C’è una vita da narrare, di solito messa in ombra dall’opera monumentale, così capace di travalicare i secoli e le percezioni culturali. Che ci sarà mai di così significativo in quella biografia da costruirci uno spettacolo? La risposta è in questa pièce-reading-narrazione musicale originale (Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14 a Milano, fino al 23 aprile). Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, figlio di un anonimo tappezziere nella Francia dell’assolutismo monarchico seicentesco, balbetta, abbandona gli studi, si infatua del teatro ma inanella un fiasco dopo l’altro. Otto anni di frustrazioni con le sue tragedie che non amava nessuno, ma una volontà di ferro di non mollare e un amore per il palcoscenico che vince ogni resistenza. Ottiene successo e fama con la commedia di carattere e non riuscirà più a fermarsi dallo scrivere e dall’interpretare. Le sue commedie, queste sì, sbancano il botteghino, entusiasmano il Re Sole e lo rendono il personaggio più celebre della Francia dell’epoca. Ma nessuno è
disposto a perdonargli i duri attacchi ai vizi sociali e alle categorie potenti dell’epoca: medici, filosofi, ecclesiastici, ma anche borghesi e popolani, c’è posto per tutti tra i bersagli dello scherno. Ai nostri occhi un affresco sociale senza precedenti, all’epoca un attacco al cuore delle arti e dei mestieri che grida vendetta. La protezione regale è indispensabile, ma in morte solo rifiuto e solitudine per quell’uomo che fa fatto ridere per decenni e ancora oggi è imprescindibile.
Una santificazione? Niente affatto! Fedifrago, forse pure incestuoso, sicuramente un uomo umanissimo per vizi e debolezze.
La musica improvvisata -ma perfetta -tra violino e tastiera di Alessandro Quarta e la recitazione avvolgente di Alessio Boni rendono questo viaggio immersivo nella vita di un uomo come uno spaccato di umanità di sempre, che si dibatte tra passioni, istinti, talenti e frustrazioni. Da vedere!