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Si parla spesso della scarsa propensione delle studentesse italiane per le cosiddette discipline STEM ma, forse, non si tratta tanto di mancanza di vocazione quanto di conoscenza e di visibilità. Una questione le cui radici sono profondamente affondate nella storia dello sviluppo scientifico del secolo scorso, punteggiata da scoperte e geniali intuizioni da ascrivere a donne, benché depauperate del loro pieno merito.  Ecco allora che, stimolata da un gruppo di ricercatrici della sezione torinese dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino, la compagnia Almateatro – da sempre impegnata a proporre un punto di vista femminile sulla realtà, a partire da quella assai sfaccettata dell’immigrazione – ha creato uno spettacolo finalizzato certo a raccontare la vicenda esemplare di quattro scienziate del Novecento, ma pervaso in primo luogo da un desiderio, genuino e potente, di trasmettere la passionale poeticità che accompagna l’attività di ricerca in campo scientifico. Gabriella Bordin - anche regista – ed Elena Ruzza – interprete in scena con la soprano Fé Avouglan e il pianista Diego Mingolla – hanno dunque costruito una drammaturgia che, assicurata la

“scientificità” di quanto viene narrato, si distende quale racconto variato ed entusiasmante, in cui pubblico e privato, scienza e storia “sociale”, scivolano l’uno nell’altro senza soluzione di continuità. Una narrazione dinamica che rifugge il severo modello della conferenza a favore di un rivolgersi diretto – ma né superficiale né facilmente ammiccante – agli spettatori, invitati a scoprire le meravigliose vite di quattro colpevolmente misconosciute fisiche, di nazionalità ed estrazione anche molte diverse.
Marietta Blau, Chein-Shiung Wu, Milla Baldo Ceolin e Vera Cooper Rubin elaborarono metodi innovativi per esaminare e indagare i processi nucleari, colsero la natura apparentemente indecifrabile e quasi immaginifica dei neutrini e si dedicarono all’osservazione di remote galassie. Vicende esemplari, tanto per le scoperte compiute, quanto perché specchio di eventi e trasformazioni epocali: dalla persecuzione degli ebrei al sospetto verso gli stranieri; dall’accesso delle donne alle facoltà scientifiche alla rivendicazione del diritto di essere madri e, allo stesso tempo, lavoratrici, senza rinunciare a una parte di sé né subire automatico stigma sociale.
Lo spettacolo di Almateatro riesce ad appassionare alle biografie di queste quattro scienziate – i loro volti proiettati sul fondo del palco, l’esistenza rievocata con il racconto esatto di Ruzza e la chiosa musicale di Avouglan e Mingolla – semplicemente illuminandone le vite e spiegandone le ricerche, combinando divulgazione scientifica e arte del narrare – la scrittura discende geneticamente dall’esperienza di Teatro Settimo, cui Bordin partecipò – musica e coreografia, canto ed elementi scenografici – cinque barre luminose variamente movimentate e che, al termine dello spettacolo, compongono una stella.  
Una semplicità accuratamente realizzata, frutto della necessità di dimostrare sia l’accessibilità anche di tematiche scientifiche all’apparenze ostiche, sia l’”umanità” delle quattro scienziate, donne certo dotate di uno speciale talento ma la cui vera eccezionalità risiede nella tenacia impegnata per farlo felicemente fruttare. Lo spettacolo diventa, così, una testimonianza viva e appassionata e un appello a riconoscere e sviluppare quello che veramente si è…

Drammaturgia di Gabriella Bordin, Elena Ruzza. Regia di Gabriella Bordin. Ideazione e cura di Anna Ceresole, Nora De Marco, Emiliana Losma, Simonetta Marcello, Nadia Pastrone, Rita Spada. Musiche originali di Ale Bavo. Spazio scenico di Adriana Zamboni. Elementi scenici realizzati da Silvano Gallian. Video di Giuseppe Verdino. Registrazione voci di Matteo Cantamessa. Con Elena Ruzza, Fé Avouglan, Diego Mingolla. Prod.: INFN – Sezione di Torino, Dipartimento di Fisica – UNITO, Associazione Terra Terra, Almateatro, Teatro Baretti.
Visto al teatro Gobetti di Torino il 21 giugno, nell’ambito della rassegna Summer Plays – Nuove Destinazioni

Foto Anna Parisi