Siamo a raccontare “La rimozione”, lo spettacolo tratto dall’omonimo racconto di Sciascia (inserito nella raccolta “Il mare colore del vino del 1973), costruito e diretto da Cinzia Maccagnano e con l’interpretazione di Rossana Bonafede, Pietro Casano, Marta Cirello, Rita Fuoco Salonia. Lo spettacolo è stato in scena, dal 9 al 12 febbraio a Catania, nella “Sala Futura”, nel contesto del “Progetto Sciascia”, uno dei contenitori tematici voluti dal direttore dello Stabile Etneo, Luca De Fusco, per esplorare l’identità siciliana (teatrale, artistica, più genericamente culturale), semmai oggi ce ne fosse ancora bisogno. Molto lavoro e molta energia, però lo spettacolo non convince. Ci chiediamo il perché e proviamo a spiegare. La Maccagnano è una regista che sa il fatto suo, versatile, di solida formazione. Lo stesso può dirsi dei quattro interpreti, non mancando di sottolineare il felice ritorno sulla scena di Rossana Bonafede. A non funzionare è il testo che, pur essendo firmato da Sciascia (il
fatto che sia uno scrittore siciliano è assolutamente secondario se non irrilevante), è troppo breve ed esile per essere trattato drammaturgicamente e sostenere uno spettacolo teatrale. Di qui il grandissimo lavoro che la Maccagnano mette in campo attingendo generosamente a tutte le risorse della sua cultura teatrale e del suo mestiere. La gamma delle soluzioni formali adottate è molto ampia: dal frequente muoversi di tutti i personaggi a mo’ marionette (con tutto quel che se ne può dedurre in termini di sostrato culturale) al registro comico e ironico e all’assetto meta-teatrale che innerva l’interpretazione di tutti gli attori, dal mantenere quasi tutto lo spettacolo sul registro della narrazione in terza persona ai canti e ai movimenti d’insieme, dalla scenografia e dall’uso degli oggetti di scena, che vanno trasformandosi e assumendo nuove apparenze e significazioni, al sapore etnico delle musiche (molto belle e intriganti) realizzate da Lucrezio De Seta. Tanta roba certo, ma non basta: ciascuna di queste scelte sembra piuttosto restare nei limiti di un’ipotesi e non giungere a quella compiutezza formale e a quella necessità artistica dell’allestimento che veramente sono inattingibili in relazione a un racconto che, malgrado la firma indiscutibile e per quanto sviluppi un tema interessante (la devozione e il fanatismo degli adepti della Chiesa Cattolica o di quel partito/chiesa per antonomasia che è stato il Partito Comunista in Italia e nell’Unione Sovietica), è forse troppo breve, non è stato concepito per il teatro e non brilla per profondità ed ampiezza di scandaglio.
La rimozione
Dal 9 al 12 febbraio 2023, Sala Futura.
Di Leonardo Sciascia, regia Cinzia Maccagnano, assistente alla regia Marta Cirello, con Rosanna Bonafede, Pietro Casano, Marta Cirello, Rita Fuoco Salonia. Costumi di Riccardo Cappello, luci di Gaetano La Mela, musiche di Lucrezio de Seta. Produzione Teatro Stabile di Catania. Crediti fotografici: Antonio Parrinello.