Ogni teatro che si rispetti ha il suo fantasma. In questo caso, è lo spettro di un attore ucciso negli anni Trenta che inaspettatamente dopo decenni viene sentito e visto dal pubblico. E’ arrivata l’occasione per raccontare la sua storia di attore, intrecciata a doppio filo con la storia del luogo dove ha recitato e dove sta vagando incorporeo. Chi poi riuscirà a svelargli il nome del suo assassino, lo libererà dalla permanenza nel mondo dei vivi, lasciandolo finalmente accedere all’aldilà. L’idea drammaturgica di Umberto Petranca (che ne è anche il protagonista) è efficace, ancora meglio il suo svolgimento. Lo spettacolo, in scena al Teatro Elfo Puccini (corso Buenos Aires 33, Milano) fino al 4 dicembre, si sviluppa nei luoghi del teatro, la sala intitolata a Fassbinder e quelle più intime, la graticcia e i corridoi. Gli spettatori, in un massimo di venti, seguono Petranca nel suo racconto, quando il teatro si chiamava Politeama ed era il regno della rivista, poi diventato Teatro Puccini con progetto faraonico di sala da
spettacoli variegata. La guerra sullo sfondo, la roggia che scorreva lì davanti fino a Melegnano, il decoratore di pavimenti pazzo di gelosia. Sullo sfondo lei, Wanda Osiris, che lì si esibì e infranse il cuore del protagonista. Lui, un semplice “generico utilité”, ossia un attore generico che può servire a tanti ruoli, conserva il suo amore ben riposto nel suo animo, ricordo di un mondo che non c’è più.
Lo spettacolo, per la regia di Chiara Callegari (produzione Teatro dell’Elfo) è un gioiellino da vari punti di vista. La drammaturgia funziona, un po’ pop un po’ amarcord un po’ nuovo teatro contemporaneo. La storia del protagonista è calibrata sul filo dei generi, tra lo sberleffo e la malinconica rimembranza dei tempi che furono. Sullo sfondo la storia di un luogo teatrale tanto glorioso quanto dimenticato in questo suo passato così articolato. Ancora più in trasparenza le vicende del gran mondo dello spettacolo e della storia tutta, con la rivista e i bombardamenti alleati del ’43.
Il mistero si infittisce, chi ha ucciso Generico Utilité? Al pubblico tocca scoprirlo con gli indizi forniti, in un gioco interattivo capace di avvicinare al teatro anche il pubblico meno avvezzo.
Ci sono tutti gli ingredienti del metateatro il salsa terzo millennio. E’ sparita quella componente sottrattiva novecentesca che da Pirandello in poi toglieva elementi dal teatro per metterne alla prova la tenuta. Al contrario oggi si ama unire, sintetizzare e aggiungere. Il protagonista è morto ma è anche vivo; il suo destino dipende poco dall’autore, quanto invece dall’interattività del pubblico. Il pubblico, appunto: esso assiste ma diventa anche co-autore del testo, attivatore di momenti drammaturgici che lasciano all’interazione con l’attore qui e ora le gag e le battute più efficaci.
Il luogo non è solo sfondo scenografico ma esso stesso parte della storia, capace di parlare con i suoi fregi e i suoi spazi, ciò che è stato e come è oggi.
Infine ci soni personaggi reali ma non presenti, evocati in scena ma sepolti nella storia, Troubetzkoy o la Osiris paiono essere lì a raccontare la loro storia. Da vedere.
Foto Laila Pozzo