Nel periodo di chiusura delle sale dovuta alla pandemia, il Teatro Due di Parma, con la sua direttrice Paola Donati, ideò un interessante progetto di drammaturgia, destinato ad autori italiani, senza alcun limite di età. Unica clausola: i testi presentati dovevano prevedere una durata di circa mezz’ora e, da qui, la denominazione del bando, Mezz’ore d’autore. Era il dicembre 2020 e l’esito superò ogni aspettativa: oltre trecento i copioni giunti a Parma; otto quelli selezionati dalla giuria e oggetto di letture drammatizzate trasmesse in streaming e poi disponibili su youtube; e fra questi uno, Bestie incredule di Simone Corso, diventato nella stagione 2021-22 produzione della fondazione emiliana e pubblicazione di CuePress. Un successo che certo segnalava l’alto tasso di produzione drammaturgica in Italia ma permetteva altresì di evidenziarne le numerose fragilità, stimolando una seria meditazione su cosa significhi scrivere per il teatro e quali siano gli “strumenti” atti a farlo in maniera non estemporanea né, come sovente accade, velleitaria. Una riflessione che l’ente teatrale di Parma ha scelto di approfondire, bandendo la primavera scorsa la seconda edizione di Mezz’ore d’autore e riscontrando ancora
una fitta partecipazione – di nuovo i copioni arrivati superavano i trecento. Nove sono stati i testi selezionati dalla giuria – Cesso di Dino Lopardo, Il pane di Brahms di Christian Gallucci, Ingrid e Lothar di Lina Prosa, Post it di Domenico Loddo, Sarebbe una grande idea di Marco Trotta, Terzo Piano di Andrea Ruggeri, Ufficio teatrale di Jacopo Giacomoni, Vacche sacre di Chiara Boscaro e Vautours (Avvoltoi) di Roberto Serpi – affidati a sei registe – Elena Gigliotti, Laura Sicignano, Monica Nappo, Nicoletta Robello, Veronica Cruciani e Serena Sinigaglia – per realizzarne altrettante mises en espace destinate all’apertura della nuova stagione teatrale 2022-23.
Sfruttando i numerosi spazi e la flessibilità del Teatro Due, tutti i nove testi sono andati in scena ogni sera, suddivisi in tre differenti percorsi, formato ciascuno da tre allestimenti, fra cui gli spettatori potevano scegliere – ma, avendo tre serate libere, era possibile assistere a tutte e nove le mises en espace.
Non godendo di questa possibilità, abbiamo scelto il tracciato che prevedeva Sarebbe una grande idea, Vautours e Terzo Piano e, se i primi due dipingevano una realtà di progressiva disumanizzazione soppiantata da biechi istinti di sopravvivenza, l’ultimo ritraeva quella disimmetria che sovente impedisce la maturazione di solide e soddisfacenti storie d’amore.
Particolarmente interessante ci è parsa la scrittura di Vautours: gli “avvoltoi” del titolo sono tre esseri che, dopo essere stati licenziati, vivono in uno scantinato, fra quei bidoni dell’immondizia diventati insostituibili dispense. Livori, recriminazioni e totale assenza di scrupoli accompagnano i tre, alla disperata ricerca di un nuovo impiego, per il quale sarebbero disposti a fare davvero di tutto… Humour nero e spensierato cinismo vestono un dialogo fitto e serrato, a prima vista grottesco eppure, a ben guardare, indiscutibilmente realistico.
E, d’altronde, specchio di una realtà sostanzialmente inaridita e incapace di aggrapparsi saldamente ad atavici valori umani sono nel complesso tutti e nove i testi selezionati, persino quelli – numerosi fra l’altro – di argomento meta-teatrale, a denunciare come lo stesso medium artistico abbia forse bisogno di una rivitalizzante palingenesi….
Sarebbe una grande idea, di Marco Trotta. Regia di Nicoletta Robello. Con Luca Nucera e Pavel Zelinskiy. Terzo Piano, di Andrea Ruggieri. Regia di Veronica Cruciani. Con Enzo Curcurù e Davide Gagliardini. Vautours (Avvoltoi), di Roberto Serpi. Regia di Serena Sinigaglia. Con Cristina Cattellani, Laura Cleri, Stefano Orlando. Produzione: Fondazione Teatro Due di Parma.
Visti al Teatro Due di Parma il 4 ottobre 2022
Nella foto una scena di Vautours (Avvoltoi)