Si è sempre grati a chi ci chiede di fermarci qualche attimo a pensare a ciò che si fa, al perché lo si fa. Ringrazio quindi di cuore Marcello Isidori che mi ha chiesto questa breve autopresentazione; per quanto sappia di non avere una scrittura
istintiva, abbandonata, credo che l’inconscio abbia una grossa parte sempre, quando si scrive, e che alla fine, di ciò che scriviamo, le ragioni profonde si perdano nei suoi meandri. Così mi soffermo volentieri, a chiedermelo: perché scrivo? Perché il teatro? E soprattutto, di cosa ho urgenza di parlare?
Alla prima domanda, per quanto mi sforzi, non so rispondere. So, questo sì, che per me la scrittura è una dimensione comoda e calda, consolatoria, appagante. Dinanzi allo schermo e un tempo al foglio mi sento tranquilla, come se tutto fosse sotto controllo, come davanti a un armadio aperto appena messo in ordine. Quindi forse scrivo per cercare di mettere ordine nel caos.
Per quanto riguarda il teatro, invece, non ho dubbi. È stato il mio primo e credo unico amore, nonostante i tanti anni trascorsi nel cinema e nella televisione. Un amore nato quando ero bambina e accantonato fino a una decina di anni fa a vantaggio di altre forme di scrittura, che poi, quando ho avuto il tempo di approcciare di nuovo, mi ha costretto a chiedermi come avessi potuto dimenticarlo per tutto quel tempo. Non lo so, in realtà, ma è accaduto, come tante altre cose che decide la vita per noi. Da quando ci siamo incontrati di nuovo, però, le idee prendono forma nella mia testa esclusivamente per la scena, per gli spazi immaginati e non descritti, per una lingua che evoca più che riprodurre. Il teatro, vivo, mai uguale a se stesso, mutaforme. Quanta differenza dalla pellicola che fissa un attimo per sempre. Un testo per il teatro può essere rappresentato centinaia di volte ed essere ogni sera una cosa nuova.
Ciò di cui mi sembra di parlare in ogni testo è alla fine la speranza. Mi incanta la capacità dell’essere umano di sperare contro ogni evidenza. Collegata alla speranza c’è, credo, la rimozione, che è un altro tema che mi sembra ricorra in ciò che scrivo. In fondo, il tempo della nostra vita oscilla tra la paura della morte e la rimozione della sua esistenza. La parola rimozione la usiamo in genere con un connotato negativo, ma a me suona da sempre come una grande opportunità, un potere. Qualcosa che sì, forse ci danna, ma ci consente di andare avanti. E poi c’è la memoria. Senza dimenticare non andiamo avanti ma senza ricordare non siamo, non abbiamo identità. Il che può essere anche una liberazione. Credo che in ciò che scrivo questi tre concetti, speranza, rimozione e memoria, siano coinvolti in una costante dialettica e credo che nessuno di essi vinca mai.
Franca De Angelis è sceneggiatrice, drammaturga e docente di Scrittura Creativa. Ha collaborato con registi come Carlo Lizzani e Giuliano Montaldo. Il cortometraggio da lei scritto “Senza parole” ha rappresentato l’Italia agli Oscar nel 1997 e ha ricevuto il David di Donatello. Per le sale è autrice fra l’altro del film “La vespa e la regina”, con Claudia Gerini. Per la televisione ha firmato numerose miniserie e tv-movie per la Rai e per Mediaset quali “Nessuno Escluso” (selezione Premio Italia), “Maria José - L’ultima regina” (Grolla d’oro alla regia di Carlo Lizzani), “Le cinque giornate di Milano”, “Storia di guerra e d’amicizia”, “Il bell’Antonio” (vincitore del Golden Chest Grand Prix 2006), “Exodus – Il sogno di Ada” (nomination per la sceneggiatura al Magnolia Festival di Shangai 2007), “Don Zeno, l’uomo di Nomadelfia” (premio Signis), “Sissi”, “Una casa nel cuore” (menzione alla sceneggiatura al Fiction Fest di Roma), “Rodolfo Valentino, la leggenda”. Ha collaborato a serie come “Il Mastino”, “Commesse”, “Lo zio d’America”, “Il portiere non c’è mai”, “Il bello delle donne vent’anni dopo”. È stata coautrice e head writer della serie “Un Medico in Famiglia” dalla quarta alla settima edizione. Per il teatro è autrice di “I ragazzi di don Zeno”, “Sissy Boy”, “Gli amici degli amici”, “Il gioco”, “La parrucchiera dell’imperatrice”, “Declinazioni d’amore”, “Tutte a casa”, “Canterò per il re”, "Laltra", "Il Miracolo", "Viva l'Italia". I suoi testi sono in gran parte pubblicati da Le Mezzelane Casa Editrice. Sissy Boy è edito da More Nocturne Books. Per Dino Audino Editore ha scritto "Scrivere il monologo. Guida alla composizione di testi per voce sola" (2022).