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Prosegue il viaggio all’interno delle sezioni proposte dal CTF 2023, che comprendono sia produzioni italiane che internazionali. Ritorna in scena la firma del direttore del Festival, Ruggero Cappuccio, che quest’anno recupera il testo di Miguel de

Cervantes, intitolando lo spettacolo diretto da Antonio Latella CIRCUS DON CHISCIOTTE. L’attenzione e la passione che Cappuccio rivolge a questo romanzo seicentesco, considerato il primo romanzo moderno, in cui ritroviamo elementi eterogenei che fanno riferimento anche all’epica cavalleresca, emergono costantemente all’interno di questo Festival: magliette, gadgets, brochure, ventagli, borse e badge stampa, manifesti. Tutti questi oggetti riportano il profilo di Don Chisciotte, oltre ai mulini e i cavalli con la lancia. Il tema di questo Festival, dunque, è legato ad un filo conduttore ben preciso, collegato naturalmente anche a questo spettacolo. Lo stesso slogan del Festival è riconducibile al Don Chisciotte: “Battiti per la bellezza”, unendo il concetto di combattimento a quello di battito cardiaco, simbolo di vita. In scena presso il teatro Mercadante il 13 e il 14 giugno, lo spettacolo prevede l’utilizzo della platea come palcoscenico, le poltrone sono state smontate, il pubblico si accomoda all’interno dei palchetti.
Decine di televisori e di monitor sono collocati su mobiletti e comodini, ordinati in file militaresche ben precise, all’interno dello spazio della platea. Poltrone e sedie accoglieranno uomini e donne di mezza età, non attori ma partecipanti alla messinscena, che rimarranno muti, con gli occhi fissi davanti ai monitor spenti, o in standby o bloccati sulla semplice immagine del palcoscenico vuoto. Molti dei figuranti si addormenteranno durante lo spettacolo e questo avverrà realmente.
Questo lavoro ha ricevuto critiche controverse, non sempre positive, ma è necessario affermare che è costruito sicuramente su un approfondito studio del testo fonte e di tutte le varianti artistiche ispirate al romanzo spagnolo. Possiamo inoltre aggiungere che la ricerca è andata oltre la semplice narrazione della storia da tutti conosciuta ed ha estrapolato delle tematiche, dei valori, delle riflessioni già insiti nella fonte, decontestualizzandoli e agganciandoli alla nostra contemporaneità.
La regia è sfacciata, apparentemente statica, in realtà sfrontata, egoistica, provocatoria.
Questo lavoro è complesso e articolato, presume, dunque, una conoscenza approfondita della letteratura e soprattutto del teatro contemporaneo, così come dell’esperienza e della poetica di chi lo ha creato, elementi e formazione che, purtroppo, non possiamo sempre ritrovare tra gli spettatori. Per questo motivo divide e crea contrasti.
I due protagonisti, nei panni di Don Chisciotte e di Sancho Panza, quest’ultimo diventato Salvo Panza, sono gli straordinari attori Michelangelo Dalisi e Marco Cacciola, i quali conducono una recitazione concitata, si affannano all’interno della platea, saltano sul palcoscenico, si tuffano dal proscenio verso il basso. Un teatro profondamente di parola che cerca di mescolarsi e di adattarsi a simboli pressanti, presenti e incombenti.
Il romanzo di Cervantes rappresenta la ricerca, l’aspirazione, la scoperta di mondi e di  personaggi che lo stesso protagonista crea nella sua mente. Tutta la letteratura mondiale è caratterizzata dall’avventura, dall’eroe errante, dalla ricerca, reale o fantastica, dal ritorno a casa, dal raggiungimento di un ideale, di un oggetto, di una donna, di una terra, di un valore.
Da Omero fino a Tolkien con “Il Signore degli Anelli”, la ricerca che intraprende l’uomo ha caratterizzato la letteratura di tutti i tempi. Anche in questo spettacolo il concetto di ricerca assidua, disperata e ossessiva emerge prepotentemente e contrasta in maniera originale con la staticità dei figuranti immobilizzati davanti alla televisione. È evidente il messaggio disarmante e distruttivo, o meglio involutivo, che Latella vuole darci. Figuranti di mezza età, o più anziani, ancorati e addormentati alle loro sedie e poltrone, osservano il palcoscenico, per lo più vuoto durante tutto lo spettacolo, attraverso il filtro o l’ostacolo del monitor. L’affannosa ricerca di Don Chisciotte che vuole trovare la sua Dulcinea, immagine che lui ha creato nella sua mente e ha trasfigurato attraverso la conoscenza di una vera donna, costringe il contadino analfabeta a seguire il padrone; il suo nome, però, diventa Salvo, e non Sancho, proprio perché si affianca al Don Chisciotte che ricerca la conoscenza.
Il teatro di parola rende la parola personaggio e mentre i movimenti concitati, così come la recitazione ricchissima, dei due protagonisti cercano di scuotere la staticità dei personaggi bloccati davanti ai televisori, dall’alto, sul proscenio, si scorge un tabellone, più propriamente un teleindicatore a palette, che diventa un personaggio vero e proprio e che riesce a comunicare con personaggi e spettatori. Grazie a questo tabellone si riportano sulla scena parole e stralci del romanzo, funzionali all’evoluzione dell’analfabeta coprotagonista che, appunto, si “salva”, perché impara a leggere e a comprendere alcune lettere, grazie ad analogie con figure ed elementi del mondo rurale. La ricerca della cultura è ricerca della conoscenza del mondo, che accompagna non solo Don Chisciotte che vuole conoscere e riconoscere ciò che lui ha creato nella sua mente, ma accompagna tutti i personaggi dei romanzi, dell’epica cavalleresca, dell’epica classica e della letteratura di formazione. L’utilizzo di questo tabellone ricorda la tendenza teatrale contemporanea che materializza in scena le didascalie, rendendole non solo testo funzionale alla regia e alla recitazione, ma parte integrante del copione recitato in scena.
In questo caso il tabellone riporta elementi e riferimenti del romanzo, ma non solo: riferimenti a grandi scrittori, a filosofi e a studiosi.
I fantomatici giganti diventano, dunque, ombre di pale di mulini proiettate sul palcoscenico e sulla scena, di pirandelliana memoria, mentre un assordante frastuono incombe seguendo un ritmo cadenzato. I due protagonisti indossano armature ridicole, ricreate attraverso la fantasia e il recupero di materiale di scarto, dal tubo di un’aspirapolvere, che ricorda i protagonisti del film Ghostbusters, ad una abat jour posizionata sulla spalla. L’ironia colora il racconto, punzecchia gli spettatori, così come faceva Cervantes, ma i nostri giganti sembrano non apparire. L’urlo mostruoso del temporale è riprodotto grazie a microfoni installati sul tabellone a palette: ogni volta che il testo crolla, le palette girano vorticosamente e il loro movimento è amplificato, tanto da diventare urlo mostruoso di un Ciclope nascosto, tuono terribile che rimbomba dalle viscere della terra. Le parole scompaiono, poi si riformano sul tabellone. Don Chisciotte e “Salvo” Panza, che continua imperterrito a parlare nel suo dialetto o italiano regionale di suono campano-lucano, cercano incessantemente le parole, la conoscenza, la lettura. Ma durante la battaglia contro i giganti dell’ignoranza, le parole cedono, crollano, si riformano, si ricompongono e gli spettatori si abituano alla lentezza delle palette che costruiscono la parola lettere per lettera.
La pazienza nella ricerca della conoscenza, oltre all’ostinazione di Don Chisciotte e la salvezza che ottiene il suo aiutante analfabeta nel trovare il modo di leggere e di capire le parole, costituiscono le fondamenta di uno spettacolo che, nonostante alcuni momenti eccessivamente ripetitivi, rivela un certo spessore e, in effetti, una certa complessità.
Il Circus citato nel titolo sembra far riferimento ai figuranti seduti, fino alla fine, davanti ai monitor, addormentati, immobili, inespressivi: bestie addomesticate dalla cultura di massa che propina divertimento e spensieratezza senza sosta.

