di Marina Occhionero che sa dare sincerità e anche orizzonte al personaggio.
Una anteprima nazionale, cui è seguito un breve colloquio con il pubblico, già ben strutturata ma che potrà ancora essere limata e migliorata come spesso succede dopo.
Di Oscar De Summa,con Marina Occhionero, luci e scene Matteo Gozzi, produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse in collaborazione con Liberty-/Stagione Agorà.
Alla sala Campana del Teatro della Tosse di Genova, il 28 e 29 gennaio.
Foto Paolo Cortesi