Sospesa tra iperrealtà e metafisica questa drammaturgia di Fiammetta Carena è una sorta di 'spacco', nel senso proprio di violenta e rapinosa effrazione, di quelle lenti di ipocrisia che tentano di sovrapporre alla realtà una qualche maschera di perbenismo, oggi si direbbe di “politicamente corretto”, per cercare di guardare direttamente negli occhi quel disagio profondo dei tempi che stiamo vivendo. Oltretutto quelle stesse lenti non sono più in grado di nasconderlo e così, paradossalmente ma non troppo, moltiplicano il disagio, propagandolo sempre di più, come una vera e propria epidemia 'metaforica'.È un testo duro e spesso perturbante che ricorda certa drammaturgia di area germano-austriaca a cavallo tra novecento e ventunesimo secolo, da Thomas Bernhard a Elfriede Jelinek per intenderci, senza ribadirne la caratteristica del molto articolato flusso narrativo, ed è capace a mio avviso di disegnare, con tratti essenziali, le pareti di un 'vuoto', che ha le forme di un villaggio turistico/marino come tanti, in cui precipitano esistenze tipicizzate e dunque iconiche, ed in esse e con esse le angosce che le (ci) attraversano come un sordo rumore di fondo. La messa in scena, per la
regia di Maurizio Sguotti, è coerente con la scrittura drammaturgica, costruendo e dando continuo movimento ad un luogo teatrale che fa della sua provvisorietà lo stimma estetico, l'evidenza figurativa dello sradicamento delle coscienze da ogni valore, etico o affettivo che sia.
La recitazione straniata e quasi brechtianamente alienata, poi, dei bravi protagonisti ne è ulteriore conseguenza, e, nella mimica e nella prossemica, coglie i segni della progressiva e sconfortante cancrena sociale che ci assedia, segni di sconcertante attualità (dai migranti alla guerra) che il testo suggerisce senza alcuna retorica enfatizzazione.
Dentro una scenografia, sprofondata talora in una luce blu dalle tonalità 'oceaniche', essenziale ma che si rinnova continuamente, tra interiorità ed esteriorità, si sviluppa così uno spazio atto ad accogliere e palesare gli snodi narrativi.
Al di sopra di tutto la forza della voce fuori-campo (di Ferdinando Bruni), che con perizia dà espressione ad un Potere cui non siamo più in grado di dare un volto ovvero a un Dio che abbiamo dimenticato e per il quale dunque siamo ormai indifferenti, guida i personaggi e trasfigura le diverse personalità, illuminandone nel profondo e intercettendone la depressogena, indotta e a volte maniacale superficialità.
L'immagine pertanto di una odierna odierna società dello spettacolo(televisivo) del “tutto va bene” e del “quanto sei meraviglioso”, di cui abbiamo esempi eclatanti anche in questi giorni (“Sanremo” in fondo docet), che nasconde in cantina la propria ancora possibile 'sincerità' (quella che il teatro può rivelare), quando, e lo è quasi sempre, diventa come un granello di sabbia 'inopportuna' per il corretto funzionamento del suo meccanismo.
Ma talvolta ciò che è nascosto e scotomizzato dalla nostra cosciente consapevolezza può marcire e i suoi miasmi possono invaderci e possederci comunque.
Così, di fronte alla enigmatica nave alla fonda, il naufragio è prossimo, venturo e, senza uno scatto, inevitabile come ogni appuntamento con la morte anche quando cerchiamo di nascondere e dimenticare.
Uno spettacolo ben scritto, consapevole e capace di dare quella conoscenza che è come “la fiaccola sotto il moggio”, il segno cioè di una segreta speranza, e una messa in scena qualitativamente di buon livello, come nel complesso anche la prova degli attori.
Da vedere, alla Sala Mercato di Genova Sampierdarena, ospite del Teatro Nazionale, dall'8 all'11 febbraio. Un buon riscontro dal pubblico presente.
“IN CROCIERA”, uno spettacolo di Kronoteatro di Fiammetta Carena. Regia di Maurizio Sguotti, con Consuelo Barilari, Tommaso Bianco, Viola Lo Gioco, Maurizio Sguotti, Filippo Tampieri. Voce registrata Ferdinando Bruni. Sspazio scenico Kronoteatro e Francesca Marsella. Costumi Francesca Marsella, suono Hubert Westkemper, disegno luci Alex Nesti, fonica Gabriele Smiraglia. Produzione Kronoteatro con il sostegno di PimOff Milano
Foto Del Pia