Foto Ivan Nocera – ag Cubo

CAMPANIA TEATRO FESTIVAL 2023
CIRCUS DON CHISCIOTTE
13-14 GIUGNO 2023
TEATRO MERCADANTE, NAPOLI
DI RUGGERO CAPPUCCIO
REGIA ANTONIO LATELLA
CON MARCO CACCIOLA E MICHELANGELO DALISI
SCENE GIUSEPPE STELLATO
COSTUMI GRAZIELLA PEPE
MUSICHE FRANCO VISIOLI
SOUND DESIGN FRANCO VISIOLI E DARIO FELLI
LUCI SIMONE DE ANGELIS
ASSISTENTE AL PROGETTO ARTISTICO BRUNELLA GIOLIVO
I VIAGGIATORI MARINA CAPPELLI, GENEROSO CIARCIA, RACHELE ESPOSITO, CIRO GIACCO, DANTE MAGGIO, SERGIO MARCHI, ANTONIO MILIZIA, BRUNO MINOTTI, AURORA PAGLIA, ELENA PANDOLFI, VINCENZO PENGO, MANLIO PETAGNA, PATRIZIA QUARTO, VANDA RICCIO, ADRIANA SPARANO, ANTONIETTA TAMMARO, MARIA TITOMANLIO, FRANCESCO VACCARO, LUIGI VINCI
ASSISTENTE ALLA REGIA PAOLO COSTANTINI
DIRETTORE DI SCENA DOMENICO RISO
MACCHINISTA MARCO DI NAPOLI
DATORE LUCI SIMONE DE ANGELIS
FONICO DARIO FELLI
TECNICO VIDEO ALESSANDRO PAPA
SARTA ANNALISA RIVIERCIO
TIROCINANTE PER IL DISEGNO LUCI THOMAS GSCHWANTNER
FOTO DI SCENA IVAN NOCERA
PRODUZIONE TEATRO DI NAPOLI – TEATRO NAZIONALE, CAMPANIA TEATRO FESTIVAL – FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL