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“Festival Internazionale di azioni cattive” giunto alla sua sesta edizione. Non “cattive azioni”, si badi bene e per quanto ovvio, ma “azioni cattive” ove in questo aggettivo qualificante, una parola dalle figurativamente poliedriche declinazioni significative, precipitano intenzionalità e finalità profondamente teatrali, dalla cattiveria che caratterizza la volontà ferma di raggiugere il proprio senso ovvero il proprio scopo estetico, alla cattiveria che pronuncia in scena l'artuadiana “crudeltà”, cioè il coraggio che travolge la paura che abbiamo di 'vedere', e prima ancora di vedere, la paura di 'guardare'.
Da quest'anno riconosciuto a livello ministeriale, in ambito FUS, come “Festival di Danza” è, alla mia percezione, un evento che, ruotando su sé stesso a partire proprio dalla danza, coltiva l'intenzione e l'ambizione di rintracciare e mostrare sulla scena una idea di teatro “totale”, con ascendenze legittime o illegittime che siano in molti maestri, una idea istituzionalmente ricercata in promesse, talora

qualcosa di più, di giovani creatività poste a confronto con artisti e compagnie che quelle promesse, almeno in parte, hanno mantenuto.
Intento rimarchevole e fecondo ove talvolta capita, oggi, di notare una certa reticenza dei giovani artisti, forse troppo impegnati a guardar se stessi, ad accettare e mettere a giusto profitto la presenza e la disponibilità di un maestro.
È un progetto realizzato dalla spezzina Associazione Fuori Luogo, in partnership con la compagnia “Gli Scarti”, di recente riconosciuta come “Centro di Produzione Teatrale”, Balletto Civile e Scena Madre e con il sostegno del Comune di Santo Stefano di Magra e della Fondazione Compagnia di San Paolo. Maurizio Camilli ne è il Direttore Artistico.
Quattro giorni di spettacoli dal 21 al 24 luglio negli spazi dell'ex Ceramica Vaccari di Santo Stefano Magra, provincia di La Spezia, con un paio di irruzioni nelle piazze del Comune e della comunità che con calore li ospita.
Il mio breve diario di sabato 23.

GAME-SET-MATCH / ELENA BALESTRACCI
Una interessante metafora tennistica della vita. Una vita che ci vede impegnati a respingere oltre la rete le innumerevoli palline che, senza soluzione di continuità, un avversario misterioso e inconoscibile continua a lanciarci, forse meccanicamente senza che neanche gli importi qualcosa di noi, o forse consapevolmente perché quell'avversario ci conosce e ci aspetta. In questo continuo rispondere, con un dritto od un rovescio, l'esistenza prende la sua dimensione, imprevista e diversa per ciascuno. Alla fine: GAME OVER come recita senza appello anche il più semplice dei giochi elettronici. Buona la tecnica e la immedesimazione della danzatrice/giocatrice che trasfigura il gesto atletico in slancio coreutico.
In prima nazionale allo Skate Park – Ex Vaccari.
Coreografie Elena Ballestracci, con Elena Ballestracci, musiche Apparat, Meute, Elena Ballestracci, produzione Balletto Civile, Associazione FuoriLuogo, liberamente ispirato alla autobiografia di Andre Agassi “Open”

CO-EXIST / MARTINA ORLANDI E KOSTANTINOS KRANIDIOTIS
Esistere insieme senza sovrapporsi. Condividere senza perdersi. È l'enigma che accompagna da sempre ogni relazione umana e che questa coreografia attraversa, mescolando i movimenti come reciproche suggestioni che rimbalzano, eco sonora e specchio figurativo mimeticamente associate, da un corpo all'altro, simili e insieme diversi a consumare un tempo comune che si trovano a dover costruire ciascuna da sé e ciascuna per l'altra, sorelle. È come se sulla scena vuota i corpi cercassero i ritmi e le relazioni che quella scena già contiene, congiungendo i punti di un gioco enigmistico per costruire una figura nuova, fino a che il ritmo controllato di un trotto rompe in un galoppo che cerca la libertà.
Nello spazio ACIM – Ex Vaccari.
Coreografia Konstantinos Kranidiotis, ballerine Martina Orlandi e Camilla Orlandi, musica Horizon | Flux, compositore Gary Stevenson.

