Pin It

Il Teatro di Napoli, storico Teatro Mercadante, ha ospitato un importante Convegno dedicato ad Harold Pinter, in occasione dei novant’anni dalla sua nascita: HAROLD PINTER “La scena del potere, il potere della scena” a cura di Roberto D’Avascio, Bianca Del Villano e Annamaria Sapienza. Due giorni, 16 e 17 maggio, ricchi di interventi caratterizzati non solo da più importanti studiosi della materia, ma anche dalla presenza e dall’attiva partecipazione di numerosi attori (per il programma https://www.consultauniversitariateatro.it/convegno-harold-pinter-la-scena-del-potere-il-potere-della-scena-teatro-mercandante-napoli-16-17-maggio-2022/). La commistione tra studi, artisti e palcoscenico costituisce il percorso fondamentale affinché si possa proseguire attraverso un’attenta osservazione della scena contemporanea, della nuova drammaturgia, ma soprattutto del recupero degli autori considerati ormai “classici” e riportati sul palcoscenico con una nuova forza. In occasione delle due date del convegno, il Ridotto del Teatro Mercadante di Napoli ha, dunque, fissato due repliche dello spettacolo TRADIMENTI, tratto dal testo del 1978 firmato da Harold Pinter e riportato in scena, già da qualche anno, dal

regista pugliese Michele Sinisi, in scena nei panni di Robert. Il regista sceglie la traduzione di Alessandra Serra, pubblicata nell’edizione Einaudi nel piccolo raccoglitore da due volumetti; non a caso un volume della raccolta dei testi teatrali pinteriani appare anche sul palcoscenico, durante lo spettacolo.
Per una volta è doveroso non citare, ma mettere subito in luce ed analizzare la scelta di Federico Biancalani, ideatore delle scene, che sceglie di riportare sul palco un grande pannello rettangolare retro illuminato e posto al centro. Questo oggetto, inusuale in effetti, assume una funzione fondamentale e viene caricato di una molteplice valenza che è necessario descrivere in questa occasione. Infatti, parliamo di un pannello/quinta che viene utilizzato per creare una divisione tra proscenio e fondo del palcoscenico, sebbene le quinte laterali siano inesistenti e i passaggi laterali siano visibili. Il pannello permette agli attori di uscire apparentemente di scena, di tenere nascosto l’attore o l’attrice non attivi in quello specifico quadro, ma soprattutto in questo spettacolo la scenografia recita ed è viva. Attraverso una lunga osservazione della scena e della drammaturgia contemporanee si rilevano costantemente nuove forme e nuove funzioni affidate alle didascalie, parti ausiliari del testo drammaturgico che oggi cominciano ad assumere il ruolo di una battuta ibrida, o addirittura una natura letteraria all’interno del testo drammaturgico.
In questo spettacolo la scelta della regia e dello scenografo punta a riportare sul palcoscenico un pannello su cui appaiono le indicazioni di tempo e di luogo che, in effetti, sono presenti all’interno del testo originario, all’inizio di ogni quadro, sottoforma di brevissima didascalia. Come evidenziare il percorso temporale a ritroso che Pinter ha costruito in questo spettacolo, in maniera geniale e funzionale? Gli attori, in base al loro ingresso in scena, utilizzano a turno una pulsantiera posta lateralmente e illuminano le date e le parole sul pannello, via via che si svolgono le azioni e i quadri.
Il racconto è costruito a ritroso, dal 1977 al 1968 e, come indica il titolo, va a ricostruire legami subdoli e contrastanti che legano tre persone, un triangolo di amore e di odio, di verità e falsità, di introspezione psicologica che smembra e destabilizza la famiglia o pseudo famiglia.
L’intero spettacolo è costruito sulla parola, su battute nette e veloci che si intersecano nell’azione, a volte reiterata e colorata da una colonna sonora che risale agli anni Ottanta. Gli eccellenti attori, Stefano Braschi nei panni di Jerry e Stefania Medri nei panni di Emma, presentano in scena un lavoro attoriale elegante, pulito, d’esperienza, senza mai annoiare il pubblico, ma tenendo gli spettatori incollati alle loro labbra. Robert ed Emma sono sposati, ma amici di Jerry: tutti tradiscono tutti, i legami di amicizia sono reali, ma si nascondono le parole non dette. L’amore è tale, ma vuoto all’interno, cavo, mai solido. I figli sono citati, ma mai presenti, unico elemento che sembra tenere insieme una coppia/trio che non riesce a disintegrarsi realmente, sebbene sia traballante. Il non detto sembra essere il vero collante di questi tre personaggi che, nel momento in cui riescono a far emerge verità scomode, sembrano crollare; per rimanere uniti devono fingere.
Appare in scena anche un momento di violenza domestica, reiterato, ripetuto, evidente riferimento all’attualità, ma mai presente all’interno del testo originario o nella volontà dell’autore.
Questo inserto suscita reazioni contrastanti nel pubblico e nei commenti degli studiosi presenti, ma ci si rende conto che l’obiettivo forse era proprio questo.
Lo spettacolo diretto da Sinisi, il quale assume una recitazione fortemente naturalistica, tanto da apparire a volte improvvisata nonostante non lo sia, può essere considerato un lavoro elegante, di grande impatto, da cui emergono una grandissima professionalità e un profondo lavoro sulla parola.
Non si gioca sull’eccesso di orpelli: si utilizza il già citato pannello retroilluminato, ottima ed originale scelta, mentre la regia e la scenografia si orientano su alcune decisioni che caricano di maggior ironia, forse potremmo dire di umorismo pirandelliano, il racconto. Pensiamo al brasato che diventa un pollo penzolante dall’alto e cucinato con la fiamma ossidrica direttamente in scena, oppure una testa di alce cornificata, macabro trofeo di caccia, appoggiata sul carrello del ristorante, posizionata tra i due personaggi maschili, mentre sbava un liquido acquoso dalla bocca, vittima sacrificale di un legame basato sulla menzogna.
Immagine inquietante che va ad evidenziare quell’aurea di putrefazione della sincerità e dei rapporti che, in verità, cerca di essere “vomitata” e sviscerata costantemente, senza apparente soluzione. Per non cadere nel baratro e per sopravvivere, bisogna, dunque, continuare a mentire, attraverso un circolo vizioso che rivela un punto di vista ribaltato e, pertanto, sconvolgente.

TRADIMENTI
Ridotto del Mercadante, Napoli, 16-17 maggio 2022
di Harold Pinter
traduzione Alessandra Serra
regia Michele Sinisi
con Stefano Braschi, Stefania Medri, Michele Sinisi
consulenza artistica Francesco Maria Asselta
scene Federico Biancalani
assistente alla regia Niccolò Valandro
luci Rossano Siracusano
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
con il contributo di Next-Laboratorio delle Idee