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“FUORI FORMATO” un titolo programmaticamente suggestivo per un Festival che si propone di esplorare il poco esplorato, di intercettare il difforme rispetto ai moduli più consueti della espressività artistica e teatrale. Un Festival, questo genovese giunto alla settima edizione, di Teatro Danza e non a caso, poiché a mio avviso, il teatro/danza e, in esso, la danza in particolare ha in questi ultimi tempi sviluppato una rinnovata tensione creativa, una voglia di scoperta che lo ha spinto e lo spinge ad avventurarsi in “terra incognita”. Del resto la danza, attraverso il corpo e i suoi movimenti coreografici, è istituzionalmente, per così dire, il luogo estetico nato e concepito proprio per rappresentare l'invisibile, per esprimere l'indicibile ovvero ciò che non si è ancora in grado di “dire”. È un cominciare, con il rituale all'interno del cerchio misterico della coreusi dionisiaca, a dare “forma”, in senso stretto, al magma indistinto che ci produce e ci spinge, per approdare a quella consapevole e luminosa visione del

sé, che ci determina nel mondo e da cui potranno scaturire, con il logos, le parole da dirci e da condividere. Fuor di metafora, e per tornare alla collettività in cui il teatro indistintamente si riconosce, oggi la danza sembra essere più propulsiva e dunque, forse, pronta a trainare una nuova feconda stagione anche della drammaturgia, non solo nelle sue dinamiche del corpo in scena.
Promosso meritevolmente, nella sua sezione cultura, e sostenuto adeguatamente dal Comune di Genova, è curato per la sezione Danza Live da Teatro Akropolis e da RETE Danzacontempoligure, mentre per la nuova sezione video-danza e quella EXTRA da Augenblik.
Dal 28 giugno al 1° luglio ospiterà, negli spazi di Villa Bombrini a Cornigliano e di teatro Akropolis di Sestri Ponente, una interessante serie di spettacoli e compagnie selezionate dall'Italia e da tutta Europa, tutti gratuiti a conferma dell'apertura alla comunità che li accoglie.
Il primo giorno della manifestazione ha già offerto interessanti spunti e ha visto una notevole presenza di pubblico di tutte le età, ma soprattutto di giovani.

ALLA YOU NEED / EMANUELE ROSA E MARIA FOCARACCIO
Una coreografia che è la icastica rappresentazione della tradizionale relazione di coppia, di cui il ballo è consuetudine profonda, “infettata”, e il termine non vuole essere negativo, dalle dinamiche più contemporanee, a partire dalle triangolazioni mimetiche che approdano a Renè Girard fino alle riflessioni sul genere che mettono in discussione ormai consolidate percezioni. È, nella coreusi e nella drammaturgia che sottointende, un rappresentare l'emergere di un terzo elemento che quelle percezioni, positivamente, modifica, sottolineando però il persistere di una compresenza, in ciascuna identità che l'esserci esistenzialmente assume, del femminile e del maschile insieme, distinti e mescolati, portatori ciascuno di una idea di sé, non solo e non soprattutto sessuale, e del mondo in cui il reciproco e prevalente determinarsi è arricchimento e non confusione. Al di là anche di tante ideologie che, nell'apparente modernità, tendono più a irrigidire piuttosto che a miscelare. Si percepisce in fondo l'emergere di una identità che torna ad affondare le sue radici nei tempi precedenti il mito platonico di quella scissione che precipita l'umanità, che si avvicinava agli dei, nella debolezza e nella violenza. Un pas des trois molto ben concepito e capace di stimoli estetici consapevoli e coerenti, in cui si manifesta un nuovo amalga nello spontaneo alternarsi e congiungersi di movimenti coreutici e mimica scenica. Bravi i coreografi e bravi gli interpreti, due uomini e una donna ed intensi i loro lineamenti.
A Villa Bombrini il 28 giugno.
PRIMA NAZIONALE. Concept e coreografia: Emanuele Rosa e Maria Focaraccio. Performance: Emanuele Rosa, Maria Focaraccio, Armando Rossi. Musica: John Surman, David Gold & Gordon Rees. Costumi: Emanuele Rosa e Maria Focaraccio. Co-prodotto da C&C Company e S'ALA, supportato da KOMM TANZ/PASSO NORD e da Start and Go progetto del comune di Genova

LO INVISIBILE / NO BAUTIZADOS
L'invisibile appunto, cio che diventando visibile ci determina, ciò che da inconscio si elabora nel conscio della nostra presenza nella storia. Un dentro che la danza ricerca e porta fuori, un mare amniotico in cui galleggiano, come residui di un naufragio lontano nel tempo, simboli e allegorie al confine tra natura e storia, tra animalità e umanità. La coreografia piega e trasfigura i corpi lasciando che quei lacerti abbandonati di noi prendano forma, e, non a caso, la forma percepibile dei miti primordiali di cui, tra Minotauro e Centauro, la tauromachia passata e presente è pallido ma ben leggibile riflesso. Sono forze che, tra sogno e realtà, ci sottomettono ma solo fino alla liberazione nello spazio di una scena capace di elaborare ancor prima di narrare. Anche questo spettacolo, come il precedente, sa andare oltre la semplice “tecnica”, pur raffinata e del tutto padroneggiata, per fare di essa il segno corretto e coerente di una possibile e desiderata condivisione, per farne il terreno comune di una reciproca comunicazione artistica. Ne è evidenza, nei due ballerini, la spontaneità e fluidità di ogni gesto e movimento, di ogni espressione e mimica corporea, oltre ogni automatismo e ritmica o cadenzata rigidità.
Spagna. A Villa Bombrini il 28 giugno.
PRIMA NAZIONALE. Coreografia e performance: Rolando Salamé e Katia Humenyuk. Música / Music: Heilung, Waterveins (Steve Peters y StevesRoden), Un veneno (C Tangana)

Come detto il Festival si è quest'anno arricchito di una sezione video che ha visto, il 28 giugno, la proiezione della prima parte di “Migration Film Project”, per la regia di Marlene Millar e le coreografie di Sandy Silva, prima parte costituita da tre 'corti' per 30 minuti di durata complessiva. All'evidenza sono film giocati innanzitutto sul rapporto corpo/natura, in cui il corpo è vissuto nella sua doppia dimensione di creatore di spazio, con il transito e il movimento, e di tempo, con il suono della sua voce e del suo canto a cappella. Ritmiche tradizionali, al confine con il rito, si affiancano ad un persistente richiamo alla fisicità, nelle mani che percuotono ritmicamente le membra e se stesse, in una costruzione narrativa di respiro notevole. Un modo di creare danza che trova da qualche tempo nuovi intelligenti protagonisti, tra cui il gruppo brasiliano FIO AZUL da me visto recentemente a Rovigo.
Una apertura interessante per un festival che cresce, di anno in anno, nell'interesse degli appassionati, grazie anche alle scelte azzeccate dei bravi organizzatori.

Foto Rosanna Ponsano