PAESAGGIO D'INTERNI site specific / BALLETTO CIVILE
Una coreografia che sembra suggerire la coppia come la materia fondamentale e ineludibile per la costruzione della realtà del mondo e della inesorabilità del tempo. Uomo e donna, donna e uomo che specchiandosi in una essenziale relazione dinamica ma mimetica, quale specchio che riflettendola crea la realtà che lo circonda, distillano la singolare irriducibilità e unicità di ciascuno e contemporanemente la loro sovrapposizione, uno e ciascuno dentro l'altro, amalgama e collante a ricostruire una unità nei generi, che stava prima della storia e che la storia sembra un po' alla volta volerci riconsegnare oltre ogni nostra tragedia. Il dentro e il fuori che si scambiano ruolo e posto, ciascuno a seguire la propria melodia (un brano di “Io e Annie” in sonoro cinematografico e poi un brano di Bjork) e infine insieme risuonano dentro e fuori di noi condividendo con noi un unico luogo. Questa coreografia rivaluta i ritmi della cinepresa nascosta dei tanti “Specchio segreto” che ci accompagnano. Tecnicamente preparati e drammaturgicamente espressivi i quattro danzatori protagonisti.
Nel piazzale esterno – ex Vaccari
Danzato e creato da Maurizio Camilli, Francesco Gabrielli, Emanuela Serra, Giulia Spattini, produzione Balletto Civile.

ÈTOILE / STEFANO VERCELLI – RITA FRONGIA
Perturbante e insieme lirica rivisitazione metafisica di una “ètoile”, che nel mondo della danza come si sa ha un molto concreto significare, quasi che prima di persona “étoile” fosse un sentimento, ovvero un concetto, una idea, un noumeno, platonicamente o anche kantianamente inteso, in cui fosse possibile installare, incistare, insufflare o che altro dir si voglia la propria identità. Un esperimento/esperienza dunque che attraverso le dinamiche dei gesti, misurati in potenza e simbolicamente attivi sulla scena, ci desse consapevolezza esteticamente fenomenica di quel concetto anche dentro una materia che sembrerebbe incompatibile ma che, paradossalmente, si rivela alla fine coerente. Il 'veicolo' utilizzato per questo percorso è il corpo che si trasfigura nella padronanza di piccoli gesti cui, secondo il richiamo a Grotowski che è connaturata a Stefano Vercelli e alla sua storia di attore, si collegano, come in una catena infinita, sensazioni, suggestioni e infine una affettività profonda e identitaria. Entro una struttura drammaturgica senza parole ma egualmente ben lavorata è, questa, una performance di notevole impatto che rivela padronanza della prossemica e intima comprensione della mimica da parte del protagonista, a lungo applaudito dal pubblico che gremiva un forse troppo piccolo spazio.
Alla Sala Cardelli & Fontana – Ex Vaccari.
Uno spettacolo di Stefano Vercelli e Rita Frongia, drammaturgia Rita Frongia, con Stefano Vercelli, produzione Artisti Drama APS, con la collaborazione di Fondazione Armunia.

HAMLET PUPPET / BALLETTO CIVILE
Michela Lucenti si confronta con il grande personaggio shakespeariano scegliendo come molto particolare angolatura lo sguardo e la parola del padre ucciso, quasi che in questa, in fondo breve scena dai più vista come necessario introito e prodromo alla tragedia che da esso si svilupperà, si nascondesse invece un segreto, il segreto dell'intera narrazione. Del resto padre e figlio hanno, nel dramma, il medesimo nome ed è questa suggestione che forse non sfugge alla Lucenti. Dunque Amleto figlio (efficace l'interprete) è corpo scosso da un movimento man mano crescente fino a diventare quell'irrefrenabile fremito che precede ogni trance illuminante. Amleto padre (la stessa Michela) quasi lo percuote con le sue parole gravi e grevi come sassi in uno stagno, grida parole con le quali il testo del bardo è lacerato, ferito fino ad essere reso sanguinante. Poi quel fantasma, nella cui controluce si intravvedono altre tragedie ( quella di Ofelia è la prima), prende campo ed in una inattuale danza dalla figuratività orientale sembra voler riconquistare in quel figlio invasato (nel senso dionisiaco di posseduto dal dio) il posto che nel mondo aveva perduto. Una partecipata sperimentazione di teatro totale che mescola danza, canto, recitazione, performance, musica dal vivo (bella e ben interpretata) e video nell'intento di liberare in scena quel nuovo significato che nell'antico si nasconde. Uno spettacolo di originale e singolare qualità, forse ancora con qualche piccola incoerenza di sviluppo narrativo, tipica di spettacoli come questo che, per loro intrinseca natura, sono dei veri e propri work in progress che si giovano del sempre rinnovato confronto con il pubblico. Brava dunque Michela Lucenti in questa sua continua ricerca che persistentemente sconfinando ne mostra le robuste e profonde intenzionalità.
Alla sala Calibratura – Ex Vaccari.
Di e con Michela Lucenti e Michele Calcari, musiche originali dal vivo Paolo Spaccamonti, immagini Giorgina Pi, supervisione sonora Valerio Vigliar, disegno sonoro Paolo Panella, disegno luci Andrea Gallo, assistente alla creazione Maurizio Camilli, produzione Balletto Civile, Bluemotion/Angelo Mai, coproduzione blucinQue/Nice, in collaborazione con ERT Emilia Romagna Teatro con il sostegno di MIC.

Foto Antonio Ficai - Stefano Scheda