Oltre il più classico teatro di poesia, è una drammaturgia in cui la narrazione è variabile subordinata, o meglio gemmazione sospesa in un, esteticamente parlando, ambiente liquido e profondamente lirico, una sorta cioè di palude primordiale di significazioni in cui le parole suggono incessantemente la loro più autentica sincerità, come le ombre della platonica caverna. La poesia infatti è, anche qui, l'oscuro che illumina, il velo che svela e in fondo, restando al mito, è l'enigma la cui risoluzione da il via all'umanità e alla sua storia. Al cuore di questo magma drammaturgico Tiresia, colui che cieco vede il futuro, anzi vede il presente nella prospettiva dell'eterno, e dunque va oltre ed è oltre. Un Tiresia, anche nella declinazione di T.S. Eliot e in cui ricadono eco suggestive del “Simposio”, che è così un doppio ponte, tra umano e divino ma soprattutto tra il maschile e il femminile in cui si muta alternativamente, doppia evidenza cangiante dell'unico che siamo. Qui forse si nasconde la straordinaria attualità del mito
antico e l'altrettanto straordinaria intuizione della moderna poetessa: porre lo sguardo a ciò che, fluido, trascorre incessantemente tra maschile e femminile non per annullare questi ultimi ma, al contrario, per paradossalmente comprenderli nella loro diversità, che è la stessa diversità che si esprime nelle due fronde che biforcano dall'unica radice della pianta umanità.
Ciò che è fluido serve dunque per capire e meglio sopportare la determinazione che ci ha fatto due, o più, da uno, per meglio capire femminile e maschile che metafisicamente e anche fisicamente condividono e talora si disputano la loro inevitabile unità.
Non a caso la messa in scena è tratta dal racconto di Kae Tempest “Hold your own” (Resta te stessa) in quanto è nella differenza quale esistenzialmente si determina, e si condivide, che si ha consapevolezza della propria identità.
Il passaggio da un genere sessuale all'altro dell'indovino è, dunque, metafora di un percorso esistenziale che ci riguarda sempre, anche quando non ne siamo o non vogliamo esserne consapevoli.
Non la confusione che segue la negazione di una parte di noi, ma l'arricchimento che nasce dalla sovrapposizione ed elaborazione di tutte le parti di noi. Sanata la ferita non sarà più necessario condannare un patriarcato che va ad estinguersi da solo, basta guardare le strade delle nostre città e la ricchezza delle immagini di sé che i loro abitanti propongono.
D'altra parte è stata proprio la più avanzata riflessione del femminismo, ricordiamo Judith Butler, a porsi il problema del fluido e del trans-ito, proprio forse per salvaguardare e rivelare l'autenticità di una identità sessuale trasfigurata e deturpata da maschere sociali funzionali ad un potere capitalistico sempre più distante e indistinto. Una riflessione che si è naturalmente sovrapposta e anche rispecchiata nell'antico mito.
Uno spettacolo liricamente semplice, quasi a sfiorare l'ingenuità, ma narrativamente profondissimo e capace di approdare, come una nave corsara, ai lidi contrastati e combattuti del nostro oggi, esistenziale e sociale.
Due donne, la scrittrice inglese e Giorgina Pi, la brava regista, a confronto ed un solo attore in scena, l'efficace Gabriele Portoghese, che incarna ed esprime le suggestioni che da quel confronto si diffondono e si rinchiudono come scintille.
Uno spettacolo, infine, in cui la dimensione sonora è profondamente fusa nella lirica atmosfera, conferendo allo stesso suono una rara evidenza figurativa.
Il Festival dell'eccellenza al femminile è stato il luogo più adatto per rintracciarne le grandi potenzialità significanti. Un esordio molto convincente della rassegna di quest'anno.
Alla sala Mercato di Sampierdarena, ospite del Nazionale di Genova, il 20 e 21 Ottobre. Molto apprezzato.
TIRESIAS, un progetto di Bluemotion da Hold your own/ Resta te stessa di Kae Tempest.
Produzione Angelo Mai / Bluemotion. Traduzione Riccardo Duranti. Regia Giorgina Pi. Interprete Gabriele Portoghese. Dimensione sonora Collettivo Angelo Mai. Bagliori Maria Vittoria Tessitore. Echi Vasilis Dramountanis. Costumi Sandra Cardini. Luci Andrea Gallo.
Foto Cecchetti
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