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“La componente vitale è la fantasia. È un elemento sul quale lavorare molto. Libertà e fantasia ci dovranno guidare. Questa è la forza dalla quale dobbiamo attingere”. (Antonio Neiwiller) Nel sito della compagnia Putéca Celidònia, si può leggere questa breve citazione di Antonio Neiwiller, poeta e drammaturgo prematuramente scomparso. Il lavoro di questa compagnia ha libertà e fantasia proprio come è scritto nella citazione, un bel trampolino di lancio. Lo spettacolo, vincitore del Premio Giovani Realtà del Teatro 2019, racconta la storia di tre gemelli eterozigoti che si trovano nell’utero materno. Sono appena stati concepiti e realizzano di essere, dunque, tre geni, consapevoli che con il passare del tempo e l’avvicinarsi della nascita perderanno gradualmente capacità cognitive fino a raggiungere

la totale incoscienza che li porterà all’esplosione di quel pianto alla prima luce della vita. Cosa si fa nell’attesa? Come vivono tre feti obbligati in uno spazio così misterioso come il ventre materno? Misteriose scosse esterne scandiscono il passaggio del tempo. Ad ogni scossa qualcosa cambia: la loro postura, le loro capacità intellettive, la loro relazione. Il gioco diventa sempre più infantile, il loro linguaggio meno forbito. Ma alla fine qualcosa non va come le volte precedenti. C’è chi non ce la farà, resterà indietro, come spesso purtroppo avviene, il testo diventa una metafora del sociale descrizione poetica dei momenti di emarginazione sofferenza solitudine. La bellezza di questo lavoro è proprio in questo parallelismo con la dimensione sociale. I tre attori, dotati di energia creativa, sanno catturare l’attenzione dello spettatore con recitazione fluida e ritmi corporei. Le scene di Rosita Vallefuoco creano un’ambientazione postmoderna con alternanza di tubi e luci scure, l’utero materno in cui spesso qualcuno ama rifugiarsi non sempre è così rassicurante. La drammaturgia e la regia di Emanuele D’ Errico scorrono senza intoppi. La parola scenica è ironica e tagliente. Il lavoro viene presentato per la prima volta a Milano al Teatro No’hma. Non si poteva scegliere casa migliore. Un luogo libero, senza limiti o preclusioni, perché indipendente. “Un Teatro sempre connesso con il mondo, in grado di intercettare e condividere ideali, speranze, sogni. Questa l’essenza della Stagione 2021/2022. Un palinsesto che vuole arrivare alle compagnie di tutto il mondo e allo stesso tempo individuare e presentare le migliori proposte della scena nazionale. Divenire sempre più uno spazio di relazioni e di sollecitazioni culturali, a dimostrazione ancora una volta di quanto il Teatro No’hma sia un luogo di dialogo, di inclusione sociale e narrazione di comunità”. Nel sito è possibile leggere la storia di questo luogo incantato che sa dare spazio e accoglienza a tanti mondi teatrali.

Milano, Teatro No’hma 10 marzo 2022