Parte da una grammaticale tautologia, che è al contrario la tragica scoperta di una impossibilità custodita nel vuoto della vita, questa drammaturgia estratta quasi con dolorosa partecipazione dall'omonimo romanzo della francese Yasmina Reza, a sua volta, a quanto si sa, suscitato inevitabilmente dalla suggestione di Borges. Certamente la ormai ovvia constatazione, prima narrativa e poi drammatica, della solitudine che contraddistingue la nostra affollata modernità, una solitudine fatta più che da identità, da assenze aspirate nel nulla, da esistenze in un certo senso cave che sostituiscono i pieni inutilmente desiderati, ma quasi dimenticati in quello che realmente sono, dell'amore che da senso alla vita, anche se solo nel racconto che vorremmo fare di noi stessi. Ma forse c'è qualcosa di più (o di meno) nello sguardo disincantato e ironico, al confine con il comico, di Yasmina Reza, e cioè, invece del desiderio ormai inattingibile di conoscere e praticare il sentimento, il desiderio residuo e
residuale ti trovare (inutilmente) qualche conforto nella sua impossibilità, subita o anche praticata. Iula Rossetti è brava a incidere quella materia dolorosa, facendola esplodere in scena e ricostruendone una direzione che ne assembla in maniera originale i fili che la intarsiano, così da creare dialoghi al posto di monologhi, pensieri che a noi si rivolgono e si avvicinano al posto di introspezioni auto referenti. Una sorta di condivisione drammaturgica e teatrale che cerca di prendere il posto della solitudine (del lettore).
Ne nasce uno spettacolo gradevole che peraltro non smussa le punte acute e penetranti del racconto ma le assorbe dando spazio a consapevolezze nascoste. La sua regia, semplice come la scenografia che costruisce ambienti con qualche sedia spostata, asseconda con buona predisposizione il percorso del testo sulla scena.
Gli attori sono coinvolti e mostrano buona sensibilità nell'interpretare i diversi personaggi selezionati dalla Rossetti tuttavia una maggiore spontaneità recitativa avrebbe reso più efficace lo spettacolo, pur gradito dal pubblico presente.
Visto al teatro Garage di Genova il 28 maggio.
Scrittura scenica di Iula Rossetti dal romanzo “Felici i Felici” di Yasmina Reza. Traduzione di Maurizia Balmelli. Prodotto da Associazione Culturale Nemesi. Con Elisabetta Ciotto, Giorgio De' Luca, Teresa Genchi e Christian Palo. Regia di Iula Rossetti.